Sfruttato soprattutto dalla cosiddetta “industria accademica”, che ha sfornato letteralmente centinaia, se non migliaia, di articoli e saggi dedicati all’autore dei Cantos, Ezra Pound è stato anche oggetto di opere di narrativa, tra le quali troviamo, inaspettatamente, l’ultimo romanzo di Alain Elkann, Il silenzio di Pound, appena pubblicato da Bompiani (pp 160 € 15,00). Il protagonista è Morli, uno scrittore maturo – plausibile alter-ego dell’autore – che, durante la “terra desolata” della pandemia, viene preso dall’ossessione per gli artisti geniali, tra i quali spicca il poeta americano accusato di tradimento anche se mai processato, perché ritenuto incapace di intendere e volere. Pound è, nelle parole di Morli, “un uomo che fin da giovanissimo era stato un ribelle, un pigmalione, uno scopritore di talenti e aveva lui stesso un grande talento”, ragioni per cui lo scrittore, “che viveva a Londra, preferiva le stilografiche a stantuffo e amava passeggiare nei parchi, dove si sentiva libero, straniero in terra straniera” decide di scrivere un romanzo sul Pound anziano, che si è ritirato a Venezia con Olga Rudge, madre dell’unica sua figlia Mary.
Morli è roso dall’idea di non essere un genio: per quanto abbia avuto un discreto successo “sapeva che la sua opera non era all’altezza della sua ambizione” e soprattutto della sua vanità. Confrontandosi con i suoi tre anziani amici, uno dei quali aveva conosciuto Pound quando era rinchiuso nel manicomio criminale di St Elizabeths’, decide di traferirsi a Venezia per ripercorrere i luoghi dove l’autore dei Cantos aveva trascorso i suoi ultimi anni, e incomincia a scrivere un romanzo che alla fine rimarrà incompiuto.
Il taciturno Pound veneziano descritto da Elkann è credibile: ieratico, sensuale, quasi sottomesso a un’energica Olga che finalmente può avere il suo uomo tutto per sé. Il personaggio rappresenta bene l’artista riuscito a diventare un genio, sul quale, però, grava l’ombra di alcuni pregiudizi e delle molte intemperanze verbali che lo hanno, ingiustamente e infondatamente, marchiato come razzista. Il giudizio finale sul poeta americano resta quindi sospeso, anche se, forse, sarebbe stato apprezzabile un approfondimento maggiore per valutare se, davvero, egli sarebbe stato condannato con un processo regolare. Resta il fatto che ancora oggi, nonostante tutto, la vita e l’opera di Ezra Pound rimangono una realtà con cui bisogna ancora fare i conti, come dimostra questo romanzo.