In occasione del cinquantenario della morte di Julius Evola sono state date alle stampe un numero considerevole di opere del filosofo o a lui dedicate. Di seguito, ci occupiamo della raccolta di composizioni poetiche di Evola, Raâga Blanda, da poco nelle librerie per i tipi delle Edizioni Mediterranee (per ordini: 06/3235433, ordinipvdizionimediterranee.net, pp.79, euro 14,50). Il libro, con saggio introduttivo di Giorgio Calcara, è chiuso dalla postfazione di Giovanni Canonico, patròn delle Mediterranee, oltre che da una breve biografia del pensatore. L’editore rievoca, con evidente partecipazione emotiva, il suo incontro con Evola, autore che ha svolto un ruolo di rilevante importanza nella storia della coraggiosa casa editrice romana. Si sofferma, in particolare, sulla storia della copertina del volume che stiamo presentando,riproposta in questa nuova edizione anastatica, esattamente come fu disegnata e voluta dal filosofo.
Calcara, nel saggio introduttivo, presenta, organicamente e con persuasività d’accenti, senso e significato della produzione poetica evoliana. Essa è momento centrale della produzione artistica, futur-dadaista, del tradizionalista e ne rappresenta un momento di grande rilevanza. La prima edizione di Raâga Blanda uscì nel 1969, grazie alla straordinaria sensibilità editoriale di Vanni Scheiwiller. La stagione poetica di Evola, contemporanea a quella pittorica, di fatto si chiuse attorno al 1922. I suoi bagliori poetici, hanno atteso cinquant’anni per essere editati nella loro completezza, grazie all’insistenza dell’autore che considerava quelle esperienze “giovanili” centrali nel suo iter speculativo-realizzativo. I componimenti di Raâga Blanda testimoniano, come si legge nella Nota predisposta dalla Fondazione: «profonda unitarietà di un filosofo ancora capace di pensare da artista e di un artista che […] non smise mai di fare filosofia» (p. X). Il termine Raâga compare per la prima volta in Evola nel 1920, nella poesia I sogni, inserita in Arte astratta, testo capitale della teorica astrattista europea. Calcara sostiene che essa evoca: «una misteriosa presenza che si manifesta come astratta espressione fonica» (p. XIV). Tale lemma assume forma definita nel poema La parole obscure, divenendo uno dei quattro “elementari” di questo componimento, Monsieur Raâga.
Questi svolge funzione registrativa, trascrive: «i meccanismi del paesaggio interiore azionati dai precedenti tre elementari» (p. XIV), Lilian, Ngara, Hhah. Grazie allo studio di Elisabetta Valento del 1989, centrato sull’epistolario che l’ artista-filosofo intrattenne con il dadaista Tzara, sappiamo che, fin dal 1919,Evola pensava al suo libro poetico, completato probabilmente entro la fine del 1920. Il libro non uscì in quel frangente storico a causa di dissidi sorti con Marinetti e i futuristi e, pertanto, alcune composizioni confluirono nel saggio teorico, Arte astratta, testo, per molti aspetti, già dadaista. Franco Crispolti, critico d’arte di vaglia, alla fine degli anni Cinquanta, riscoprì la crucialità della produzione artistica di Evola e realizzò a Roma, nel 1963, una mostra delle sue opere pittoriche presso la Galleria di Claudio Bruni. Per questo, come ricordato, Schewiller aderì con entusiasmo alla proposta di Evola, come mostra il carteggio tra i due, conservato presso il Fondo Apice dell’Università degli Studi di Milano.
Per cogliere il senso di questi componimenti è necessario far riferimento al significato che il termine râga aveva nel buddhismo delle origini. Esso è traducibile con “attaccamento”, “desiderio” e allude a ciò che appesantisce lo spirito, relegandolo nella mera dimensione “cosale”, “sensoriale”. In sanscrito tale parola può venir tradotta con “colore”, “macchia scura”, segno d’impuritàdella condizione umana generante: «sofferenza e l’impossibilità di raggiungere lo stato finale della grande liberazione» (p. XVII). L’aggettivo blanda mira, di contro, a edulcorare tale condizione di stasi esistenziale, alludendo a un suo possibile superamento. Le poesie di Evola, per questo, hanno tratto di: «misteriose astrazioni verbali, descrivono paesaggi interiori […] che inneggiano ora ad acidi territori molli e galoppate ferine, poi d’improvviso si calano in buie profondità abissali per finire scagliati in gelide orbite stellari» (p. XIX). Attraverso l’esperienza del vuoto, i componimenti evoliani, alludono al superamento del limite, che pur ci caratterizza, scoprendo, alchemicamente, la nostra natura divina.
La parola poetica evoliana è mantra, rebus fonologico, che svincola il dire dalla dimensione della significatività, è Parola magica che ha in sé l’incipit vita nova, tanto riguardo all’ Io che al mondo, come nelle corde della prospettiva filosofica dell’idealismo magico. Raâga blanda testimonia l’irruzione dello spirituale nell’arte. L’arte autentica, infatti, è orfica, s-determina gli atti, mettendo in luce l’essere sempre all’opera del principio. Allo scopo, la parola deve liberarsi del rapporto univoco nei confronti delle cose ma, altresì, dal suo stesso uso metaforico: solo in questo caso diviene porta regale spalancata sul divino. Delle trenta composizioni raccolte nel volume, otto sono tratte da Arte astratta, sia pur riviste. Alcuni testi sono esplicitamente dadaisti. Tra essi “A” dice: Luce nel quale è evocato il serpente Ea, tipico dell’immaginario ermetico evoliano. Le poesie del primo periodo fanno riferimento, a partire dal 1916, alla fase pittorica dell’ “idealismo sensoriale”: «Colpisce […] il loro ricorrere ossessivo all’aggiunta dei colori» (p. XXII). Lo si evince, in particolare in,Schizzi. Si segnalano, inoltre, le poesie composte nel periodo in cui Evola partecipò al Primo conflitto mondiale. In esse: «a essere raffigurata è la conseguenza dell’azione: il puntamento, lo sparo […] e l’esplosione» (p. XXII).
Va fatto rilevare che, trasversalmente, in molti componimenti fa mostra di sé un’evidente valorizzazione del “femminile”, si pensi, soprattutto, a Ballata in rosso. La nuova edizione di Raâga blandaconsente al lettore di cogliere appieno il valore della poesia evoliana, momento saliente del suo percorso ideale e realizzativo.