Sembra di sentire scorrere la voce suadente di Jorge Luis Borges, nelle sue conferenze senza tempo, assaporando un viaggio tra sacro e letteratura nel libro-gioiello “Sette sere” edito da Adelphi, acquistabile qui.
Il percorso da conferenziere, da narratore di immaginari e storie senza tempo, inizia per la sua opposizione al potere peronista, praticata con le dimissioni dall’impiego nella Biblioteca Miguel Cane’, una scelta di autonomia e indipendenza con rilevanti costi civili.
Nella raccolta ci sono sette incontri, tenuti da primo giugno al 3 agosto 1977 nel Teatro Coliseo di Buenos Aires: ebbero un itinerario particolare, prima sulla stampa tra luglio e agosto dello stesso anno, e poi rivisti e inseriti nel corpus della sua opera omnia con l’assistenza di Roy Bartholomew. Adelphi presenta una traduzione che supera anche alcuni passaggi poco fluenti della trascrizione argentina. Il risultato? Una sequenza di voli tra letteratura e arte e sacro, da cui risalta la sua passione di “lettore edonista” per Dante Alighieri e la Divina commedia, formula retorica per celare un studio da profondo dantista. Poi c’e’ la lezione che scandaglia le formule incubo-sogno, con al ricerca utimologica sulla parola night mare, ovvero fantasia della notte che ammalia l’essere umano alla ricerca di emozioni, magari con “sogni che sono labirinti di specchi”.
E ancora Oriente, la rilettura di “Mille e una notte”, la riflessone su Buddismo, e poi ancora poesia e Cabbala, fino ad una confessione, intima sulla sua cecità, sui colori e la nostalgia della luce, messaggio che si sposa al meglio con l’attesa ancestrale natalizia del sole invitto, in arrivo per rigenerare l’uomo con la nascita di Cristo e la promessa di un mondo nel quale la Provvidenza pone freno alle tracotanze delle anime misere.