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Roberto Melchionda (1927-2020), aderì, sedicenne, alla RSI. Fu esponente di primo piano, nel dopoguerra, del giornalismo d’area in quanto fornì il proprio contributo critico all’ “inchiostro dei vinti”. Affiancò Enzo Erra nell’animare la corrente evoliana del MSI, i “Figli del Sole”. Nel 1956 fondò la rivista Tabula Rasa e, dieci anni dopo, con Barna Occhini e Sigfrido Bartolini, dette vitaal quindicinale fiorentino, Totalità. Nel 1984 pubblicò il volume, Il volto di Dioniso. Filosofia e arte in Julius Evola. Questo volume, che ancora oggi rappresenta una pietra miliare, per esaustività e profondità ermeneutica, per l’esegesi della filosofia e della produzione artistica del pensatore romano, è ora nelle librerie, per i tipi dell’editore L’Arco e la Corte, nella sua versione integrale, a cura di Andrea Scarabelli e Giovanni Sessa (per ordini: info@arcoelacorte, pp 299, euro 24,00) Nel 1984, per ragioni editoriali, il testo fu emendato di alcune sue parti, in forza di un accordo intercorso tra l’autore e l’editore. Mauro Melchionda, fratello dello studioso, ha donato alla Fondazione Evola un faldone di scritti di Roberto nel quale compaiono anche le parti cassate dalla prima edizione.
Giovanni Damiano le ha raccolte nell’Appendice che chiude il volume che qui presentiamo. Il libro è, inoltre, impreziosito dalla postfazione del filosofo Massimo Donà, uno dei massimi interpreti della teoresi di Evola, nonché dal saggio introduttivo dello stesso Damiano, e dalla originaria introduzione d Giano Accame. Le intenzioni di Melchionda si evincono fin dall’ incipit del testo: «In questo libro si trova un resoconto della filosofia di Evola o, con più precisione, di quella sua parte che tratta “del superamento” della filosofia, che spiega il passaggio dalla teoria alla prassi». L’autore rileva, con pertinenza argomentativa, che solo attraverso la reale comprensione del momento teoretico del pensatore romano è, di fatto, possibile, essere immessi, senza fraintendimenti, nelle fasi successive del suo iter. Dalle pagine del libro, infatti, emerge la figura di un filosofo di primo piano del panorama europeo, conscio che la filosofia è sapere “all’opera”, non mero esercizio intellettualistico ma “farsi” inesausto che esige sbocchi pratici, quali quelli testimoniati dall’avanguardia artistica e dalla tradizione ermetica. L’idealismo magico, spiega il Nostro interprete, ha quale punto d’appoggio un “io” situato al di là del pensiero. Esso è origine, scaturigine, incondizionatezza anche rispetto a sé stesso. Lungo tale percorso Evola recupera problematiche emerse già nei Misteri antichi e in un filone carsico del pensiero europeo, avente al proprio centro l’Essere come possibilità, il principio come assoluta libertà-potenza. Una proposta di straordinaria attualità, capace di rispondere ai problemi del presente.
Sappia il lettore che Il volto di Dioniso non è una ricognizione in un blocco teoretico monolitico ma un viaggio compiuto attraverso le varie edizioni dell’opera filosofica evoliana, un esercizio comparativo che legge nelle varianti bibliografiche l’evoluzione di un pensiero perennemente in divenire, in cui un ruolo preminente è attribuito alla prima edizione di Teoria dell’ individuo assoluto. Melchionda, non solo immette il lettore nei plessi teorici più complessi dell’ idealismo magico, ma sviluppa confronti e comparazioni, di grande rilievo, con pensatori di epoche diverse, tra gli altri, Stirner, Nietzsche (intense, empatiche e belle le pagine dedicate a quest’ultimo) e Gentile. Mostra, in particolare, come Evola, a torto ritenuto, sic et simpliciter, avversario del filosofo di Castelvetrano, in realtà muove dagli assunti teorici, esclusivamente gnoseologici e intellettualistici, cui era pervenutol’attualismo, al fine di superarli, facendo riferimento a un “Io di potenza”. È la dimensione concreta e singolare dell’Io, assieme alle sue realizzazioni nella prassi, centrate su un’azione “magica” e trasformativa della realtà, a interessare realmente Evola. L’intera filosofia evoliana, rileva Melchionda, è intessuta attorno alla trascendenza-immanente del principio, un uno (al minuscolo), la dynamis, libertà-potenza, che si dice solo nei molti, negli enti della physis-natura, grecamente intesa, scossa dal pyr eracliteo e dionisiaco perennemente in fieri.
All’arte (Evola attraversò da esponente di primo piano le avanguardie primo novecentesche) il pensatore attribuì la capacitàdi s-determinare, dalla determinazione cosale, l’uomo e gli enti tutti, oltre qualsivoglia dualismo indotto dalle staticizzazioni del logocentrismo. Il principio, la libertà: «dovrà possedere questi requisiti: in quanto concetto comprendere dialetticamente il suo opposto; in quanto propriamente libertà, porsi al di qua di ogni concetto». La filosofia evoliana, suggerisce Melchionda, è il cuore pulsante dell’intero suo sistema di pensiero – e non è un caso che ve ne sia traccia anche in opere non direttamente legate alla filosofia, come L’uomo come potenza, del 1926, ma anche negli scritti usciti su Ur e Krur nei tre anni successivi. Una “contaminazione” che altri autori “tradizionalisti”, ritenendola “moderna”, non gli perdonarono – valgano come esempio Arturo Reghini e René Guénon – e che fa di lui un intellettuale che, di fatto, non smise mai di essere filosofo, nel senso antico e nobiledel termine. Nel tentativo d’inveramento degli esiti meramente gnoseologici dell’attualismo, Evola si fa latore, a dire di Melchionda, di una proposta che tende a rinsaldare in unità sintetica Essere e pensiero, idea e natura, teoria e prassi, in nome di un recupero della totalità vivente della persona e della physis.
Nel pensatore romano la libertà è un “potere” originario e, per questo, sempre presente nella natura e nella storia – è, in ultima istanza, il sempre possibile. Solo corrispondendo a tale principio, l’individuo può porsi oltre la dimensione meramente rappresentativa, facendosi assoluto, sciolto, svincolato perfino da sé nell’attimo immenso della libertà-origine. Così procedendo, di fatto Evola anticipò vari aspetti significativi del pensiero del secondo Novecento europeo. Il volto di Dioniso, nella sua versione integrale, è volume essenziale al fine di liberare Evola dalle interpretazioni agiografiche e/o pregiudiziali che impediscono di comprendere la crucialità del suo insegnamento. Va rilevato, infine, come con questo testo, uscito nel cinquantenario della morte del pensatore, la Fondazione Evola confermi di operare attenendosi alla correttezza filologico-critica, mossa dall’intento di far circolare le idee del filosofo di cui porta il nome.