Avete presente una corsa di cavalli nella quale i due netti favoriti si staccano in lotta e piombano sul traguardo praticamente all’unisono e la giuria deve ricorrere alla fotografia per capire quale dei due abbia vinto? Per infine attribuire il primo posto “per un corto muso”?
Questa, parrebbe – trascorso o quasi ottobre, il mese considerato utile per cambiare verso la fine le carte in tavola con un colpo di scena sorprendente – a non molte ore dal fatidico “primo martedì dopo il il primo lunedì del mese di novembre dell’anno bisestile”, dal prossimo 5 novembre pertanto, la situazione elettorale.
La democratica Kamala Harris – la seconda Signora effettivamente, in quanto esponente di uno dei due, addirittura dal 1856, partiti egemoni della politica statunitense, messa nelle condizioni di conquistare la Casa Bianca – e il repubblicano Donald Trump, stando sia ai poco significativi sondaggi a livello nazionale che alle più indicative rilevazioni negli Stati ritenuti incerti (sette, come nelle più recenti occasioni, i battlegrounds: Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania, Wisconsin) si contendono allo spasimo lo scranno presidenziale tanto ambito.
Parrebbe, ho scritto, perché nessuno può in realtà dare per certa questa rappresentazione visto che in non poche altre circostanze unanimi pronostici dovuti a fallaci sondaggi si sono dimostrati catastroficamente errati.
Ciò detto, siamo (sono, gli Stati Uniti, ovviamente, ma il mondo intero partecipa) a questo punto al termine di una campagna elettorale senza precedenti.
Una contesa partita tra due assai prevedibili (solamente il repubblicano ha avuto internamente, in vista della Nomination, a che fare per qualche tempo con una rivale di un certo peso, Nikki Haley) vecchi arnesi della politica americana, per differenti ragioni criticabili: Donald Trump, un ex Presidente carico di guai giudiziari e no, rancoroso eccome in quanto convinto d’essere stato defenestrato scorrettamente, e Joe Biden, un Capo dello Stato in carica che dimostrava ad ogni piè sospinto crescenti inadeguatezza fisica e mentale.
Una rivincita, un rematch, che, incredibilmente perché Biden non è più della partita (e non era mai accaduto che un candidato votato da milioni di persone praticamente senza opposizione nelle Primarie dovesse lasciare) ed è stato sostituito da una Signora, Kamala Harris, è vero in atto Vicepresidente, ma a favore della quale nella situazione creatasi nessun votante si è assolutamente espresso, cosa che non accadeva dalla introduzione delle Primarie nel processo selettivo dei candidati.
A completare il quadro come detto inedito, uno o due attentati, il primo dei quali davvero serio, tesi ad eliminare lo sfidante e una notevolissima variazione nell’ambito repubblicano.
La vecchia guardia infatti si è chiamata fuori dalla lotta.
I Bush e i Romney, per non dire di altri minori e di qualche fuoriuscito come l’ex Vice di George Walker Bush Dick Cheney, non hanno certamente appoggiato Trump, in buona sostanza ritenuto un oggetto estraneo al vecchio e glorioso Grand Old Party che è riuscito (definitivamente? lo verificheremo in futuro) a mutare.
Evitando di fare inutili previsioni, tenendo peraltro conto dell’aria che tira (le guerre in corso, in specie quella mediorientale: parecchi americani di origini arabe e non solo non hanno apprezzato, a dir poco, l’appoggio della amministrazione in carica ad Israele), del fatto che i grandi capitali, Elon Musk in prima linea che incita perché “ il margine della vittoria sia ampio”, lo sostengono economicamente mentre qualche autorevole ed ascoltato giornale si astiene dal pronunciarsi come sempre accaduto per i democratici, posso dire, tornando all’ippica, che il cavallo Trump, dato indietro immediatamente dopo la dirompente discesa in campo della Harris, è, come sopra detto, praticamente alla medesima apparigliato e che gli esperti, quelli che negli ippodromi conoscono il giro del fumo, sostengono che a vincere in tali situazioni sia il purosangue in rimonta.
Vedremo, veramente tra poco.
* Presidente onorario della Fondazione Italia USA