Talora crudele, la vita fa accadere una disgrazia in mezzo alla gioia. Col sole che è tornato a splendere sulla Francia delle Olimpiadi, dando una parvenza di spensieratezza, questo slancio è stato turbato, domenica scorsa, da una notizia: è morto ad Atene il principe Michele di Grecia. Per Point de Vue, per me, non era un principe, né un uomo come tanti.
Nato a Roma nel 1939, ultimo nipote sopravvissuto di Giorgio I, cugino di primo grado dello scomparso Duca di Edimburgo e della regina Sofia di Spagna, principe di Grecia e Danimarca, discendente dei Romanov e – tramite la madre, Françoise d’Orléans – della famiglia di Francia, Michele ha conosciuto tutto: lo splendore dei palazzi e dell’esilio, l’infanzia nel Marocco spagnolo e la frenetica New York degli anni ’80, la Parigi elitaria delle arti e le terre segrete dell’Oriente e delle Indie.
Orfano di padre a 1 anno, di madre a 14 anni, Michele aveva un’amicizia incrollabile con la cugina di primo grado, mia nonna, Monique d’Harcourt, figlia di Isabelle di Francia. Michy e Micky si raccontavano tutto, senza tabù, senza giudicare, con un umorismo a volte feroce e un’allegra complicità.
Storico di immensa cultura, zio Michele ha fatto rivivere personaggi illustri o poco conosciuti del passato con un brio e un’intimità che mai ritroveremo. Come medium, ha popolato il mio universo di nipote coi suoi fantasmi, gentili e meno gentili, di cui avvertiva la presenza nei luoghi più insoliti. Il suo appartamento di Parigi, in Rue de Poitiers, mi affascinava coi suoi tesori: icone maestose, mobili storici, dipinti di Marina, avvolti in quella nebbia di così particolare bellezza, anche le sue sculture bianche e dorate, mescolate a quelle della loro grande amica, Niki de Saint-Phalle.
Storia con la S maiuscola la sua, ma anche intreccio di aneddoti gustosi e piccoli pettegolezzi. L’immutabile ammirazione per Marina, l’immensa tenerezza per le figlie Alexandra e Olga, moglie di Aimone di Savoia Aosta, così come per i cinque nipoti. La voce inimitabile, resa profonda dalle ricchezze e dalle ferite della vita, dei suoi divertimenti, dei suoi fastidi, dei suoi entusiasmi. Le conversazioni in biblioteca – e in soffitta – della nostra casa nella regione di Tours, originate dal comune gusto per i libri antichi, dove chiacchieravamo sul vecchio divano rivestito di velluto color lampone. Il ricordo, infine, dei momenti magici condivisi in Messico, nei paradisi creati da un’altra leggendaria coppia della famiglia.
Zio Michele scompare e con lui se ne va un mondo. Un mondo senza eguali, che univa principi e re all’aristocrazia del talento, delle lettere, delle arti e di ciò che distingue soprattutto gli esseri umani: grandezza d’animo e generosità di cuore. Efcharisto*, zio Michele.
*In greco:”Grazie”.
(Point de vue, n. 3963)
Nota del traduttore: sono di Michele di Grecia i romanzi Sultana e La donna sacra; e la biografia L’imperatrice degli addii. Carlotta d’Asburgo dalla corte di Vienna al trono del Messico, tutti editi da Mondadori; L’ultimo zar, Silvana Ed., e il saggio Palazzi imperiali russi, edito da Fabbri