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Ci sono molti ‘ma’ e scetticismi, quando la bizzarra voce ha iniziato a circolare, dall’età avanzata dell’interessato (che il 17.12 ha compiuto 88 anni: auguri, Santità!) alla sua memoria, comunque ancor ottima. Papa Francesco come un ayatollah sciita iraniano, una ‘Autorità Suprema’ per l’amata, ambigua Argentina, alla quale egli non solo ha mai smesso di pensare, ma nelle cui vicende si è a volte e senza diplomazia inserito? Pura fantapolitica bonaerense o vaticana? Forse.
Per tutto il pontificato, dal 2013, Bergoglio non ha mai cessato d’intervenire nella politica argentina, con emissari e fiduciari allineati con il corrotto settore kirchnerista (CFK), dominante il peronismo. Il Papa sembra essersi fatto portavoce dalla vulgata populista: ‘ci sono poveri perchè ci sono troppi ricchi! Occorre tassare di più i milionari!’ ecc. Non ha mai visto che nell’Argentina (opulenta d’ogni ben di Dio) il populismo è diventato, da decenni, una proterva, sfacciata ‘fabbrica di poveri’? Che la democrazia è oggi, per molti versi, una cleptocrazia? Che consente a molti di lucrare (rubare) impunemente sull’emarginazione, foriero d’alta inflazione, incapace di generare una crescita economica non indotta da elargizioni alla patria contratista, da pubbliche sovvenzioni, sussidi, impieghi per lo più fasulli, pensioni a falsi invalidi, aiuti a pioggia ad una miriade di ‘intermediari’ con i poveri (talora con l’obbligo di manifestare a comando contro il Governo che… li foraggia!). Che non ha mai voluto ammettere che l’outsider Milei ha ereditato alle urne, dal populismo kirchnerista, un Paese sull’orlo dell’abisso? Qualunque cosa si pensi di Javier…
Un carnevale di riforme sgangherate (con un occhio al politically correct), progetti cari e mai decollati, meritocrazia bandita, alla Beppe Grillo. Ribadendo una tesi ben nota: il populismo ama la povertà e non fa nulla per ridurla, anzi l’opposto. A settembre 2024 il Papa, all’Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, in Vaticano, si è scagliato con violenza contro il messianico presidente Milei ed il suo ‘esecutivo antipopolare’, proponendo una fantomatica ‘agenda indigenista’ ed un anacronistico antilaicismo (criticando il presidente generale Julio Argentino Roca, paladino dell’istruzione pubblica a fine ‘800!). ‘Non contento d’aver ridotto la sua Chiesa una petulante ONG, ficca il naso dove non gli compete, con diagnosi e slogan assurdi’, chiosarono vari indignati. Un gesuita non crede nello Stato laico, è risaputo, solo nella sua propria idea di Chiesa…
L’ego di Bergoglio è notoriamente straripante. E come spesso accade alle personalità ‘troppo sicure’, egli ha un debole capriccioso per i seguaci deferenti, anche se discutibili. È il caso di un suo uomo di fiducia, Juan Grabois, quarantenne avvocato, dirigente sociale e politico, rappresentante del peronismo più grezzo e demagogico. Cattolico fervoroso, seppur di famiglia ebraico-cristiana, fondatore della Unión de Trabajadores y Trabajadoras de la Economía Popular e del Frente Patria Grande (sinistra peronista); membro del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, docente di Teoria dello Stato alla Università di Buenos Aires. Nel 2023 Grabois fu precandidato a Presidente per Unión por la Patria (il kirchnerismo de ‘La Cámpora’, dell’indulgenza pro-montonera), sconfitto da Sergio Massa, allora Ministro dell’Economia.
Scriveva, lo scorso 20 settembre, il noto giornalista Luis Majul su El Observador ‘ El papa Francisco, nuevo jefe de la oposición en Argentina. Con sus declaraciones de hoy, el papa decidió convertirse más en Jorge Bergoglio e intervenir directamente en la política del país’:
‘Con Javier Milei en el poder, parece que su participación ha escalado al nivel de convertirse en el jefe de la oposición política. Bergoglio está jugando a la política, eligiendo cuidadosamente cuándo y cómo intervenir, y no siempre con la sotana puesta. Recientemente, habló sobre la pobreza en Argentina y cómo el Estado debería cobrar más impuestos a los ricos. Pero en lugar de proponer soluciones realistas, parece que confunde el Evangelio con una ideología que demoniza la riqueza’.
