Il suo amico George Bernard Shaw gli disse: “è un buon lavoro, ma togli il primo capitolo.” E Lawrence obbedì, rimuginando per la vita amarezza, vergogna e delusione anche per quella scelta. Il primo capitolo parlava proprio di questi sentimenti.
Non è peregrino pensare che due figure coeve, seppur distanti anni luce e oggi relegate nel mito, avessero punti in comune: si batterono per i loro paesi venendo da questi traditi per ragioni di stato l’uno, per ragioni strategico economiche l’altro. Gabriele D’Annunzio confinato al Vittoriale e Thomas Edward Lawrence, prigioniero del suo mito al punto da dover cambiare nome.
David Barnett su The Observer 30 ottobre 2022: “Lawrence si vergognava amaramente del tradimento del Medio Oriente a seguito della rivolta araba in cui divenne un eroe nazionale, secondo un capitolo del suo libro I sette pilastri della saggezza.”
Da Luni Editrice.com: “Il sogno arabo infranto del beduino Lawrence. I rapporti segreti dell’ufficiale inglese svelano molto del mondo islamico di oggi e delle sue crisi”, scrive Stenio Solinas. Dal libro: I rapporti segreti della Rivolta araba: “Fabrizio Bagatti, curatore, recupera documenti, messaggi integrali, lettere, telegrammi, dei protagonisti di quella vicenda, dallo sceriffo Feisal al diplomatico Sykes, dal generale Clayton a Wingate, a Lawrence.
Allo scoppio della guerra egli entrerà ipso facto nell’Arab Bureau per la costituzione di un dominion arabo, contrapposto alla politica ufficiale del Foreign Office che puntava invece, a guerra finita, alla spartizione dell’Arabia tra Francia e Inghilterra, concordata in segreto col patto Sykes-Picot.
Lawrence non si sentiva un militare e condivideva il sogno (tradito in partenza) di una nuova nazione.
Sta qui la sua tragedia umana: “Dato che non ero completamente idiota,” scrive Lawrence, “vedevo bene che se avessimo vinto la guerra, le promesse fatte agli arabi sarebbero state carta straccia. Se fossi stato un consigliere onesto, avrei dovuto rispedire i miei uomini a casa invece di far loro rischiare la vita. Confermai quindi ai miei compagni di lotta che l’Inghilterra avrebbe rispettato contenuto e spirito delle sue promesse. Rassicurati su ciò, lottarono con valore. Lungi dall’essere fiero di quello che facevamo insieme, non smettevo di ruminare un’amara vergogna.” Fin dall’inizio, insomma, Lawrence sa come finirà. Più che impegnarsi in una guerra, Lawrence combatterà per dare corpo a un miraggio che aveva a che fare con la propria realizzazione individuale e il suo incarnarsi in un’idea nazionale non sua: “Uno sforzo prolungato durato anni per vivere secondo i costumi degli arabi e piegarmi al loro abito mentale mi ha spogliato della mia personalità inglese. Ma come farsi una pelle araba? Avendo eliminato una forma, senza acquisirne una nuova, ero diventato vuoto, come il leggendario sarcofago di Maometto.” Scriveva Lawrence.
“Se si guarda alle conseguenze delle scelte degli Alleati all’indomani del 1918, si vedrà che da subito è un susseguirsi di insurrezioni, rivoluzioni, guerre, crisi mondiali. Una serie di mine destinate a esplodere lungo tutto il Novecento e ancora ai nostri giorni. Il sonno della politica genera mostri” annota Stenio Solinas.
“Have a look, is it good now? ” chiede Sykes “…oui ça peut marcher” risponde Picot dopo aver riesaminato la carta geografica. Due frasi all’apparenza innocue alla base dell’odio di milioni di Arabi verso l’Occidente, e probabilmente anche dell’insorgere del fondamentalismo.
I due “gentiluomini” alle prese con la mappa avevano in comune irti baffetti e interessi giganteschi per i loro rispettivi paesi. Commenta così sul web Christian Elia, 17 maggio 2016: “100 anni fa Sir Mark Sykes e Francois George Picot inventarono il Medio Oriente e tutti i suoi disastri,”
Su New Yorker, Robin Wright, 30 aprile 2016: “Centinaia di migliaia sono stati uccisi a causa dell’accordo Sykes-Picot e dei problemi che ha creato,” mi ha detto Nawzad Hadi Mawlood, governatore della provincia irachena di Erbil. “Esso ha cambiato il corso della storia e della natura”.
Da interactive.aljazeera.com “Le matite dei due diplomatici hanno diviso la mappa di una delle regioni più instabili del mondo in stati che attraversano comunità etniche e religiose. Un secolo dopo, il Medio Oriente continua a subire le conseguenze del trattato, e molti arabi in tutta la regione continuano a dare la colpa alle successive violenze in Medio Oriente, dall’occupazione della Palestina all’ascesa dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. (ISIL), al trattato Sykes-Picot.”
Legittimo pensare che alle turbolenze mediorientali vecchie e nuove abbia contribuito il tradimento di Francia e UK.
Molto di questa vicenda nel film Lawrence d’Arabia di David Lean con Peter O’Toole .
Tornando a D’Annunzio: mentre i Brits non perdono occasione per coltivare il mito Lawrence, Il “tradimento” verso il Vate, perdura. L’Italia di oggi non sa che farsene della sua grandezza, anzi, infastidita, lo ignora.
D’Annunzio non fu confinato. Ebbe sempre totale libertà di movimenti e di opinioni. Il Vittoriale, l’edizione nazionale delle sue opere, infine la presidenza dell’Accademia d’Italia, e molti soldi, furono il prezzo politico che pagò/incassò chi non era fatto per la politica, ma per l’esibizionismo decadente e trasgressivo, per le spese ed i lussi sfrenati (che altri dovevano pur pagare, perbacco!)