È stato, il 7 dicembre 2024, il decimo Concistoro del pontificato di Francesco. Nella solennità della basilica vaticana di San Pietro sono stati creati 20 nuovi cardinali. Fin dall’inizio del sontuoso rito, ricorrente la parola “unità”, nell’omelia così come nelle parole introduttive di omaggio e ringraziamento, pronunciate dal più anziano di sempre a ricevere il cardinalato, l’ex nunzio apostolico Angelo Acerbi, 99 anni. Il 6 ottobre scorso Bergoglio aveva annunciato il Concistoro per la nomina di altri 21 porporati (diventati 20 per la clamorosa rinuncia dell’indonesiano Paskalis Bruno Syuku, francescano, ufficialmente per ‘crescere ulteriormente nella vita sacerdotale’, ma del quale è stato malignato tenere addirittura consorte e figli, il che gli sconsigliava una maggiore visibilità), d’ogni parte del mondo (solo 3 nuovi elettori italiani). Un Sacro Collegio ora con addirittura 140 votanti, non ultraottantenni, in base alla famosa ‘vendetta’ di Paolo VI contro i vecchi cardinali di curia (Ottaviani in primis, che avversavano le sue riforme conciliari), alquanto meschina, ma mai rivista.
Contemporaneamente, c’è stata la cerimonia di riapertura della parigina Notre-Dame, dopo oltre 5 anni dal rovinoso incendio che minacciò la distruzione della veneranda basilica. Papa Francesco ama essere il protagonista assoluto di ogni evento, non fare il ‘comprimario’ – con un’altra quarantina di capi di Stato e di governo – di Emmanuel Macron (per giunta nel bel mezzo di una crisi politica) e dato il ‘carattere piuttosto laico e repubblicano’ della stessa, non esclusivamente religioso. Quindi, la coincidenza degli eventi gli ha permesso una comoda ‘via d’uscita’, antipatia a parte del Santo Padre verso il toy boy dell’Eliseo (per non parlare di Trump…).
Papa Francesco, notano molti osservatori, sta pensando al futuro, con il suo ultimo gruppo di 20 cardinali. L’analisi del Collegio dei Cardinali mostra un netto cambiamento nella sua composizione durante i 13 anni di papato. Ci sono solo sei cardinali votanti rimasti dai tempi di Giovanni Paolo II, più altri 24 elettori nominati da Benedetto XVI. Sono 110 elettori nominati da Francesco e, quindi, le sue scelte ‘liberali’ potrebbero facilmente raggiungere la maggioranza dei due terzi necessaria. Gli elettori sono 140, oltre la soglia di 120 stabilita da Paolo VI, ma tra la fine dell’anno ed il 2025 in 14 compiranno 80 anni e non potranno più votare. Quattro asiatici, cinque latino americani, sette europei (fra i quali un italiano ultraottantenne), due africani, un nordamericano (canadese), uno dell’Oceania. Il peso relativo degli italiani continua a scendere: erano 28 su 115 del 2013, ora sono 18 su 140. La provenienza dei 20 nuovi elettori ‘esprime l’universalità della Chiesa’ è stato sottolineato ripeturamente dalla Santa Sede.
Capiterà anche la prossima volta. La salute di Bergoglio è quella di un anziano di 87 anni con vari acciacchi (88 li farà il 17.12). Spesso è su una sedia a rotelle. Ed a Roma, naturalmente, si chiacchiera del forse imminente conclave (anche se le solite malelingue, al di là dei portoni di bronzo, sussurrano che ‘cattivo come è, camperà almeno 100 anni’!). Durante la Sede Vacante si tratterà, e non solo in senso ‘alto’. Si delinearanno fazioni, alleanze, compensazioni.
