Verificandosi in Liguria, un evento porta con sé ancora una volta il seme di un inequivocabile segnale “ambientale”: un signore eletto dal popolo e non ancora “giudicato” da quest’ultimo, si è dimesso da Presidente della Regione.
L’ aborto politico è compiuto: da oggi il popolo locale (universitas personae) non ha più il potere di esprimersi nel merito politico verso quel determinato Uomo, senza la preventiva necessaria valutazione da parte della Politica, sia verso la Persona Umana (vale a dire, quella dignità che permea anche la sua esistenza), sia verso l’ Ufficio, per l’adempimento dei doveri di funzione che il popolo aveva chiamato a rivestire.
Se pensiero politico e giudizio politico non sono perseguibili, in concreto significa che le stesse ragioni dell’esistere politico vengono meno…
Siamo ancora in grado di comprendere il significato che scaturisce dall’asserzione? E soprattutto siamo in grado di proporre i rimedi concreti, da porre subito in atto, perché la coesistenza sociale sia restaurata nel significato primordiale ed originario della democrazia?
L’ambiente ligure è malato. Occorre subito un laboratorio politico di speranza: per la persona che verrà chiamata a rivestire la medesima funzione e che dovrà essere un supremo servitore di una presidenza novella innanzitutto umile e poi, nondimeno, di pensiero tanto concreto quanto generoso, con un programma brevissimo, chiaro e “non canterino”, senza bullismi di ogni tipo o promesse di magie ingannatrici.
Si propone cioè un vero “governo di esempio” anche per le res pubbliche, che guardano i gemiti, ormai universali, della democrazia rappresentativa. Si cerchi di pensare e di costruire una “infrastruttura” ben più importante di qualsiasi altra tenzone cantata. Uomini di coraggio, di fatica e di sacrificio per lo sviluppo della cittadinanza umana, ammalata da veleni mortali.
Pretendere che l’esercizio politico, l’amministrazione della cosa pubblica, coincida con una stretta moralità è solo ipocrisia, arma di ricatto, materiale per giudizi politici sommari. Poi, la magistratura. Da oltre 30 anni ha troppo potere, è un ordine autoreferenziale, che si perpetua sostanzialmente per cooptazione, senza controlli. Ma di che democrazia stiamo parlando? Mi vengono in mente le osservazioni de Michels e di Simone Weil…