Nella notte fra l’11 e il 12 novembre 1940, un attacco in due ondate di 21 aerosiluranti Swordfish della Royal Air Force (RAF) decollati dalla portaerei Illustrious, prende di mira la flotta navale della Regia Marina ancorata nel porto di Taranto.
La parte italiana annovera circa 60 morti e circa 600 feriti; le corazzate Duilio, Cavour, Littorio e l’incrociatore Trento vengono messi fuori uso; i cacciatorpediniere Libeccio e Persano risultano danneggiati, distrutti depositi carburanti.
Gli inglesi, in quella che l’Ammiraglio Andrew Cunningham, Comandante in capo della Mediterranean Fleet britannica ha chiamato Operazione Judgment perdono dai 2 ai 7 Swordfish. L’operazione si conclude poco prima dell’1,30 del 12 novembre.
Non c’è dubbio che gli inglesi abbiano inflitto un serio colpo alla flotta italiana, ma è da respingere la bazzecola propagandistica che ama definire la Notte di Taranto come la Pearl Harbor italiana anche perché, numerose erano le navi italiane là ancorate.
La presente trattazione non intende ripercorrere quanto accaduto a Taranto quella tragica nottata, ma analizzare i riflessi che l’operazione ebbe sulla Regia Aeronautica per quel che concerne la Difesa Aerea, in particolare sulla IV Zona Aerea Territoriale (ZAT) di Bari, teatro di una notte alquanto lunga e drammatica trascinatasi con tutti i suoi risvolti misteriosi fino al dicembre successivo, soprattutto per quel che riguarda la figura del Generale di Squadra Aerea Eraldo Ilari, dal 16 aprile 1940 Comandante della IV ZAT.
La IV zona aerea territoriale (Zat) di Bari
Agli inizi del 1940, con l’avvicinarsi per l’Italia del Secondo Conflitto Mondiale – scoppiato in Europa nel settembre 1939 – lo Stato Maggiore Generale retto dal Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, e quelli di Forza Amata rimodulano i rispettivi assetti configurandoli alle imminenti esigenze belliche.
Per quel che riguarda la Regia Aeronautica al vertice abbiamo, in qualità di Ministro, il Capo del Governo Benito Mussolini; Sottosegretario e Capo di Stato Maggiore, in carica dal novembre 1939, è il Generale di Squadra Aerea designato d’Armata Francesco Pricolo; Sottocapo di Stato Maggiore è il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Santoro, in carica dal dicembre 1939.
È da premettere che, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, la Regia Aeronautica, suddivisa in Zone Aeree Territoriali, si dà una organizzazione bellica strutturata in Squadre Aeree:
la 1^ a Milano, la 2^ a Padova, la 3^ a Roma, la 4^ a Bari dal 15 dicembre 1940, la 5^ a Tripoli dal 25 luglio 1940; da non tralasciare inoltre i Comandi d’Aviazione di Sicilia, Sardegna, Albania, Libia, Egeo, Africa Orientale Italiana.
Da quanto riportato si osserva come sia la IV ZAT di Bari ad essere operante nel novembre del 1940 quando gli inglesi sorprendono la flotta italiana a Taranto. Alla detta Zona fa capo infatti la parte sud della penisola con il 35° e 37° Stormo, di stanza rispettivamente a Brindisi e Lecce; su Grottaglie sono di stanza il 116° Gruppo Autonomo BT ed il 2° Gruppo Autonomo CT, di n. 2 squadriglie ciascuno. Il 2° Gruppo è comandato dal fiorentino Maggiore pilota Giuseppe Baylon (1909-2005), teniamo a mente questo nome.
Il botta e risposta generale Ilari-Maggiore Baylon
Nel 1999 avemmo modo di colloquiare con l’allora Colonnello in congedo Baylon.
Grazie alla memoria a dir poco eccezionale, Baylon non tralasciò alcun aspetto della sua vita alata, compresa la parte terminale dove, in qualità di Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica della Repubblica Sociale Italiana tenne a precisare che, da «afascista» scelse la RSI in aperta ribellione all’armistizio dell’8 settembre 1943. Non solo, narrò degli scontri avuti con il Ministro della Difesa della RSI, Maresciallo Rodolfo Graziani, gli incontri con Mussolini, lo smacco inflitto dagli aviatori della RSI alla Luftwaffe che voleva fare dell’ANR un’appendice dell’Aeronautica tedesca.
Torniamo alla lunga notte di Taranto dell’11-12 novembre 1940, una notte drammatica non solo per la città jonica che ha subito l’affronto inglese, ma anche per la IV ZAT di Bari il cui palazzo si affaccia sul lungomare Nazario Sauro. Quando ci riferiamo alla notte, non intendiamo solo lo spazio temporale di quel momento, ma anche alle giornate successive che continuarono ad essere buie per la Regia Marina, per la Regia Aeronautica, per l’Italia.
Ecco quanto ebbe a dirci in merito Giuseppe Baylon, nel 1940 Maggiore pilota della Regia Aeronautica.