Rottura relazioni del Papa con Milei. Accantonato progetto viaggio in Argentina
Il successivo 3 ottobre 2024, Juan Luis González ribadiva sulla rivista Noticias ‘ Francisco vs Milei: trastienda de la guerra de las fuerzas del cielo. Intimidad de la relación rota con un Presidente que se siente enviado de Dios’.
Come conseguenza del disastro economico dell’Esecutivo di Alberto Fernández-CFK, la povertà in Argentina, durante il I semestre del governo Milei, era arrivata al 52,9%, crescendo dell’ 11,2% dalla fine del 2023. Preoccupato, Papa Bergoglio manifestò il desiderio di parlarne con il responsabile del competente dicastero. Appena edotta dell’intenzione di un’udienza privata, Sandra Pettovello, Ministro del Capitale Umano, ne informò il presidente Milei, che approvò l’incontro. Lunedì 17.9.24 esso ebbe luogo in Vaticano. Le versioni sullo stesso, durato circa un’ora, sono contraddittorie. Fonti argentine parlano di ‘un incontro produttivo’. Per altri il Papa ha fatto un’accorata difesa della giustizia sociale: ‘no te olvides de los pobres!’ fu l’ammonimento a Pettovello, un’idea che viene dalla vecchia dottrina sociale di Leone XIII, in un vis-à-vis fondamentalmente aspro. Il Papa parlò pubblicamente, il successivo 20.9, in occasione del decennale del “Primo Incontro Mondiale dei Movimenti Sociali” (all’insegna di ‘Terra, Tetto e Lavoro, Diritti Sacri’). Giorni prima il pontefice aveva ricevuto una delegazione dei gordos della CGT, il potente sindacato peronista, dal ’45 base e colonna del justicialismo.
Juan Grabois, dirigente e amico di Papa Francisco, lo ascoltava dalla prima fila: “Mi han fatto vedere le immagini di una repressione, una settimana fa. Gente che reclamava per i suoi diritti e la polizia che reprimeva con una delle cose più care: lo spray al peperoncino di prima qualità. Non avevano diritto a reclamare, in quanto comunisti. Il governo ha scelto la durezza; invece di pagare con giustizia sociale ha pagato lo spray al peperoncino”, in una chiara allusione a Milei ed al Ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich. Poi, criticando l’avarizia dei ricchi che si oppongono alla ‘giustizia sociale’, Francesco si riferì poi ad un caso di corruzione di un funzionario governativo. Parole che han fatto il giro del mondo, mentre il governo di Buenos Aires ha optato per il silenzio.
Pensiero politico-pastorale di Bergoglio
Nel 2007 l’arcivescovo Jorge Bergoglio viaggiò a Aparecida (Brasile) per la V Conferencia General del Episcopado latinoamericano. Morto Giovanni Paolo II, molti presuli decisero di resuscitare il sogno di una Chiesa latinoamericana con una identità propria ed un progetto storico contraddistinto dall’amore evangelico (e prioritario) per i poveri. Il cardinale Bergoglio fu scelto quale presidente della Comissione per la redazione del Documento Finale; presiedette la Messa con una omelia sullo Spirito Santo ed una Chiesa capace di giungere a tutte le ‘periferie umane’, invitando ad una nuova tappa missionaria. Naturalmente, era nota la sua intima adesione alla ‘Teología del Pueblo’, sorta in Argentina nel 1969 come settore autonomo della ‘Teología de la Liberación’, quest’ultima di ardua ortodossia teologica ed in realtà giustificazione della lotta armata di matrice marxista, un’ideologia radicale (a volte pagata col sangue), mix di fanatismo sinistrorso, filocastrista, furberie ‘situazioniste’, continue invocazioni di assistenzialismo pubblico.
Al termine del colloquio del Papa con Milei, lo scorso febbraio, il giorno che si conobbero, Bergoglio consegnò a Milei due libbricini: le sue encicliche “Laudato si’” e “Fratelli tutti”. Lì viene esplicitato il programma di Francesco, dalla difesa dell’ambiente alla giustizia sociale, alle critiche alla ‘cultura dello scarto’, alla finanza globale, al ‘capitalismo selvaggio’, alla ‘teoria della ricaduta’. Per la quale i benefici elargiti a vantaggio di ceti abbienti (alleggerimento dell’imposizione fiscale) favoriscono l’intera società, comprese le fasce di popolazione marginale. L’opposto di ciò che crede il Presidente, nemico della sottocultura populista della protesta e precarietà, spreco, solidarietà (a parole), assistenzialismo, pauperismo, esibizione di devozione vistosa… E del fiscalismo, ovvio.
