Ha un valore la vita di una donna? Per alcuni uomini no. E non si tratta dei protagonisti di femminicidi soltanto ma anche di uomini che per cultura, formazione, mentalità e indole considerano la donna merce, preda, oggetto da usare e gettare.
Tempo fa la Oecd (Organisation for economic cooperation and development; Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economiche) organizzazione internazionale che si occupa di questioni umanitarie, ha redatto una classifica dei paesi dove maggiori sono le aggressioni alle donne (stupri compresi). Ai primi posti ci sono: Guinea, Mali, Afghanistan, Congo, Somalia, Gambia, Sierra Leone, Eritrea, Etiopia, Senegal, Niger. Nazioni dalle quali in maggior parte arrivano migranti in Europa. Uomini che si rendono protagonisti di azioni violente, pestaggi, rapine, stupri brutali. Giovani maschi che a casa loro trattano le donne in maniera volenta, non riconoscendo loro alcun posto nella società, imponendo – per usi, costumi, tradizioni locali – anche pratiche come l’infibulazione. In quei paesi lo stupro non sempre è sanzionato tanto che viene addirittura derubricato, in alcune inchieste, come un’usanza. Lo spiega bene nell’ultimo libro Francesca Totolo, giornalista, che ha pubblicato Le vite delle donne contano (Altaforte ed., pagg. 385, euro 25).
Violenza in Europa
L’autrice afferma che fra gli immigrati che arrivano a ondate in Europa, ce n’è una parte non trascurabile che continua a mantenere la stessa mentalità del proprio paese comportandosi in contrasto con il diritto che vige in Europa. Nonostante i corsi per educare alla mentalità europea, gli incontri con educatori e assistenti sociali, il comportamento della maggioranza (ma non di tutti, sia chiaro) resta radicato. E a nulla sono serviti anche i manuali per l’integrazione, dove si insegna ai migranti come comportarsi nelle società tanto differenti dalla loro. Non a caso in Europa, dalle statistiche, emerge che la Svezia è la nazione con il numero maggiore di violenze sessuali compiute da migranti e da bande di giovani extracomunitari. Vicende che non aprono dibattiti nella società e nel mondo politico se non con vaghe dichiarazioni estemporanee, dimenticate subito dopo essere state pronunciate. Atteggiamento – sottolinea Totolo – frutto del radicarsi del “Politicamente corretto”. In altre parole se è un bianco a commettere un reato, uno stupro, lo si accusa e lo si condanna, come è giusto, per il crimine commesso. Se l’autore è un migrante, bisogna essere comprensivi, capire che si tratta di giovani che hanno altra mentalità, che fuggono da territori devastati dalla guerra, da scontri fra fazioni religiose rivali, ecc. Addirittura la polizia in Gran Bretagna, come spiega Totolo, avrebbe ritardato le indagini su una vasta banda criminale di pakistani che abusava di ragazzine inglesi e bianche costringendole poi a prostituirsi, per evitare che eventuali arresti scatenassero disordini razziali.
Tutto questo ha senz’altro un costo in vite umane, in devastanti condizioni psicologiche per coloro che subiscono le violenze. Non trattandosi di realtà episodiche ma ormai di quotidianità, ci sono nelle grandi città zone di vera e propria “extraterritorialità”. Zone che le donne non possono frequentare, per evitare rischi di violenze e dove gli uomini bianchi vengono assaliti da gang giovanili che picchiano e rapinano.
Fatti che smentiscono la cultura woke
Francesca Totolo è una ricercatrice indipendente e giornalista, esperta di immigrazione e di geopolitica, e ha fatto il punto sulla situazione con lo spirito del cronista, mettendo in fila le situazioni, i fatti di cronaca, ricordando le vicende che hanno scandito questa sempre più difficile convivenza fra civiltà troppo differenti fra loro. Quindi, nel suo libro Le vite delle donne contano vengono passati al setaccio episodi di cronaca nera con migranti come protagonisti. Non manca anche la descrizione di come i media, le forze dell’ordine e le amministrazioni locali in Europa abbiano difficoltà a fronteggiare questa emergenza. In queste difficoltà, come detto, ha il suo peso il politicamente corretto.
Dagli stupri allo sfruttamento della prostituzione, dall’organizzazione di bande giovanili alla mafia africana che spaccia droga, dalla tratta delle bianche alla redistribuzione dei migranti in tutti i paesi dell’Unione europea, dai finanziamenti in Europa dei fratelli Musulmani alla presenza di un’alta percentuale di migranti detenuti nelle carceri italiane, fino ai casi di violenza, criminalità organizzata, sfilano nelle quasi quattrocento pagine di documentazione tutte le sfaccettature di questo fenomeno riportato dalla stampa internazionale.
La sostituzione etnica
Non solo. Dal libro di Francesca Totolo emerge il quadro della sostituzione etnica dietro la spinta di una forte ondata migratoria prevalentemente maschile (il 73 per cento dei migranti è giovane e di sesso maschile in Europa; in Italia la percentuale raggiunge il 90 per cento), con l’affermarsi del razzismo antibianco nelle comunità di immigrati per non parlare di come è cambiata la vita in molte città d’Europa. Per tralasciare l’applicazione della sharia in molte comunità musulmane.
Un libro che scuote le coscienze e che nello stesso momento è da considerarsi un documento importante sull’attuale situazione che gli europei stanno vivendo in questi anni decisivi.