«Allo scoppio della guerra fui trasferito con il Gruppo Autonomo Caccia Terrestre su C32 a Grottaglie con compiti di protezione della flotta ancorata a Taranto.
Proprio l’11 novembre 1940, di sera, vi fu il famoso attacco al porto di Taranto dove era là ancorata la flotta. Parte la nostra prima pattuglia al comando del Capitano De Prado. Ridiscende e viene da me per comunicarmi che le navi erano sott’acqua. Vado subito in volo e vedo che la situazione era quella descrittami.
Venni subito convocato telefonicamente dal Generale Ilari, Comandante della IV ZAT di Bari».
Riportiamo, di seguito, il colloquio telefonico fra il Generale Ilari e l’allora Maggiore Baylon, così come descrittoci da quest’ultimo nella conversazione risalente al 1999.
Generale Ilari: «Baylon ma questa caccia notturna cosa combina!».
Maggiore Baylon: «Ma lei Generale non sa che in Italia la caccia notturna non esiste?».
Generale Ilari: «Ma la protezione non esiste?».
Maggiore Baylon: «Guardi Generale, che nessun pilota ha mai volato di notte con nessun tipo di velivolo. Se viene l’allarme vado io in volo. Anche se lei mi dà l‘ordine, non lo estendo ai miei piloti».
«Ribadii lo stesso concetto – prosegue Baylon – al Colonnello Tadè, Comandante dell’aeroporto di Grottaglie il quale concordò con me.
L’episodio citato è sintomatico di chi alle volte stava ai posti di comando. Ciò era difficile che si verificasse nei comandi tedeschi. Dopo l’episodio di Taranto si passò dai C32 ai G50.
Da Grottaglie andai a Palermo e successivamente – siamo nel 1941 – a Pantelleria in attesa di essere destinato in Africa».
IV Zat, il mistero del comando
Sono intense le giornate di novembre alla ZAT anche perché, essendo a fine ottobre scoppiata la Guerra di Grecia, la IV Zona è sotto pressione vista la vicinanza con i dirimpettai nemici greci. Inoltre, a cinque mesi dall’entrata in guerra dell’Italia, a Bari sono cominciati ad affluire i primi feriti. In tale contesto, meritoria è l’opera della moglie del Generale Ilari che, unitamente alla consorte del Prefetto della città, Giuseppe Viola, non fanno mancare conforto e sollievo ai militari feriti.
Il tutto sembra filare liscio ma accade un qualcosa di clamoroso.
Tenuto conto che dal 15 dicembre 1940 Bari si dovrebbe configurare come Squadra Aerea, a partire proprio da tale giorno, il comando viene assunto dal Generale di Divisione Aerea Augusto Bonola.
Il Generale Ilari risulta infatti in comando fino al 14 dicembre. Cosa è accaduto allora? Perché un Generale di Squadra in comando da appena pochi mesi, risulta non essere più la massima autorità di un Alto Comando aeronautico venendo addirittura sostituito non da un parigrado ma da un generale di grado inferiore, cioè di divisione area?
Specie per un alto grado, quando si conserva un incarico di comando per pochi mesi, significa che, o si viene destinati ad altro incarico paritetico o meglio ancora superiore e di prestigio, oppure si viene sollevati per un qualcosa di grave che è accaduto da compromettere la permanenza in comando.
Il Generale Ilari ha ricoperto l’incarico di Comandante della IV ZAT in un periodo alquanto ristretto, aprile-dicembre 1940. Potrebbe essere accaduto che a Bari, dal 15 dicembre 1940 abbiano coabitato Squadra Aerea comandata da Ilari e Zona Area Territoriale comandata da Bonola? Siamo portati ad escluderlo anche perché il Generale Bonola conserverà l’incarico di Comandante fino al 1° marzo 1942 venendo avvicendato dal Generale di Squadra Aerea Ferruccio Ranza.
Non è da escludersi pertanto che il Generale Ilari possa essere stato sostituito nell’incarico proprio per quanto accaduto a Taranto.
Identica sorte riservata a Baylon visto che dalla sua sopra citata dichiarazione, il pilota fiorentino ha lasciato l’incarico di Grottaglie poco dopo la tragica notte di Taranto.
Alessandria d’Egitto, la vendetta
È da aggiungere che tredici mesi dopo il citato attacco, l’Italia vendicherà la notte di Taranto con una Leggendaria impresa di sei eroici “maiali” della Regia Marina che, a mani “ignude”, la notte fra il 18 e 19 dicembre 1941, ad Alessandria d’Egitto, affonderanno le navi da battaglia britanniche Queen Elizabeth e Valiant danneggiando la petroliera Sagona ed il cacciatorpediniere Jervis.
I nomi degli Eroici violatori della munitissima base:
Tenente di Vascello Luigi Durand de la Penne con il Capo Palombaro Emilio Bianchi, Capitano della Armi Navali Vincenzo Martellotta con il Capo Palombaro Mario Marino, Capitano Genio Navale Antonio Marceglia con il Sottocapo Palombaro Spartaco Schergat.