Per semplificare, quella bergogliana, progressista, terzomondista, in parte delusa per le mancate aperture del pontificato (a partire dal confermato celibato nella Chiesa latina, dal rifiuto del sacerdozio femminile e dell’aborto tout court) e quella ‘conservatrice’ (data per minoritaria, ma con tante sfumature diverse) che aspira al ritorno ad un sicuro, pragmatico, ‘sistema ratzingeriano’. Per alcuni osservatori una lotta aspra tra la filosofia gnosticista e relativista dei massoni, alleata dei ‘bergogliani’, che rifiutano ogni rigorismo (tipo Opus Dei), ogni residuo giansenismo, per il pieno recupero del ‘modernismo’, condannato da Leone XIII e Pio X, l’umanesimo facilone del ‘volemosi bene’, del lassismo teologico e della pratica cristiana quotidiana, perseguiti dai gesuiti.
Il prossimo conclave. Sarà eletto un ‘altro’ Bergoglio?
Le scelte del Pontefice si sono tradotte in dieci Concistori, con i quali ha ridisegnato il Sacro Collegio a sua immagine e somiglianza. Ma non esiste alcuna garanzia di continuità. ‘Finuta la festa, gabbatu lu santu’: ‘A papa morto’ non vale cioè più nessuna fedeltà o (presunta) affinità progressista o sinistreggiante...La Chiesa resterà bergogliana anche dopo Francesco, afferma sicuro qualche vaticanista. Personalmente sono scettico su di un Bergoglio-bis. Non ci sono cloni per la Cattedra di Pietro. Chi potrebbe allora essere il prossimo Papa? Considerando che il processo di selezione non è solo carico di pettegolezzi ed illazioni, ma di trame segrete e politiche dietro le quinte, con ‘manovre sporche’ all’ordine del giorno.
Una pacchia per i vaticanisti…
Caterine Pepinster, nota storica britannica, columnist del Guardian, ha scritto:
Li vedi, teste vicine, chiacchierare tranquillamente, nei loro ristoranti preferiti a Roma. Non che quei principi, la squadra d’élite della Chiesa, i suoi cardinali che eleggono il Papa, sembrino poi così diversi dagli altri preti. Il segno distintivo è il pesante anello d’oro che ognuno indossa, messo al dito dal papa che li ha nominati cardinali. Le conversazioni sui papabili avvengono con frequenza crescente man mano che un papato si allunga ed un pontefice invecchia. Ora, quei cardinali che pranzano stanno diventando più pettegoli, più cospiratori nei toni. La trama che circonda l’elezione di un Papa è la materia di Conclave, il film basato sull’omonimo romanzo di Robert Harris, ed interpretato da Ralph Fiennes, Stanley Tucci e John Lithgow. È ambientato quando un papa immaginario è morto e i cardinali da tutto il mondo sono ‘rinchiusi’ nella Cappella Sistina per deliberazioni segrete finché non raggiungono una maggioranza di due terzi per eleggere un nuovo papa. Ma l’elezione di un papa è più complicata – e cospirativa – di quanto Conclave suggerisca. Invece di essere l’unica ambientazione per tali complotti, Conclave è il finale.
(Da Caterina Pepinster. https://www.telegraph.co.uk/news/2024/12/01/secret-plotting-underway)
Come scrisse John Cornwell in Un ladro nella notte, la sua celebre inchiesta sulla improvvisa morte di Papa Giovanni Paolo I, nel settembre 1978, 33 giorni dopo la sua elezione, il Vaticano di oggi può sembrere “un palazzo di eunuchi pettegoli, un villaggio di lavandaie… scendono nel fiume, lavano i vestiti, li prendono a pugni, ci ballano sopra, strizzando via tutta la vecchia sporcizia”. Ha chiosato Filippo Di Giacomo su Repubblica del 30 novembre:
Il ‘totopapa’ ha avuto inizio a metà del 2021, quando il Pontefice venne ricoverato al Gemelli per un’operazione all’addome. È stato lui stesso a raccontarlo. La prima, il 12 settembre di quell’anno, a Bratislava, rispondendo a una domanda sulla sua salute, disse di essere «ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza!». Le stelle che in quel momento brillavano nel conclave virtuale erano quelle del cardinale ungherese Péter Erdo, canonista molto apprezzato dai ratzingeriani, Pietro Parolin, diplomatico lucido con un animo sereno e pastorale, il filippino Luis Antonio Tagle, il maltese Mario Grech, curiale di pregio. Forse, conscio dell’eredità che lascia, a più riprese il Papa ha elogiato la prudenza e la saggezza di Parolin, quasi a dire che per ricostruire le strutture occorrerà privilegiare la moderazione dell’attuale segretario di stato. E così la lista dei papabili si aggiorna, con l’entrata in lista di Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna ed esempio di una Chiesa italiana incardinata saldamente al Concilio. Ma troppo ‘bergogliano’ per gli stessi fans di Papa Francesco. Come suo successore potrebbe esserci Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona. Altre voci sostengono che il cardinale di Rabat, Cristóbal López Romero, potrebbe essere scelto per l’esperienza missionaria; un altro candidato gradito a Papa Francesco, in piena pace con la modernità, il portoghese cardinale José Tolentino de Mendonça. Francis Leo, arcivescovo metropolita di Toronto, sarebbe un papabile forte?
