Il prossimo 29 aprile saranno 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli. Del suo caso si è continuato a parlare per tutti questi anni – e se ne parlerà ancora molto nei prossimi mesi – perché il suo ricordo è ormai uscito dai confini della cronaca diventando un patrimonio della memoria nazionale (sono più di 35 le città che hanno vie o piazze a lui dedicate).
Sergio, oggi, non può più essere considerato solo il martire di una parte politica ma è diventato il simbolo di chiunque abbia il coraggio di esprimere le sue idee liberamente, opponendosi all’omologazione culturale e ai dogmi del politicamente corretto. Va ricordato, infatti, che Ramelli fu perseguitato dai suoi compagni di classe (oggi diremmo “bullizzato”), cacciato da scuola (emarginato), aggredito e, infine, ucciso solo perché aveva avuto il coraggio di scrivere un tema in cui condannava le Brigate Rosse, quando queste erano ancora un mito per gli estremisti e solo “sedicenti” per il mainstream
Il prossimo 29 aprile saranno 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli, il diciottenne milanese che venne brutalmente aggredito a colpi di chiave inglese da un commando di militanti antifascisti di Avanguardia Operaia.
Ci vollero ben dieci anni perché i colpevoli (coperti da una fitta rete di complicità e omertà) fossero assicurati alla Giustizia permettendo così di ricostruire tutte le tappe di quella tragica vicenda.
Del delitto Ramelli si è continuato a parlare per tutti questi anni – e se ne parlerà ancora molto nei prossimi mesi – perché il suo ricordo è ormai uscito dai confini della cronaca diventando un patrimonio della memoria nazionale (sono più di 35 le città che hanno vie o piazze a lui dedicate).
Sergio, oggi, non può più essere considerato solo il martire di una parte politica ma è diventato il simbolo di chiunque abbia il coraggio di esprimere le sue idee libera- mente, opponendosi all’omologazione culturale e ai dogmi del politicamente cor- retto. Va ricordato, infatti, che Ramelli fu perseguitato dai suoi compagni di classe (oggi diremmo “bullizzato”), cacciato da scuola (emarginato), aggredito e, infine, ucciso solo perché aveva avuto il coraggio di scrivere un tema in cui condannava le Brigate Rosse, quando queste erano ancora un mito per gli estremisti e solo “sedi- centi” per il mainstream.
Anche per questo la storia di Sergio Ramelli “fa ancora paura”, come recita il titolo di questo libro che – per primo – ha ricostruito l’intera vicenda muovendosi tra atti processuali, articoli di giornale e testimonianze dirette. Un volume che, per anni, è stato autoprodotto e diffuso solo attraverso il “passaparola” ma che approda oggi, finalmente, in libreria per i tipi di Idrovolante Edizioni, in una versione ampliata e aggiornata, con l’autorevole prefazione del Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, e la postfazione del sottosegretario all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti.
Giraudo – Arbizzoni – Buttini – Grillo – Severgnini SERGIO RAMELLI
Una storia che fa ancora paura
pp. 250 – euro 18,00