Robert Francis Kennedy Jr. (RFK Jr.), è un ‘peculiare’ avvocato e politico settantenne, già candidato indipendente alla Presidenza USA, fino al 22 agosto 2024, quando annunciò il ritiro, dando il suo endorsement all’ex presidente Trump (con gran disgusto dell’ancor viva madre Ethel). Figlio di Robert e nipote di John F. Kennedy, presidente di Waterkeeper Alliance, un gruppo ambientalista fondato nel 1999, autore di una decina di polemici saggi. Recentemente Kennedy ha sostenuto che il Deep State ‘vuole una grande guerra, che negli Usa l’apparato militare-industriale ed i servizi segreti sono sempre all’opera per pianificare e tentare di scatenare guerre, giustificandole con menzogne spudorate. Oggi potrebbero tentare di attaccare l’Iran’. Kennedy avvisa: ‘Questa gente è ancora al lavoro, un tempo dietro i Repubblicani neocon di Bush e Cheney, oggi dietro il PD della marionetta Harris. Personaggi senza scrupoli, che si trasmettono il posto di potere di generazione in generazione. Il loro obiettivo è sempre lo stesso: fare soldi e controllare il mondo con l’inganno e la forza bruta’. Ciò che tanti altri non-guerrafondai pensano.
Contemporaneamente, il nostro generale Roberto Vannacci (europarlamentare della Lega), partecipando alla trasmissione Tv per la presentazione del libro di Bruno Vespa, Hitler e Mussolini. Il tragico idillio che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa), Mondadori–Rai Libri, ha detto che non condivideva l’invasione del 2022, ma che per la Russia era in gioco l’esistenza, essendo stata percepita l’insaziabile voluntatem dominii della Nato:
‘Putin non fa la guerra a Zelenskyi, ma all’Occidente. L’espansione a est della Nato ha tolto progressivamente spazio vitale alla Russia, costringendola ad una guerra esistenziale. Putin aveva posto tre condizioni per risolvere la crisi. L’Ucraina non sarebbe dovuta entrare nella Nato, avrebbe potuto fare un ingresso condizionato nell’Unione europea e non avrebbe dovuto avere armi di lunga gittata. Invece di discutere, l’Occidente ha risposto ruvidamente, arrogantemente’.
Politica estera di Donald Trump
Un paio di settimane fa rilevava su queste colonne Sarmaticus, ‘Conservatori Usa contro il tandem Biden/Blinken’, a proposito dell’articolo ‘Una strategia per il rinnovamento americano’, apparso su Foreign Affairs di Anthony Blinken, attuale Segretario di Stato. Blinken mente, per Doug Bandow, ex assistente speciale di Ronald Reagan, sulla rivista The American Conservative:
“Bandow ricorda che già nel gennaio 2021, quando Blinken è diventato Segretario di Stato, il mondo sembrava meno roseo, e ora appare molto peggio in quasi tutti gli indicatori. In particolare, ciò si esprime nei Paesi della Nato, che intraprendono una guerra per procura contro la Russia dotata di armi nucleari, con oggetto del conflitto l’Ucraina, di gran lunga più importante per Mosca che per l’Occidente. Bandow considera un tragico errore i tre decenni di arroganza di Washington nel trattare Mosca come ‘un perdente’ ed i continui tentativi di espandere la Nato lungo i confini della Russia. Secondo l’analista americano, l’ultima goccia, che ha provocato il conflitto, è stato il rifiuto del governo Biden di negoziare l’espansione della Nato”. (https://www.barbadillo.it/116320-conservatori-usa-contro-il-tandem-biden)
Strategia internazionale di Trump: America First
Se tornerà alla Casa Bianca, Donald Trump intende porre rapidamente fine al conflitto ‘congelandolo’, minimizzando il coinvolgimento americano, cioè trasferire sui Paesi europei gran parte dell’onere economico e la ‘supervisione’ del processo di pace, secondo il Financial Times. Il candidato repubblicano da mesi ripete che metterà fine alla guerra in poche ore, portando Putin e Zelensky al tavolo delle trattative. Il quotidiano scrive che il conflitto può essere risolto creando zone autonome e zone smilitarizzate su entrambi i lati del confine e senza che l’Ucraina entri nella Nato. Ai Paesi europei sarà chiesto di assumere il ruolo di garanti del processo di pace, mentre la partecipazione degli USA e della Nato sarà minima. I consiglieri di Trump ritengono che non spetti agli Usa assumersi l’onere finanziario del mantenimento della pace, che questa responsabilità sia dei Paesi europei. Il programma di Trump esclude anche la partecipazione a eventuali operazioni di peacekeeping. Tra un insulto e l’altro, una gaffe, i Dem appaiono nervosi.