Ultimo sussurro suggerito da Di Giacomo: dotato di aspirazioni proprie sarebbe Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, anche se l’interessato smentisce con vigore, ben sapendo che, da sempre, ‘chi entra papa in conclave ne esce cardinale’… Più funzionale all’internazionalizzazione bergogliana appare oggi la figura del 53enne canadese Francis Leo, arcivescovo metropolita di Toronto, di origine italiana (napoletana). Parla fluentemente inglese, francese, italiano e spagnolo, conosce bene l’Asia, essendo stato nelle nunziature di Australia ed Hong Kong. Ha un curriculum teorico (dottorati in diritto canonico, diritto internazionale, teologia sistematica e filosofia) e pratico (nella pastorale, nell’insegnamento, nella formazione dei preti) notevole. A Santa Marta circola pure la voce di un colpo a sorpresa: un pontefice di colore, il primo della storia. Una scelta di fortissima discontinuità per strizzare l’occhio all’Africa, al global south, al Terzo mondo, il bacino di fedeli più consistente rispetto ad un Occidente secolarizzato.
L’analisi del Sacro Collegio mostra un netto cambiamento nella sua composizione durante i 13 anni di papato di Bergoglio. Come evidenziato da Iacopo Scaramuzzi su Repubblica: “Nel corso del pontificato il Papa argentino ha ridisegnato la geopolitica ecclesiale, ridimensionato gli europei, premiato altri continenti. A partire dall’Asia. Ha nominato vescovi di angoli remoti del globo, lasciato senza porpora sedi da sempre cardinalizie come Parigi o Venezia”.
Futuro della Chiesa romana
La Chiesa ha ‘metabolizzato’ Marozia (IX sec.), amante, sorella, madre, nonna, bisnonna, trisnonna di papi; Bonifacio VIII, Alessandro VI, Leone X, Grande Scisma, Avignone e Riforma, vicari agnostici, simoniaci, nepotisti; Pio VI – ed ultimo, gioivano i giacobini – morto in Francia prigioniero, nel 1799; la Grande Révolution, la fine del Potere Temporale (con anticlericali che volevano buttare nel Tevere il sarcofago di Pio IX, nel 1881) ecc. ed andrà avanti, si ripetono gli ottimisti. Bene o male la Chiesa supererà le bizzarrie del grosso ‘pampero don Lasaña’, di alcuni vescovi – scelti personalmente – ‘scappati di casa’, più che ‘pastori del popolo’, protagonisti di gaffes teologiche, di scandali boccacceschi, a volte.
La passione religiosa permea sempre meno italiani ed europei. L’imminente conclave scriverà il futuro prossimo della Chiesa, monarchia assoluta e teocratica, con una percezione di spiritualità in caduta libera. Prevale la ‘religione fai da te’. Resta da conoscere, oltre le illazioni dei vaticanisti, il nome del successore, l’occupante della Cathedra Petri: è in gioco, pensano in molti, la sopravvivenza della millenaria cattolicità romana. Del non molto che ne rimane.
Montevideo, 7 dicembre 2024