Filippo La Porta, sull’’Unità’ del 15 novembre u.s. , dedica una lunga recensione al saggio di Luciano Lanna, Attraversare la modernità. Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce (Ed. Cantagalli). Riconosciuta l’alta cifra filosofica di Del Noce, uno dei più prestigiosi pensatori cattolici del ‘900, ne mette in luce anche i limiti che sarebbero costituiti dalla parte propositiva del suo pensiero. Posto che la riflessione, per Del Noce, diventa <‘barbara’ quando si distacca dalla sapienza della tradizione, dai valori permanenti, da un ordine eterno e immutabile, dall’esperienza di una evidenza primaria delle cose>, si chiede La Porta, <chi si farebbe portatore di questa evidenza e a quale diritto? Chi interpreta legittimamente quei valori e quell’ordine eterno?>. Sono domande legittime che, però, non colgono il vero problema.
Il pensiero controrivoluzionario non è rilevante per l’apologia che fa dell’’ancien régime’ ma per quello che ci fa capire del mondo moderno. Se avesse letto il saggio di Francesco Perfetti, Dove va la storia contemporanea. Augusto Del Noce e l’interpretazione transpolitica (Ed. Aragno), a La Porta non sarebbe sfuggito il contributo fondamentale che Del Noce diede alla comprensione di un regime, quello fascista, che ha segnato la storia del secolo breve e non solo italiano. Quando a Del Noce contrappone Nicola Chiaromonte— il grande saggista e critico letterario direttore di ‘Tempo Presente’–che <non credeva nel soprasensibile o nel sovrumano ma aveva il senso del sacro e una cognizione del limite che gli avveniva dall’antica Grecia>–La Porta ripropone uno stereotipo duro a morire, quello dell’esemplarità della cultura elaborata dal Partito d’Azione, illaicissimo partito della terza via tra liberalismo e socialismo.
In realtà, con tutto il rispetto per Chiaromonte, quella cultura, col suo moralismo intransigente, col suo illuminismo fuori stagione, è lo stile di pensiero che, ancora oggi, impedisce una visione serena e distaccata del fascismo: ne parla come se dovesse redigere un bollettino storico per l’Anpi, considerandolo un tumore maligno che si riforma di continuo e contro il quale la vigilanza non è mai troppa. (da Il Giornale del Piemonte e della Liguria)
Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche Università degli Studi di Genova
A difesa di Chiaromonte
…per l’ANPI proprio NO