Margherita Pasquale, studiosa pugliese di lungo corso, ci regala un’opera davvero originale, in cui la narrazione si intreccia con la storia, l’arte e la musica: “Come fu che mia nonna fu salvata da David Garrett”, nelle librerie per le edizioni di Pagina. Il sottotitolo, “Trattatello di iconologia medievale”, suggerisce fin da subito l’approccio dell’autrice: una combinazione di divulgazione storica e riflessioni personali, che riesce a rendere accessibili temi complessi con una scrittura coinvolgente e a tratti anche ironica.
Il libro si muove attraverso i portali romanici della Puglia, con particolare attenzione alla loro iconografia e simbolismo. Si coglie un intento quasi da guida in una sorta di viaggio alla scoperta di figure e allegorie che raccontano storie di salvezza, peccato e redenzione. Sono, decisamente, le storie del Medioevo.
Ogni immagine scolpita, dunque, diventa l’occasione per riflettere su temi universali: la lotta tra bene e male, la questione della fragilità umana, l’importanza dell’arte come strumento di cultura e conoscenza. Un libro che non è certo un trattato accademico o un pretesto per mero sfoggio erudito.
Tutt’altro: Pasquale dialoga con il lettore usando un linguaggio che è insieme semplice e mai banale.
Questo principalmente perché la storia non è solo un insieme di date e fatti: è un intreccio di vite, di idee che si rincorrono nei secoli. La nostra autrice lo dimostra conferendo alla storia il tono di una conversazione familiare, riportando poi alla luce miti antichi e leggende legate a vari luoghi. L’immagine del musico medioevale, che ricorda il violinista David Garrett, diventa un simbolo potente della capacità dell’arte di superare il tempo e lo spazio. Oltre, naturalmente, ad incarnare un felicissimo espediente letterario e narrativo ideato dalla scrittrice. La scrittura della Pasquale, infatti, non si limita a descrivere: interpreta, collega, invita a guardare con occhi nuovi ciò che sembra lontano.
L’autrice è una storica dell’arte di grande competenza, nota anche come narratrice capace di trasmettere passione e curiosità. La sua figura di nonna, che dialoga con i nipoti reali o immaginari, diventa il fulcro del racconto.
Attraverso le sue parole, il passato si intreccia con il presente, la tradizione con la modernità: omaggi e importanza della storia, certo, ma anche metafore della continuità tra le epoche.
La struttura narrativa è alla base dell’originalità di questo libro: non un saggio tradizionale, piuttosto un racconto familiare che diventa una lezione di storia, filosofia e musica. Pasquale riesce a essere, insieme, ironica e profonda, rigorosa nella filologia storica e accessibile ad un pubblico non certo legato ai suoli cultori o specialisti, convinta di una idea dinamica di cultura e storia. Potrebbe dirsi che ogni pagina invita alla riflessione, proponendo un dialogo aperto con il lettore.
Il tutto esplorando il mistero e il potere comunicativo delle immagini scolpite sui portali delle chiese romaniche, interrogandosi sulla loro capacità di trasmettere messaggi anche dopo secoli. L’autrice propone di considerare queste opere come “omelie di pietra”, un linguaggio simbolico e universale che, pur essendo in gran parte dimenticato, mantiene ancora la sua forza evocativa.
Attraverso esempi emblematici come la chiesa di Ognissanti a Trani, che incarna l’eterna lotta tra bene e male, e la chiesa di San Giovanni al Sepolcro a Brindisi, che celebra la potenza vivificante della resurrezione, il testo conduce il lettore in un itinerario figurativo e allegorico. Ci si sofferma, inoltre, sulla cattedrale di Acerenza, che racconta l’amore divino per le sue creature, e sulla basilica di San Nicola a Bari, dove si manifesta il trionfo del Nome di Dio e della sua giustizia.
Ogni portale diventa, così, una finestra su narrazioni sacre e profane, capaci di insegnare e ispirare ancora oggi, dimostrando come l’arte romanica continui a parlare a chi è disposto a decifrarne i segreti.
Un libro, insomma, quello della Pasquale, che celebra la bellezza dell’arte nel senso più polisemico del termine. Un’arte che, attraverso la capacità della narrazione di tenere insieme passato e presente, esalta l’importanza di una memoria storica intesa sempre viva e rivelatrice di preziosi messaggi per tutte le posterità.