Da Londra
Un amico romano mi segnala una notizia su una giornalista indagata. E se capitasse a me? Se Scotland Yard mi chiedesse conto dei miei libri e articoli, non proprio lusinghieri, sui Brits? L’amico romano dice che mi spedirà le arance in cella, in caso di reclusione. Confortante! Bando ai lazzi, parliamo di due fatti, con un comune denominatore: la libertà di opinione a rischio.
Corriere della Sera, Luigi Ippolito, 16 novembre 2024: “La schedatura «per le parole» scuote Londra”. Nel testo: “Sono gli «incidenti d’odio non criminali», casi in cui, pur senza che si configuri un reato, si finisce schedati dalla polizia per aver detto o scritto cose ritenute offensive. In un anno sono stati registrati in Gran Bretagna 13.200 casi. Domenica scorsa, di prima mattina” prosegue l’articolo, “una nota editorialista del Daily Telegraph si è vista comunicare a casa dalla polizia, di essere indagata per un tweet: ma, un po’ come per Joseph K. nel «Processo» di Kafka, non le è stato detto di quale tweet si trattasse né chi avesse sporto denuncia. La giornalista non ha mai fatto mistero delle sue vedute di destra dura, dall’immigrazione al gender, ma grande è stato il suo choc quando si è ritrovata nel mirino delle forze dell’ordine.
Il caso ha scatenato feroci polemiche, con i conservatori, da Boris Johnson a Kemi Badenoch, che gridano indignati alla «psicopolizia» di stampo orwelliano e all’attentato alla libertà di espressione. Fra gli schedati una bambina di 9 anni che ha dato della «ritardata» a una compagna di scuola e un sacerdote che ha detto che l’omosessualità è un peccato, per non parlare del tizio che ha dato dello «scopatore di pecore» a un gallese.
Possono sembrare cose surreali, ma queste segnalazioni restano sulla fedina penale e rischiano di pregiudicare in futuro un’assunzione o un’assegnazione di casa”.
The Guardian, Caroline Davies, 17 novembre 2024: “I critici sostengono che l’indagine della polizia sulla giornalista del Daily Telegraph è una minaccia alla libertà di parola e uno spreco di risorse per la polizia. Starmer afferma che la polizia dovrebbe concentrarsi su “ciò che conta di più”. Sull’editorialista pende l’accusa di aver fomentato l’odio razziale. Lei ha descritto l’incidente come “kafkiano”. The Guardian ha rivelato che il tweet forse era una ripubblicazione di un’immagine di due persone di colore con la bandiera del Pakistan Tehreek-e-Insaf, partito politico fondato da Imran Khan, insieme ad agenti di polizia della Greater Manchester. Allison Pearson avrebbe scritto un post contro la polizia metropolitana, che diceva: “Come osano? La polizia è stata invitata a posare per una foto con gli adorabili e pacifici amici britannici di Israele. Guardate questi ragazzi che sorridono insieme a coloro che odiano gli ebrei.” Pearson avrebbe confuso la bandiera con quella di Hamas e con l’identità delle forze di polizia”.
Il secondo caso vede il generale Vannacci e il ministro della difesa Crosetto, alias Big Guido, per via della mole, a confronto. notizievirgilio.it, Mirko Vitali, 13 novembre 2024:“Roberto Vannacci sospeso dall’Esercito per 11 mesi con lo stipendio dimezzato. Misura attivata dopo l’istruttoria avviata su sollecitazione di Big Guido.
La patria di Crosetto è la Provincia Granda, conosciuta per i deliziosi dessert al cioccolato, i Cuneesi al rum, la bagna cauda, i giudizi al vetriolo di Palmiro Togliatti sui Cuneesi (non al rum) e Big Guido, nato a Cuneo. Ma non divaghiamo.
Al centro della vicenda l’arci noto volume del generale, espressione di un sentire diffuso, condivisibile o meno. Nemmeno col microscopio sono riuscito a ravvisare un’offesa nel volume. E se gli Inglesi sollevano giustamente un putiferio sull’indagine della loro polizia, noi che si fa? Puniamo il generale per aver espresso le sue idee, che mai sfiorano ingiurie od oltraggio.
Dove sta l’offesa? Perché l’autore porta la divisa? Perché è entrato in politica? Se avesse scritto “Pinocchio” sarebbe stato punito ugualmente? Certo che no. Quindi si tratta di contenuti all’indice. Il che rende la cosa grave, perché si negherebbe la libertà di espressione. Un cittadino militare che pubblica le sue opinioni. In Italia qualcuno si è accorto del sopruso inammissibile? I due episodi inducono a supporre l’esistenza di un fenomeno invasivo. Qualcosa che nel caso inglese produce una “ispezione cognitiva” e in quello italiano una pre condanna soggettiva. Parto di un fenomeno censorio, capace di ridurre l’individuo a entità controllabile. Il peggio se paragonato alle censure di regime. Come scrive Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera: “è soprattutto la libertà di parola che è in gioco, quando l’unico suo limite dovrebbe essere la chiara violazione del codice penale”.
Vorrei che il ministro rileggesse il libro incriminato, si è sempre in tempo ad ammettere di aver preso un granchio.
Bussano alla porta, devono essere le forze dell’ordine, venute a indagare. Voglio vedere se l’amico romano sarà di parola a proposito delle arance.