Proponiamo qui di seguito la traduzione della prima pagina della rivista illustrata “Le futurisme” dell’11 gennaio 1924, nella quale il direttore Filippo Tommaso Marinetti celebrò Cocteau, Larbaud, Aragon, Breton e soprattutto Drieu come “il lirico misuratore della Francia”.
“Un secolo dopo, di fronte al grande sole romantico del 1830 (che in fondo era un sole solo per “I canti del repuscolo”), ecco l’ascesa allo zenit della gloria (300 cavalli motore) del grande sole futurista. Abbagliante! Raffiche di raggi! Un completo capovolgimento delle nozioni! Nuovi cervelli! Nuovi sensi! Parole in libertà! Rinnovamento della forma e del contenuto lirico! Glorificazione della macchina! Rumoristi futuristi! Divinità della velocità! Tattilismo! Nuove equazioni delle forze! Simultaneità in un cielo chimico!
Il futurismo ti ha conquistato, Parigi, attraverso il telegrafo senza fili dei tuoi nuovi poeti, dei grandi trasmettitori radiofonici, dei creatori di film fulminanti, degli orchestratori della grande tastiera delle tue vibrazioni elettro-magnetiche, dei pittori di suoni, dei matematici di forze e dei nuovi cromatisti! Tutti questi potenti spiriti che hanno collaborato con noi, o allo stesso tempo con noi lontani, manifestano la grande religione del nuovo, contro tutti i contraccolpi e i pessimismi.
Sono, infatti, futuristi!
Il soffio violento del loro lirismo dinamico, cinematografico, sinottico, sincronistico, simultaneista, motteggiatore, rumoroso, tattile, soffia sui brulicanti neo-neo-pastori, sulle piccole cappelle letterarie, sui piccoli bordelli dove intrigano i giovani vecchi!
È il polipianificatore Nicolas Beauduin, autore de L’Homme Cosmogonique, cantante parossistico di band del jazz e dei Grands Express internazionali.
Incontriamo Pierre-Albert Birot, creatore de L’Homme coupé en morceaux, una visione politonale.
Ecco Blaise Cendrars, cineasta dei sogni negri, trasmettitore di radio, schermo solare del mondo intero.
Ecco Jean Cocteau, collezionista di rose elettrochimiche, viaggiatore intorno al Capo di Buona Speranza.
Ecco Paul Dermée, che punta il suo Volant d’Artimon verso lo zenit futuristico.
Ecco Fernand Divoire, il simultaneista dalle voci rivelatrici, il poeta polifonico.
Ecco Drieu la Rochelle, il misuratore lirico della Francia.
Ecco Valéry Larbaud, il poeta dei vagoni letto.
Ecco Henri Martin Barzun, ancora in piedi sul ponte di Brooklyn.
Ecco Alexandre Mercererau, l’evangelista lirico, centrale elettrica delle lettere moderne.
Ecco il poeta di Feuilles de Température, Paul Morand, uno sguardo futurista molto potente.
Ecco l’alchimista verbale Pierre Reverdy, cercatore della pietra filosofale moderna.
Ecco André Salmon, l’autore di Prikaz.
Ecco Max Jacob, l’autore di Laboratoire Central, ecco Ivan Goll, autore di Cinq Continents.
Ecco Henry de Montherlant, il grande sportivo, e altri che si avvicinano al Futurismo, il centro del mondo: Marcel Sauvage, Supervielle, Géo Charles, Marcello Fabri, Malespine, Soupault, Aragon, Breton, Tzara, giocoliere di parole in libertà.”