Nascono Las Fuerzas del Cielo
Ad ottobre 2025, il Governo di Javier Milei affronterà la sua prima sfida elettorale nel comizi legislativi di mid-term. Nelle ultime settimane, l’oficialismo ha accelerato la sua organizzazione istituzionale a livello nazionale, assente o limitata a circoli ristretti di La Libertad Avanza (LLA).
Javier Lorca pubblicava su El País di Madrid, il 18.11.2024, “Militantes de Milei lanzan Las Fuerzas del Cielo, el ‘brazo armado’ del Gobierno ultra. La oposición repudia el surgimiento de la organización, definida por sus impulsores como ‘la guardia pretoriana’ del presidente argentino”:
Funzionari del governo di Javier Milei e dirigenti del movimento LLA han presentato, sabato 16.11, nella Sociedad Italiana di San Miguel, in un’atmosfera goliardica (che ha suscitato qualche indignato commento per la scenografia e la liturgia definite ‘fascistoidi’), l’associazione per il 2025, Las Fuerzas del Cielo. Happening nazional-libertario che forse solo in Argentina, terra di molti paradossi, talora tragici, può oggi accadere. Nell’evento bandiere, insegne, vessilli: “Argentina será el faro que ilumina el mundo”, recitava quello al centro dello scenario. Lo fiancheggiavano altre parole d’ordine care ai militanti di destra: Dios, Propiedad, Libertad, Vida, Patria, Familia. “La agrupación Las fuerzas del Cielo, que se está formando hoy aquí, es el brazo armado (¡solo de celulares!) de La Libertad Avanza, es la guardia pretoriana del presidente Javier Milei”, ha proclamato l’ influencer ‘libertario’ Daniel Parisini (Gordo Dan). Tra gli oratori il Segretario di Culto e Civiltà, Nahuel Sotelo; il Sottosegretario alle Politiche Universitarie, Alejandro Álvarez; l’ideologo Agustín Laje; i diputati Agustín Romo, Santiago Santurio, Lucas Luna. Giovani, pochi con un vero background politico. L’associazione è stata autorizzata dalle due personalità più influenti dell’entourage presidenziale: Santiago Caputo ‘el mago del Kremlin’, nipote del potente Ministro dell’Economia, Luis, e Karina Milei, l’onnipresente ‘Primera Dama’. I discorsi sono stati centrati sulla necessità di organizzarsi per la ‘batalla cultural’ contro i ‘zurdos’ (sinistri) e ‘la casta’, contro il turbofemminismo, contro l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenible e l’ambientalismo: le cause che invoca Milei assieme alle nuove destre. Prevalentemente cattolico-tradizionalista e conservatrice, l’associazione rifiuta la “ideología de género”, si oppone all’ingerenza degli organismi multilaterali negli affari interni d’ogni Paese. Si presenta come uno spazio dedicato a formare dirigenti capaci di defendere pubblicamente il progetto nazionale di Javier Milei. Il suo nome proviene da una citazione biblica, del Libro dei Maccabei, che il Presidente ripete spesso: “La victoria no depende de la cantidad de soldados, sino de las fuerzas que vienen del Cielo”.
Chi è Javier Milei?
Javier Milei, ‘el peluca’, economista seguace della ‘Scuola di Vienna’ di Hayek, von Mises, Rothbard (‘la libertà individuale è la base del progresso economico’), è un personaggio strambo e bizzarro, non solo eccentrico, sopra le righe, un carattere conflittuale, litigioso, ruvido nell’eloquio, messianico, che si vanagloria di non capire ed odiare la politica, che offende facilmente senza pensarci sù due volte, suscettibile (sostituisce i ministri al primo contrasto). Ultraconservatore per alcune esternazioni, postmoderno per altre, Milei sfugge alquanto alle categorie conosciute. “Considero lo Stato come un nemico!”, tuonò all’assumere la carica, un anno fa. Anche la vita sentimentale del cinquantaquatrenne Presidente è per lo meno sui generis: morbosamente dipendente dalla sorella Karina, la ‘Primera Dama’, che lo segue ovunque come un’ombra, consigliandolo e prendendo decisioni politiche importanti. Scapolo, senza figli, vive circondato da numerosi cani mastini inglesi ed esibisce amanti destinate a durare poco come tali, attrici e vedettes della TV, a volte entrate in anni (l’attuale, ‘Yuyito’ González, fu amante di Carlos Menem ed ebbe una figlia con Guillermo Coppola, il discusso procuratore faccendiere di Maradona). Karina, prima di partecipare alla politica col fratello, era la sua responsabile finanziaria, pasticciera, scultrice e lettrice di tarocchi… Javier (innamorato della Bibbia e dell’ebraismo) paragonò sua sorella, da lui chiamata ‘el jefe’, a Mosè: “Lei è Mosè, io sono solo un divulgatore”.
