Da anni si sente spesso parlare di “privilegio bianco” come un attestato che sin dalla nascita gli indoeuropei di origine, gli abitanti della maggior parte delle nazioni europee, si portano dietro. Un privilegio che non si capisce perché i bianchi avrebbero. Si parla di privilegio bianco per sottintendere che i bianchi usufruiscono di una serie di benefici che favoriscono la possibilità di trovare un buon posto di lavoro, di affittare una casa in un quartiere esclusivo, essere accettati facilmente in un club ecc. Insomma, vantaggi che deriverebbero dal semplice fatto che chi ne usufruisce è semplicemente bianco. Le minoranze etniche, invece, in quanto non bianche, avrebbero difficoltà maggiori quando addirittura non vengono discriminate, secondo la loro narrazione.
Un ricercatore francese indipendente, Georges Guiscard, ha approfondito la tematica del privilegio bianco risalendo alle cause, alle false motivazioni, alle dinamiche che hanno portato a questa teoria. Lo ha fatto scrivendo un libro intitolato Il privilegio bianco. Chi vuol far la pelle agli Europei?
Negli anni Sessanta fu elaborata questa teoria che, nei fatti, si presenta come razzismo antibianco e furono due marxisti a proporla: Theodore Allen e lo storico Noel Ignatiev, docente ad Harvard che, in un articolo, prospettò l’obiettivo di “abolire la razza bianca”. Dagli scritti dei due teorici si diffuse la “teoria critica della razza”. Dopo il crollo vertiginoso del comunismo i due mantennero nei loro ragionamenti l’opposizione fra dominati e dominanti e lo scontro definito per decenni “la lotta di classe” si trasformava in lotta fra borghesia bianca e minoranze etniche. Matrice comunista, quindi, che ispirava rivendicazioni razziali attraverso i militanti delle Pantere nere e i Black lives matter. I militanti di queste teorie hanno sempre sostenuto che i bianchi sono costituzionalmente – talvolta incosciamente – razzisti. E dire – e pensare – questo è di per sé espressione di razzismo.
Non solo: in un secondo momento, negli anni Ottanta, la saldatura fra questioni razziali e femminismo è stata teorizzata da una docente afroamericana, Kimberlé Williams Crenshaw che inventò il termine “intersezionalità”, cioè la sovrapposizione di differenti generi di discriminazione. Secondo lei era la donna nera la vittima perfetta del sistema bianco. Addirittura denunciava con veemenza la presenza di intellettuali bianchi per la causa femminista.
Le femministe sono tanto radicali da promettere, alle femministe bianche, che saranno distrutte subito dopo l’uomo bianco. Una teoria che ha alla base, è evidente, un profondo sentimento razzista antibianco. Per realizzare questo progetto il primo bersaglio è la civiltà occidentale. Le cosiddette discriminazioni si dimostrano tutt’altro che tali, con esempi diretti. La “cultura del piagnisteo”, tipico delle minoranze, afroamericane ma anche delle minoranze di sinistra europee, tende a infondere negli europei o negli statunitensi di origine europea, un infondato senso di colpa. Le minoranze tendono a imporre delle quote nei vari posti di lavoro, vertici compresi. Viene così minato il concetto di merito e spesso, giovani bianchi di valore, devono cedere il proprio posto di lavoro a componenti delle minoranze di colore a prescindere dalle qualità professionali.
Guiscard non solo rintraccia la genealogia di questa forma di razzismo antibianco ma sfata alcuni falsi miti del colonialismo che sarebbe stato l’arma per arricchire i popoli europei e schiavizzare quelli africani. Non solo dimostra l’inforndatezza di questa tesi ma dimostra che lo schiavismo fu adottato da molti popoli, fra cui i popoli di colore che si sono macchiati di crimini efferati, schiavismo compreso.
A questa ideologia del risentimento si accompagna l’ideologia woke che avrebbe perfino una componente religiosa. Questa ondata razzista anti-bianchi – fortemente appoggiata dall’élite progressista bianca – forse non terminerà mai ma di certo c’è che se non ci fosse stata la civiltà europea con tutto quello che ha creato, il mondo sarebbe di gran lunga diverso. E molto difficilemnte sarebbe stato migliore.
Georges Guiscard, Il privilegio bianco. Chi vuole far la pelle agli Europei?, Passaggio al bosco ed., prefazione di François Bousquet, traduzione di Fabrizio Rinaldini, pagg. 168, euro 16