Per uno scrittore parlare della propria opera significa parlare di sé o delle proprie idee per chiarire alcuni punti e per svelarne altri. Insomma, un esercizio critico per evitare che, dopo morto, qualche critico o biografo diano un’intepretazione che potrebbe fuorviare il senso dell’opera.
E infatti, è proprio questo il significato che Roberto Calasso (1941 – 2021) dà al suo ultimo volume Opera senza nome: ricapitolare e chiarire, scandire i passi di un’opera vasta, ampia, compendiata in undici volumi, dove ha affrontato, in una scrittura a metà fra il romanzesco e la saggistica, temi come i Veda e la Bibbia, i miti greci e Baudelaire, Kafka e il simbolo (quel suo narrare per immagini che tanto influenzò W. G. Sebald dopo la lettura de L’impuro folle)… Nel libro, Calasso dice che “Uno dei momenti più angosciosi per lo scrittore è quando comincia a profilarsi l’ombra del biografo. Non c’è modo di sfuggire a quell’ombra, se non parzialmente”. Ecco il dilemma.
Ma alcuni interrogativi restano: questo libro, che compendia, racchiude e spiega l’opera di Calasso, l’autore lo ha finito di scrivere poco prima di morire. Grande editore, grande uomo di cultura e grande scrittore, chiude il cerchio con questo testo che parla del suo lavoro di autore e delle architravi della sua ispirazione. Architravi che si basano sul primo testo, Le rovine di Kash, uscito nel lontano 1983, e sui seguenti dieci che hanno aperto gli occhi dei lettori su un’architettura inedita. Libri scritti per essere letti ognuno indipendentemente dall’altro ma che insieme sono legati da un filo rosso che esprime una netta coerenza. Come è indicato nella scheda di presentazione del volume, si tratta di un’opera che rappresenta un chiaro esempio di “primavoltità”, espressione utilizzata per primo dal cofondatore delle edizioni Adelphi, Bobi Bazlen. Altre sue opere sono state tenute al di fuori da questa guida. E nel frattempo offre questa guida alle sue idee e alla sua opera che è anche un catalogo e definisce, e classifica, i suoi romanzi offrendo le coordinate per individuare facilmente temi e idee ricorrenti. Un manuale che può esser letto a prescindere dalla conoscenza di tutti i libri di Calasso. Un testo che contiene i rimandi a La rovina di Kash (1983); Le nozze di Cadmo e Armonia (1988), Ka (1996); K. (2002); Il rosa Tiepolo (2006); La Folie Baudelaire (2008); L’ardore (2010); Il cacciatore celeste (2016); L’innominabile attuale (2017); Il libro di tutti i libri (2019) e La tavoletta dei destini (2020).
Roberto Calasso, Opera senza nome, Adelphi ed., pagg. 160; euro 18,00