Woody Allen ha cantato New York, influenzato da Sigmund Freud. Paul Auster forse gli ha preferito Jacques Lacan.
Esiti diversi, come diversi sono cinema e letteratura. Manhattan e Trilogia di New York: predomina il nitore fotografico del battutista o prevalgono le articolazioni esistenziali dell’avvincente romanziere?
Al Woody Allen delle origini, che montava gustosissime scenette, si è via via sovrapposto un cineasta narrativamente più complesso. Al Paul Auster narratore, saggista, soggettista e sceneggiatore, si è aggiunto, negli anni poco prima della morte, il biografo insigne e fluviale: sono quasi mille le pagine di Ragazzo in fiamme (Einaudi, 2023), non sono neanche duecento le pagine de Il segno rosso del coraggio di Stephen Crane (edito e rieditotin Italia, dal 1947 in poi da Jandi Sapi, Garzanti, Frassinelli, Newton Compton, Sellerio, Einaudi, ecc.).
Se la fama di Auster è legata in parte alla letteratura post-moderna, la sua biografia di Crane è tradizionale, premoderna, di rara piacevolezza. Il soggetto è un autore che Ernest Hemingway poneva fra Henry James e Mark Twain, benché con un’aura minore, sopraffatta da una tradizione che vantava Melville e Poe. Crane, nato a Newar, N.J., nel 1871, morì a Badenweiler, Impero Germanico, nel 1900, pochi mesi prima di compiere i ventinove anni.
A ventidue anni, dopo il rifiuto di alcuni editori, aveva pubblicato Maggie, ragazza di strada, uscito prima a puntate e poi in volume, a spese d’autore, presso Appleton. Le difficoltà erano nate intorno al soggetto, che fa subodorare la lotta di classe, reso attraverso i reietti dalla che popolano i bassifondi a cominciare dalla Bowery Street di New York.
Quando Crane, a ventiquattro anni, esce con Il segno rosso del coraggio, Pound, Frost e Wells lo ammirano: dopo tanta narrativa del coraggio, appare infatti la paura a dominare una battaglia della guerra civile americana.
Nell’opera di Crane non mancano racconti e giornalistismo. Fra i primi va segnalato l’autobiografico e vivido La scialuppa, sul naufragio che lo colse in navigazione verso Cuba. Fra le seconde spicca il resoconto dell’esperienza in Grecia nella guerra con la Turchia (1897), seguita con la compagna Cora Taylor.
In Inghilterra, paese d’origine della famiglia, si sentì a posto fra gli scrittori locali, da Ford Madox Ford a Wells, divenendo amico di Joseph Conrad, il quale ricorderà i loro ultimi saluti.
Crane ebbe sempre problemi di salute e si avviava in Germania con Cora Taylor verso la stazione termale di Badenweiler. Conrad colse i segni di una sofferenza che porterà Crane alla morte in Germania. Scrivendo a Cora, Conrad, dichiarandosi affranto per la sua impotenza ad assistere la coppia, concluse una lettera pregandolo di perdonarlo se non aggiungeva altro, “mi sento troppo infelice”. Per il trasferimento in Inghilterra e poi in America, il corpo fu imbalsamato a Friburgo e a Londra ci fu l’estremo omaggio degli amici, in una camera mortuaria di Baker Street, presso l’inesistente dimora dell’inesistente Sherlock Holmes, il cui creatore, Arthur Conan Doyle, aveva conosciuto e ammirato Crane.
“È un libron, lo so” – disse Auster ad Alex Preston del Guardian nel 2021. “Sono stupito di aver scritto tanto. Il segno rosso del coraggio era obbligatorio per la maggior parte degli studenti. Ma poi ho perso i contatti con Crane. Poi l’ho ripreso in mano, sopraffatto dal suo splendore. Ciò mi indotto a leggere tutto ciò che aveva scritto. Quando ho finito, ho studiato la sua vita, che mi ha affascinato, e ho deciso di scrivere un saggetto su Crane. Ma poi una cosa tira l’altra…”.
Noi lettori ci abbiamo guadagnato uno dei libri più belli degli ultimi anni, ma abbiamo perso Auster nello scorso aprile.