Biden, Harris e compagnia della lobby della difesa sono preoccupati. Zelenski è venuto a batter cassa, gli han dato otto miliardi con un’improbabile medaglia alla libertà, gentilmente pagata dai produttori di missili, ma il suo piano è senza speranza, e si avvicina il momento di scendere a miti consigli. Trump fin dall’inizio della campagna elettorale ha fatto della strategia negoziale il suo cavallo di battaglia: quando dice che ogni soluzione negoziata è sempre meglio della guerra, che si stanno sprecando i soldi, che i Dem stanno portando ad una sconfitta, guadagna consensi, voti.
Su BBC-News Mundo ha subito (il 29.10.2024) replicato Jacob Heilbrunn, editore di The National Interest e membro dell’Eurasia Center dell’Atlantic Council (una sorte di Rutte), ‘Se Trump vince, convertirà gli Usa in un perdente globale’, sconvolgendo l’ordine esistente dal ’45:
“Trump si è radicalizzato negli ultimi 5 anni. Se è rieletto abbatterà l’ordine internazionale che è esistito negli ultimi 75 anni: sarebbe un boomerang, tanto economico, quanto militare. Debiliterebbe la posizione privilegiata goduta dagli USA. Trump crede que gli Stati Uniti possano funzionare come una fortezza che non necessita di alleanze e che il libero commercio internazionale pregiudica l’economia statunitense; non crede nell’art. 5 della Nato che obbliga alla difesa mutua. In Asia ha manifestato impazienza con la Corea del Sur. Ed ha altresì disseminato interrogativi se difenderebbe o meno Taiwan nel caso che fosse invasa dalla Cina Popolare. Non correrebbe in difesa dei Paesi Baltici in caso di attacchi russi, in quanto i Paesi membri della Nato non adempiono i loro obblighi, non spendono quanto necessario per la difesa e non è un dovere degli USA compensare tale mancanza. Il ritiro della Nato inizierebbe con l’abbandono dell’Ucraina. Trump distruggerebbe i vantaggi dei quali han goduto gli Stati Uniti. Incluse le alleanze che hanno moltiplicato il loro potere militare all’estero e consentito al Dollaro di fungere quale moneta di riserva mondiale. Sarebbe una ricetta per tornare al caos del decennio 1930, quando si abbattè la Grande Depressione, che iniziò con gli altissimi dazî che Trump promette ora di reintrodurre. Trump scatenerebbe nuovamente una grande recessione”.
Senza gli USA, in Europa si tornerebbe alla situazione precedente la WWII?
Senza gli USA, secondo Heilbrunn (imperialista convinto), si tornerebbe alla situazione precedente la WWII, con l’auge dei nazionalismi; la Russia si convertirebbe in una Potenza aggressiva, ogni Paese cercherebbe una difesa egoistica, individuale, un mediocre modus vivendi:
“Possibili pure grandi cambi nelle relazioni degli USA con Messico ed America Latina in generale nel caso che Trump torni alla Casa Bianca, per la questione dell’immigrazione e dei prodotti importati dal Messico. Trump, durante il primo mandato, accennò a possibili attacchi militari contro i cartelli messicani della droga. Sarebbero cambi fondamentali per la posizione degli USA nel mondo, per il suo ruolo di potenza globale, che li convertirebbe in ‘perdenti globali’. Con il disimpegno USA, l’Europa tornerebbe ai nazionalismi ed assisteremmo a molti nuovi conflitti. Pure in Asia, senza gli Stati Uniti, il loro fattore stabilizzante, qualsiasi cosa potrebbe succedere. È la presenza americana che ha permesso una pace stabile in Occidente. È stata necessaria la presenza statunitense anche per por fine alla guerra nei Balcani, nel decennio del 1990”. (https://www.bbc.com/mundo/articles/cy78vn7d8lro)
Con Trump cambierebbe il ruolo internazionale degli USA?
Crescono la curiosità, le attese e pure i timori. Alexi Lalas annunciava su Barbadillo, il 12.10.
2024, un’interessante pubblicazione: ‘Torna Fuoco con un focus sul ruolo internazionale degli Usa. Lo Speciale analizza la prospettiva, il ruolo ed il significato della pax americana:
“L’immagine artefatta e hollywoodiana di quella che è stata per decenni rappresentata e proclamata come la terra dei liberi e dei giusti, patria della democrazia, è ormai in decomposizione: gli Stati Uniti hanno da tempo mostrato il loro vero volto. Un volto che puzza terribilmente di violenza, guerre e minacce alla pace tra le Nazioni…“.
