Un’appassionata biografia intellettuale di un gigante del pensiero, Joseph de Maistre, scritta, in quattro anni, da Charles Augustin de Sainte-Beuve è una contraddizione in termini. Sainte-Beuve (1804-1869) viveva nel mito della Rivoluzione francese e soprattutto nell’ammirazione per Napoleone. Joseph de Maistre (1753-1821), invece, era il capofila dei controrivoluzionari, dei nemici dichiarati della Rivoluzione francese. E la biografia di Sainte-Beuve, Joseph de Maistre, edita da Aragno, non è altro che un ritratto esaltante e ammirato di de Maistre. Che un liberale progressista come Sainte-Beuve scrivesse testi entusiastici nei confronti del maggior reazionario e quindi nemico dei principi della Rivoluzione francese, sembra inconcepibile. Eppure è avvenuto. Lo stile, la fascinazione ma anche l’alto livello culturale e la capacità discorsiva del conte de Maistre colpivano profondamente Sainte-Beuve che superava le divergenze culturali e ideologiche. Eppure de Maistre, savoiardo di Chambéry, diplomatico inviato da Vittorio Emanuele II per quasi quindici anni in Russia – dove scrisse varie opere, fra cui Considerazioni sulla Rivoluzione francese e il capolavoro Le serate di Pietroburgo, era un reazionario dei più duri: secondo lui la Rivoluzione francese era l’apice della decadenza che minava l’Ordine, la Tradizione e il Cristianesimo. Per lui la Provvidenza legittimava il potere del Papa e del Re quindi da una parte c’era il Giusto e il Bene, dall’altro il Male e l’ingiusto. Tutto questo de Maistre lo argomentava in modo sottile e profondo, con stile e capacità discorsiva rari. Per chi amava gli immortali principii, non c’erano argomenti che tenevano, ma l’empatia che provava Sainte-Beuve era amore per l’intelligenza, per lo svolgersi inedito dei ragionamenti che il nobile savoiardo condiva con ironia, spregiudicatezza, idee paradossali. A Pietroburgo, dove il nobile rimase in missione per il suo re per quindici anni, si dedicò al lavoro e allo studio. Uno stakanovista del pensiero. Era un bell’uomo, un gentiluomo seducente e sempre elegante. Sainte-Beuve invece era obeso, basso, vestiva in maniera trasandata e aveva una scrittura tagliente, che non faceva sconti, ma era affascinato da de Maistre. Sainte-Beuve lo descrive come un intellettuale votato e portato per lo studio con una memoria notevole, pari alla sua intelligenza, dotato di una scrittura elegante e convincente.
La rivoluzione francese come satanica
A causa degli eventi rivoluzionari de Maistre fuggì in Svizzera dove vi rimase per quattro anni. Scrisse oltre al saggio sulla rivoluzione un famoso Considerazioni sulla Francia del quale due definizioni compendiarono le tesi reazionarie del savoiardo: “C’è nella Rivoluzione francese qualcosa di satanico che la distingue da tutto ciò che si è visto finora e forse da tutto ciò che verrà in futuro”. L’altra è: “La restaurazione della monarchia che viene chiamata controrivoluzione non sarà una rivoluzione contraria ma il contrario della rivoluzione”. Il saggio ebbe un grande successo e il talento dell’intellettuale reazionario fu conosciuto da molti. Altre opere seguirono, accrebbero la sua fama e gettarono il seme per ulteriori analisi e approfondimenti. Tanto da garantire un’onda lunga che arrivò fino al Novecento, quando Schmitt, Maurras e Cioran presero spunto dai suoi scritti per elaborare teorie e studiare le dinamiche di fatti politici.
Il sacrificio alla base della civiltà
Non solo. Cè un’opera di de Maistre, pubblicata recentemente, al centro degli studi di antropologia: Chiarimento sui sacrifici, edito da La Vita felice. Un testo che aiuta a capire come può esserci una rinascita spirituale attraverso il sangue, come scritto anche nella legge mosaica. Una dissertazione sul concetto di sacrifico, che Joseph de Maistre fa richiamando le fonti classiche, il simbolismo tradizionale, la teologia cattolica. Il conte sabaudo si interroga sul senso religioso di quello che intende come dolore, secondo vari autori passaggio necessario per la nascita delle società. Analisi importante se si pensa che l’origine della parola sacrificio deriva dall’aggettivo sacer e dal verbo facio: qualcosa che rende sacro. E data l’importanza che aveva la religione per de Maistre, è evidente che aveva già capito la correlazione fra la violenza e il sacro, argomento a lungo indagato, nel Novecento, da René Girard. Il Chiarimento, pubblicato nel 1810, doveva essere riportato in appendice alle Serate. Padre del castigo era Dio, ma – sottolinea de Maistre – Agostino non solo riconosceva la sacralità del castigo ma approvava anche la pena capitale.
Charles Augustin de Sainte-Beuve, Joseph de Maistre, Aragno ed., a cura d Alessandro Settimo, pagg. 159, euro 20,00
Joseph de Maistre, Chiarimento sui sacrifici, La Vita felice ed., pagg. 91, euro 12,00