Libri-strenne di Natale. “Assalto alle Alpi”: difesa della montagna dalle speculazioni
Siamo arrivati al paradosso di aumentare la quota di prelievo fiscale dai cittadini italiani per favorire il divertimento degli scandinavi. Che, ovviamente, impongono ai residenti di abbandonare dialetto e tradizioni per adeguarsi alla logica del Grande Indifferenziato
Una montagna di denaro pubblico per sostenere, in ogni Regione, le località turistiche alpine alle prese con un cambiamento climatico che imporrebbe strategie alternative e che, al contrario, viene affrontato riproponendo – anno dopo anno – le medesime scelte sempre più costose, sempre meno efficaci. Non è altro, in fondo, che un capitolo nuovo da aggiungere all’ottimo libro di Marco Albino Ferrari “Assalto alle Alpi”, (Einaudi, 12 euro per 130 pagine).
L’assalto è iniziato da tempo. Con la speculazione edilizia che ha ripetuto sulle montagne lo stesso scempio compiuto sulle coste della Riviera Ligure. I meravigliosi effetti edilizi del boom economico.
Ma l’aggressione al sistema alpino non è stata attuata solo con il cemento. È stata l’anima stessa delle popolazioni a venir colpita, ed in profondità. Si è venduta la cultura antica, a caro prezzo, è vero. E si è trasformata la montagna in un territorio inclinato dove far divertire i cittadini in cerca di svago in un ambiente sempre meno naturale.
Alpi con sempre meno neve e con sempre più cannoni per crearla quando non la fornisce il cielo. Così, progressivamente, sono sparite le località sciistiche a quote più basse ed i finanziamenti pubblici sono stati indirizzati ai centri più famosi, in grado di attrarre turisti non più dall’Italia ma dall’Europa del Nord.
Dunque da un’Europa che poteva affrontare prezzi sempre più alti, mentre per il turismo di massa italiano la montagna diventava troppo impegnativa economicamente.
E siamo arrivati al paradosso di aumentare la quota di prelievo fiscale dai cittadini italiani per favorire il divertimento degli scandinavi. Che, ovviamente, impongono ai residenti di abbandonare dialetto e tradizioni per adeguarsi alla logica del Grande Indifferenziato: si parla in inglese, si ascoltano musiche anglo-americane, si mangia cibo spazzatura ma pagandolo come fosse di qualità.
Le Alpi come una merce qualunque, riservata ad un pubblico altospendente che è sempre meno italiano e che, non avendo alcun radicamento territoriale, se ne frega dell’impatto ambientale e culturale.
Poi, però, quando i flussi del turismo internazionale punteranno su altre mete, i grandi operatori che sognano gli altospendenti si lamenteranno per la mancanza delle famiglie italiane e per aver perduto la propria anima trasformata in spettacoli patetici di finto folklore.
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