Elon Musk. Le giravolte di Kamala
L’onnipresente Elon Musk dal canto suo rincara la dose: ‘Inutile uccidere Kamala Harris, è un pupazzo’. Il boss di X, Tesla ecc. schierato apertamente con Trump si esprime così nei confronti della vice presidente. Nelle scorse settimane, Musk ha pubblicato un post evidenziando che nessuno ha provato ad assassinare Harris o il presidente Biden, mentre Trump è scampato a due tentativi di omicidio negli ultimi mesi. Musk non cambia idea: ‘Ho fatto una battuta che ho cancellato. Nessuno si è nemmeno preoccupato di provare a uccidere Kamala perché è inutile’, ha detto Musk in un’intervista. ‘Che cosa ottieni?’, si è chiesto Musk, ipotizzando che Harris verrebbe sostituita con ‘un altro pupazzo’. Nessuno ha provato a uccidere Joe Biden: ‘Sarebbe inutile’.
L’amico Marco Zacchera, sindaco di Verbania tra 2009-2013, Deputato della Repubblica dal 1994 al 2012, del MSI (fino al 1995), AN (1995-2009), PdL (2009-2013), grande esperto di politica estera ed infaticabile viaggiatore, sull’ultimo numero del suo foglio settimanale il Punto (n. 973 del 25 ottobre 2024), scrive di puntare su Trump favorito, di avvertire la sensazione della sua vittoria, nonostante l’antipatia che il Tycoon ha profuso per anni a piene mani:
“Sembrava che la Harris risollevasse l’entusiasmo che era andato diminuendo con Biden candidato, ma dopo una fiammata iniziale non è stato così ed i sondaggi lo sottolineano. Sicuramente mai come questa volta le elezioni del 5 novembre rischiano di spaccare profondamente il Paese. Tutto gira intorno al denaro (il turno elettorale si stima costerà circa 15 miliardi di euro) ponendo seri dubbi sulla stessa trasparenza democratica visto le somme in gioco e che solo alcuni candidati possono spendere, con dietro di loro il peso delle lobby che oggi pagano, ma poi potranno ricattare e condizionare gli eletti. Questo è l’aspetto fondamentale della Harris: i finanziamenti miliardari della grande finanza, dell’industria delle armi, dei ‘poteri forti’ d’America interessati a continuare nei loro affari più o meno trasparenti. Ma serviranno le continue accuse a Trump di fascismo e sedizione, di attentato alla democrazia? Kamala non convince, ha rinnegato il suo background e il suo programma di partenza che era di sinistra radicale per conquistare gli elettori indecisi al centro, ma scontentando così a sinistra. La Harris era ‘green’ e ora ha benedetto perfino le estrazioni minerarie, era contro le armi ed ora dice di averne una in casa e di saperla usare, ha fallito sull’immigrazione ed ora rincorre Trump, con proposte ‘moderate’ radicali”.
È credibile una Kamala quasi ‘trumpiana’?
Sicuramente è poco coerente, nota Zacchera: ‘Harris sottolinea il suo orgoglio di essere donna e nera il che le porterà sicuramente dei voti, ma gliene farà perdere altri. È una linea diversa da quella tenuta da Obama che non ha mai sottolineato la sua razza, quasi fosse insignificante davanti ai grandi problemi alla nazione’. La maggioranza degli americani è composta da gente semplice, poco aperta ai problemi del mondo. Inconsciamente (o non tanto) nostalgica dell’American Dream, mentre l’America appare in declino, obsoleta, vecchia, in piena arretratezza tecnologica ed infrastrutturale; States che hanno perso il loro slancio, soprattutto vedendo chi sono i nuovi americani, sempre meno integrati. Oggi le tendenze transgender, l’esasperato ‘mea culpa’ razziale, tutte le ipocrisie di larghe componenti del mondo vicine ai Dem stanno esplodendo. Ossessionati dalla martellante propaganda woke, sempre più giovani drogati, homeless, emarginati; carceri piene e violenza dilagante, povertà diffusa… con liquidità sessuale e di etnie declamata, ma fantasiosa, votare Kamala diventa un esercizio non facile, checché ne dicano media, registi, attori, cantanti liberal… Le news in TV ridicolizzano Trump, ma in modo esagerato, controproducente.
In maggioranza gli americani sanno poco o nulla dell’Ucraina e di Gaza, ma non vogliono più impegnare gli Usa in missioni militari e soprattutto non sono contenti della situazione economica e di troppi nuovi immigrati. Per questi motivi Trump continua a crescere negli Stati-chiave e ad oggi pare avere una probabilità in più di vittoria. Sosteneva nel 1976, alla vigilia delle nostre elezioni politiche, l’immortale Montanelli, ‘turatevi il naso e votate DC’, che Berlinguer definì lo ‘slogan anticomunista più efficace’. Stato di necessità che rendeva obbligata la nostra scelta, come nel ’48. Ieri noi, forse ora gli Usa con Trump.
Con Harris Presidente la guerra sarebbe, ahimè, quasi sicura.
Montevideo, 31.10.2024