L’espressione inglese Halloween è voce ormai arcaica per richiamare la celebrazione cattolica di Ognissanti, proposta e sostenuta nell’XI secolo dei monaci cluniacensi francesi per obliterare le solennità cultuali che i contadini celti, non del tutto e non profondamente convertiti al cristianesimo né dalla Chiesa galloromana né da quella, posteriore, gestita dai franchi merovingi e postcarolingi, dedicavano al Samhain, l’inizio della stagione autunno-invernale del loro calendario.
Dopo la Riforma, il rigore calvinista impedì con forza e spesso con violenza che si mantenesse il culto dei santi: e soprattutto i Pilgrim Fathers esuli nel XVII secolo nelle colonie di Sua Maestà Britannica del Nuovo Mondo per sfuggire all’intolleranza anglicana ed inclini a ritenere “pagana” la “agiodulia”, vale a dire la venerazione dei santi, vietarono ch’essa risorgesse fra loro. Ma il vuoto non esiste: tanto meno quello cultuale. I buoni contadini puritani, che con tanto pio fervore bruciavano le streghe (come a Salem, Massachusetts), videro rinascere tra loro, una volta all’anno, l’ancestrale culto dedicato dai loro progenitori pagani alle anime degli antenati defunti affinché per il resto dell’anno si astenessero dal tornare a tormentarli.
I bambini sono affascinati dalle antiche fiabe, amano credere alle creature dell’Aldilà. Per questo ancor oggi piace loro travestirsi una volta all’anno, ai primi freddi, da stregucce o da scheletrini o da demonietti. E noi abbiamo risposto adeguandoci al folklore d’Oltreoceano, ormai “cristianissimo” sul piano politico e postcristiano-anticristiano nelle abitudini consumistiche e mediatiche. A quelle propagandate da cinema e TV, ci siamo servilmente adeguati. Ma giammai risveglieremo le nostre antiche tradizioni, giammai parleremo loro – si spaventerebbero, magari, i piccolini… – delle anime dei morti, e magari del Paradiso e dell’Inferno. Qui, tutti gli identitari e i vetero- e neoconservatori di ogni gruppo e gruppuscolo, chiesa e chiesuola, concordi tacciono.
Così ogni anno, nell’ultima sera d’ottobre, siamo invasi dal Carnevale pagano d’autunno made in Usa: e c’è chi ci fa sopra dei bei soldi. Mai e poi mai, però, daremmo una cinquantina di euri al nostro parroco – se e quando ne abbiamo uno – per una messa “in suffragio” dei defunti della famiglia; e mai e poi mai – per carità, chissà quanto ne resterebbero turbati… – condurremmo i nostri figli o addirittura i nostri nipotini per mano, al mattino del 2 novembre, a visitare le tombe dei nostri cari: là dove ormai, del resto, sempre più raramente ci rechiamo noi stessi. Chi ha visitato ieri i camposanti li ha trovati quasi deserti. L’individualismo occidentale si distingue anche in ciò, nel taglio della memoria verticale intragenerazionale, nel disprezzo per il ricordo di chi dopo aver lavorato e sofferto tutta la vita per noi ora non c’è più. Siamo sempre più soli e in apparenza soddisfatti di esserlo: o incapaci di essere qualcos’altro. C’è chi lo chiama “spirito dei nostri tempi”. Si comincia col fare a meno di Dio, poi si fa gradualmente a meno di tutto il resto memoria e libri compresi (e consumi a parte). Intanto, sempre nel nome dell’individualismo galoppante, i nostri governi ci spogliano dello stato sociale: vale a dire dell’assistenza medica, dell’istruzione, della sicurezza. Ci restano solo i “talk shows”, le periodiche esercitazioni elettorali su liste di candidati proposteci già pronte da chissacchì e i Centri Commerciali. Questo è il neoliberismo, babies, e voi non potete farci proprio niente.
Continuiamo così: continuiamo a farci del male. E i nostri bambini, belli comodi al calduccio anziché imbacuccati a spasso per i camposanti, staranno alla TV, a imparare belle storie di gente che spaccia, di gente cha ruba, di gente che ammazza; e si prepareranno ad entrare, entro pochi anni cioè mesi, in una qualche gang minorenne di picchiatori e di seviziatori. È così, cari frugoletti, che si diventa eroi dei nostri tempi: altro che Pecos Bill, altro che Mazinga! Maturate presto, nel felice mondo della democrazia occidentale!
Interessante articolo che in modo delicato sfiora anche i contenuti esoterici del rito di halloween non evidenziandoli in modo esplicito, ma lasciando intendere a chi comprende gli obiettivi oscuri di questo rituale mondiale.
Il ricordo dei propri defunti è preghiere e tutto ciò che è preghiera, dal greco parola, in questa società diviene superfluo, fastidioso.
Forse perché politicamente scorretto.
Intender non lo può chi non ragiona.