Schierare grandi interpreti come Ralph Fiennes e Stanley Tucci, grandi attori, tra gli interpreti principali di un film di ampi mezzi, come Conclave, eppure sbagliarlo dall’inizio alla fine, non è demerito solo di Edward Berger. A spartirsi il resto del demerito Robert Harris (suo il romanzo omonimo: Mondadori, 2016) e lo sceneggiatore, Peter Straughan.
Statico, magniloquente, retorico nella sua soporifera ideologia politicamente corretta, Conclave fa sembrare bello perfino Habemus Papam di Nanni Moretti.
Ma non è questo il film con cui Harris e Berger si misurano. I due hanno in mente Il Padrino III, Il Codice da Vinci e Angeli e demoni: insomma, il peggio del peggio del cinema americano sulla Chiesa cattolica.
Nel Conclave, Sergio Castellitto è un cardinale italiano, che vorrebbe assurgere al rango di Vicario di Cristo, dopo la morte misteriosa (riferimento a Giovanni Paolo I) di un Papa onesto, dunque progressista. Invece il cardinale Castellitto è nostalgico della Chiesa pre-conciliare. Insomma, è il cattivo del film. Il buono è un porporato “in pectore”, ma soprattutto è uno schwa vivente.
Per rivelarcelo, il film impiega due ore, nelle quali quasi tutto è prevedibile, anche perché è attinto da realtà recenti: un’auto-bomba in piazza Risorgimento, a Roma, evoca l’attentato del 1992 a Palermo contro Giovanni Falcone, che morì quel giorno (e non un altro) per non far eleggere Giulio Andreotti a presidente della Repubblica.
Se il gioco delle allusioni non vi diverte, restate a casa. Meglio: restateci comunque.
Conclave di Edward Berger, con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto, 120′
Al sinistrume Bergoglio veniva bene perchè distruggeva la Chiesa residuale dal di dentro!