Ciò detto, e ‘colore’ a parte, un anno dopo l’approdo alla Presidenza, il libertario anarco-capitalista Javier Milei (seguace di una visione filosofica-politica-economica che prospetta l’abolizione dello Stato in favore della sovranità individuale, tramite la proprietà privata ed il libero mercato) ha raccolto alcuni successi economici, con una inflazione in netta decelerazione e conti fiscali equilibrati. Molti non gli davano 6 mesi! L’incertezza persiste: prevarrà l’alto impatto sociale del ajuste o la riattivazione? ‘Voglio essere il topo dentro lo Stato, che distrugge lo Stato da dentro’, dichiarò l’ultraliberal Milei a giugno. Per lui lo Stato è ‘una organizzazione criminale’, che deve limitarsi alla macroeconomia, la sicurezza e le relazioni estere. Al di là di contingenti trionfalismi, Milei ha eliminato metà dei ministeri, chiuso l’agenzia statale di notizie Telam, licenziato 30.000 impiegati pubblici precari ecc. La drastica riduzione della spesa pubblica ha imbrigliato l’inflazione, la maggior sfida economica della nazione. Passata dal 25,5% mensile a dicembre 2023 al 2,4% di novembre ’24. Il governo ha mantenuto i controlli alla compravendita di divise (la rimozione del ‘cepo cambiario’ è stata promessa per il 2025), varato un blanqueo (regolarizzazione) di capitali. Il costo economico-sociale è, comunque, stato, ed è, assai gravoso. Il bilancio della congiuntura economica presenta luci ed ombre, diverse tonalità e sfumature, non pochi conti rimasti in sospeso.
La recessione contrarrà l’economia per il 3,5% nel 2024, con caduta dei consumi e liquefazione di salari e pensioni. Il FMI ha rivisto le condizioni del credito per 44.000= milioni di USD, riducendo assai gli interessi. Milei ha assunto con una minoranza netta in Parlamento, ma è riuscito a far approvare una estesa Ley de reforma del Estado ed ha raccolto i voti per mantenere vigenti i suoi decreti, mentre la ex Presidente Cristina Fernández de Kirchner, l’eterna CFK, ha assunto la presidenza del peronismo ed alimenta la polarizzazione con el oficialismo. I sondaggi mostrano un sorprendente appoggio popolare a Milei superiore al 50%. Come nel ’23, circa.
In politica estera, Milei si è approssimato ad USA e Israele, ha festeggiato il trionfo di Donald Trump, cercato di accreditarsi come un profeta dell’Occidente contro l’egemonia culturale della sinistra. Ottimi i suoi rapporti con i partiti europei di destra, a partire dagli spagnoli di Vox e con Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni l’ha invitato al festival Atreju – è il suo terzo viaggio in Italia – e gli ha concesso, a Roma, il 13 dicembre, la cittadinanza italiana iure sanguinis, essendo nipote d’un connazionale calabrese, emigrato in Sudamerica a principio del ‘900.
Uno scoop fantasioso o un modesto esercizio di fantapolitica?
Quanto sopra, il Papa Emerito-bis di ritorno, è una mera congettura. Che ha origine in voci ed ambienti, se non affidabili pienamente, degni del beneficio del dubbio. Per la fine dell’Anno Santo 2025, beninteso, quell’eredità truffaldina del Giubileo 1300 del nemico di Dante, Papa Bonifacio VIII Caetani – a corto di denari – poi sempre rieditata, anzi infittendola nel tempo. Un futuro ayatollah porteño continuerà a sembrare a parecchi uno scoop farlocco, fantasioso: ebbene, lo considerino un esercizio di fantapolitica. Che nella guerra mediatica delle ‘Forze del Cielo’ abbia la meglio, una volta tanto, e ne veda qualche frutto, la maggioranza dei tribolati argentini!
Montevideo, 17 dicembre 2024
E se Bergoglio pensasse a Milei e a…dare le dimissioni (adesso che i ‘bergogliani’ detengono i 2/3 del Sacro Collegio), influenzare in vita la scelta del suo successore (non tutti, ovviamente, godono della sua totale fiducia), e tornarsene in Argentina a fare il capo spirituale dell’opposizione al ‘governo antipopolare’ del libertario? Perchè ‘da vivo’ potrebbe condizionare, molto più che ‘da morto’ il futuro conclave…
Il Giubileo non lo inventò Bonifacio VIII. Nacque su richiesta del popolo romano. Informarsi e evitare le sparate anticlericali (i soldi piacciono molto agli atei, non lo sa?).