Lou e Jackie sono due viandanti della vita. Senza bussola e destino, percorrono sentieri diversi trovandosi al medesimo incrocio. L’uscita della palestra gestita da Lou. La prima è gay, la seconda bisessuale ma questa non è una melensa storiella di amanti allo sbaraglio, che strizzano l’occhio ai comprensivi e chiedono perdono ai benpensanti a buon mercato. Lou e Jackie sono due crociate contro le ingiustizie. Un territorio senza confini che inizia proprio dal padre di Lou, un corrotto burattinaio di malavitosi intrighi nel nulla del New Mexico, si allarga fino al cognato traditore e crudele sopraffattore della moglie, sorella della protagonista. E finisce con chi – inavvertitamente o inconsapevolmente – finisce con il fare irruzione in questo tessuto di emarginazione.
Love lies bleeding, in sala dal 12 settembre, è un thrilleraccio americano di quelli che piacerebbero a Tarantino. Sanguinario e senza troppa pietà. Ogni omicidio ha la sua catarsi e soprattutto le sue buone motivazioni. E sottolineiamo l’aggettivo perché non è poi così scontato. C’è granguignolesca violenza ma è liberatoria come la scena finale di C’era una volta a Hollywood, perché il perfido va cancellato. Costi quel che costi. Nella realtà è impossibile ma nella finzione non c’è nulla che lo vieti ed è quel senso liberatorio di puro ossigeno che il film promette di far respirare a chi avrà la voglia e il coraggio di guardarlo senza troppi preconcetti né la paura di aver… paura.
Jackie è interpretata da Katie O’ Brien che è una culturista e non un’attrice, una tendenza che va diffondendosi nel tentativo di escludere via via nel tempo inutili controfigure, che alterano ritmi e metriche del film. Alle nostre latitudini è accaduto anche per La vita accanto di Marco Tullio Giordana in cui il maestro Beatrice Barison si esibisce nei piani della pianista. Love lies bleeding non è un capolavoro ma suo modo e nel suo genere diverte. Siamo lontani da Fargo, eccellenza dei fratelli Coen, ma lo stampo del thriller rosso sangue è lo stesso. E, visto senza pruderie, ha i suoi pregi. Ad esempio ritrae gay veri. Finalmente. Senza quel piagnucolante ritornello di discriminazioni, sempre troppo spesso all’ordine del giorno.