Janine R. Wedel in Shadow Elite (Basic Books, 2009) si domandava chi comandasse davvero negli Usa. Intervistata recentemente da Marcello Foa – autore di Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino (Guerini e Associati, 2022) -, la Wedel ha escluso che il sistema finanziario sia l’unico fattore da considerare.
Un’egemonia nomade
“Quel che abbiamo visto negli ultimi 40 anni – scrive la Wedel – è la trasformazione dell’élite. Quella precedente era mossa dal desiderio di governare, ma anche di restituire qualcosa alla società. La globalizzazione e la finanziarizzazione ne hanno fatto emergere di nuove, non più legate ai loro Paesi”. Insomma: l’élite è ora un microcosmo “nomade” e dominante, che va dove paga meno tasse e dove meglio si accomoda.
Colossi della gestione
Sul tema anche Titans of Capital di Peter Phillips (Seven Stories Press, 2024), che spiega “come la concentrazione di ricchezza minacci l’umanità”. In Italia si sono cimentati sull’argomento Alessandro Volpi con I padroni del mondo (Laterza, 2024) e Foa con l’opera citata.
Phillips sostiene che oggi i poteri più forti non sono quelli dei multimiliardari tecnologici (Musk), né le “multinazionali”, ma i colossi della gestione patrimoniale. I pochissimi, che siedono nei consigli delle maggiori entità finanziarie, muovono migliaia di miliardi, detengono quote rilevanti in società di ogni tipo (comprese le big tech, comprese le grandi banche) sono il cuore del capitalismo globale, condizionano la politica e non solo.
Il potere? E’ dei CdA
Insomma: i consigli d’amministrazione dei grandi fondi d’investimento (per ricordare i principali e i volumi gestiti in miliardi – BlackRock $ 9.570, Vanguard $ 8.400, Morgan Stanley $ 3.320, State Street 4.020, Ubs 4.380 ecc) sono soggetti di immenso potere, non solo perché gestiscono fondi stellari, detengono quote azionarie in banche, industrie, big tech, comprese Alphabet (Google), Microsoft, Amazon. Sono presenti e condizionanti (come annotato da Phillips, con tutti i riferimenti) in Università, istituzioni culturali, nell’industria dello spettacolo e dell’informazione.
Governance padrona
Lo studio di Phillips elenca 117 persone (centodiciassette), componenti gli organi direttivi dei fondi più importanti, evidenziando le loro presenze incrociate in diversi consigli. Registra le poltrone che i “padroni del mondo” occupano in enti pubblici, banche centrali, organismi di consulenza governativa e Ong, passando per Davos e la Trilateral. Questi dati fanno dire alla Wedel che i nuovi modelli di attività e business hanno aumentato la fedeltà delle élites a loro stesse, permettendo loro di porre governi e Stati di fronte a scelte obbligate.
Georgia e Romania
Per i comuni mortali si aprono interrogativi inquietanti: se il potere condizionante è uno solo; se democrazia diventa mero elettoralismo formale; se le scelte di un governo diventano obbligate e indifferenti agli indirizzi di chi lo compone, di chi le elezioni le ha vinte e di chi ha votato (perché chiunque governi sarà condizionato, non potendo proporre cose diverse da quelle che proporrebbero i suoi avversari), allora tanto meglio – come ora in Georgia e in Romania – dire che le elezioni che si perdono non sono valide.
Se chi ho votato io deve governare come vogliono loro, non capisco perché mi debbano disturbare periodicamente. Giustificazione – neppure del tutto incomprensibile – dell’astensionismo elettorale.