Vacanze palermitane per Gabriele Muccino. Che oggi però non possono essere, salvo geografia, identiche alle Vacanze romane di William Wyler… Una cameriera di Starbucks (Elena Kampouris) come personaggio principale, del resto, non è una principessa… A Roma, tappa precedente in Italia, nessuno l’ha fatta sognare. Ed ecco che, last minute, su una spiaggia di Mondello o dei paraggi incontra l’amour fou in un ragazzo tatuato (Saul Nanni), che ha tre amici più tatuati ancora.
Tutti sono prestanti, esuberanti, senza apparente occupazione. Uno dei tre, però, è un delinquente con un debito da saldare verso un delinquente più importante. Come loro, lei di bello ha sì la gioventù, ma anche un’insoddisfazione di pianista mancata. Così le basta un attimo per convincersi di aver trovato l’uomo giusto . E pazienza se lui sta per esordire come rapinatore.
La sceneggiatura del film è di Muccino stesso, ma in questo caso è la regia a colpire, che mostra la crescita innoovativa del Muccino regista, ma fedele alla cifra personale, incline all’opera collettiva, dei suoi primi film. Esempi: obbligo di tuffo anche qui per suoi attori (non più da un ponte, ma da una roccia sul mare). E ancora: i ventenni di Fino alla fine sono sovreccitati quanto i trentenni/quarantenni – romani e borghesi – dell’Ultimo bacio e di Baciami ancora.
Elena Kampouris, americana, ha un personaggio di avvilita-irrequieta che rinasce come criminale. Sa renderlo bene, grazie a una forma fisica da mezzofondista. Nella scena in posizione orizzontale, si esplica con convinzione.
Fino alla fine è il rifacimento di Victoria di Sebastien Schipper (2015), ma non è grave. Anche Vacanze romane è il rifacimento di Accadde una notte di Frank Capra.
Fino alla fine di Gabriele Muccino, con Elena Kampouris, Saul Nanni, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Francesco Garilli, Ruby Kammer, 118′
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