Anche dalla maggioranza di governo si sono prese le distanze dal generale Roberto Vannacci nell’anno – che si compirà il 10 agosto – in cui un libro, Il mondo al contrario (Il Cerchio o autopubblicato su Amazon) l’ha reso prima autore, poi soggetto politico di prima grandezza. Il successo editoriale di Vannacci si è ora confermato con Il coraggio vince (Piemme).
Il successo del guerriero-pensatore ha messo in ombra i guru, ma non solo. Negli ultimi giorni Franco Cardini lo dice “ignorante”, nonostante le tre lauree, i due master post-universitari e le sette lingue parlate, e Marina Berlusconi prende a pretesto posizioni (anche) di Vannacci su normalità/anormalità per intimare al governo Meloni l’avviso di sfratto.
Vannacci, che ha spalle larghe in tutti i sensi, intanto, ha preso la via del Parlamento europeo forte di 562.000 preferenze che ha avuto dalle urne. È ora vice-presidente del gruppo dei Patrioti, oltre ad essere componente della commissione Esteri.
Onorevole Vannacci… O generale Vannacci?
“Generale. I parlamentari sono tanti, di generale al parlamento europeo ce n’è uno solo“.
Si sente isolato in questa assemblea?
“I Patrioti sono il terzo gruppo per numero: oltre ottanta deputati. E io dovrei sentirmi isolato?”.
Come giudica l’Unione Europea?
“Come l’espressione di un’Europa che non ci piace”.
Il suo programma in breve.
“Patria, famiglia, identità, tradizioni, ricchezza, benessere, sviluppo“.
Dunque?
“Sono un nazionalista, che ritiene che lo sviluppo economico sia imprescindibile al fine di garantire benessere a tutti”.
Nel primo parlamento europeo eletto dal popolo, quasi mezzo secolo fa, colpiva il sodalizio tra Pino Romualdi e Ian Paisley, resi complici dal parallelismo Alto Adige – Ulster.
“Era un altro mondo, quello della guerra fredda. Gli Stati erano più importanti di oggi. All’Europa degli Stati si è sovrapposta l’Europa delle banche e delle direttive. Io auspico l’Europa delle nazioni forti e dei popoli: a loro va restituita la speranza, lottando contro il sistema. La democrazia vale la pena di essere vissuta”.
I giovani vicini al Msi cantavano: “Democrazia, democrazia / è cosa vostra e non è mia”.
“Occorre riappropriarsi della vera democrazia. Oggi, invece, ci impongono le loro scelte facendoci credere che siamo noi ad averle operate. Guardi che cosa è successo alle ultime elezioni europee: il voto popolare si è spostato nettamente a destra e la Commissione Von der Leyen rieletta si è spostata a sinistra. Non solo, in un parlamento si implementa un ‘cordone sanitario’, che vorrebbe isolare una larga fetta di un elettorato. Che bella democrazia!”
Si vuole riformare anche la magistratura.
“La magistratura fa bene il suo lavoro: non escludo storture e prevaricazioni, ma ovunque ce ne sono. Tutto è perfettibile e, comunque, ogni organizzazione si deve adattare ai tempi. Si parla da decenni di riforma della magistratura, ma ancora nulla è stato fatto“.
La Nato ha quasi la stessa età della Costituzione italiana, ma resta un dogma.
“La Nato è sorta come un’organizzazione politico-militare a scopo difensivo e tale dovrebbe rimanere. Dogmatici sono certi Stati della Nato, quelli che armano l’Ucraina ad oltranza“.
La Nato era un’alleanza difensiva. Ora è uno strumento egemonico.
“Forse bisognerebbe tornare alle origini e porsi qualche domanda circa la vera funzione dell’Alleanza Atlantica. Gli Stati devono essere produttori di sicurezza se vogliono contare all’interno della Nato e quindi devono allocare le giuste risorse per una funzione fondamentale al vivere sociale. E’ la sicurezza a consentire le altre funzioni: salute, scuola, ricerca, libertà… I diritti costano…Non dobbiamo mai scordarlo”.
L’esercito europeo è…
“… Irrealizzabile: un mutuo supporto esiste già, con sinergie industriali e capacità complesse coordinate, va rafforzato nel senso della totale integrazione delle forze e dei sistemi”.
Irrealizzabile anche la tregua in Ucraina.
“A fine mandato, Jens Stoltenberg ha forzato la mano, interpretando posizioni che non sono espressione dei paesi membri. Le tregue sono sempre possibili, dipende da quanto si è disposti a spendere per esse”.
Perché Stoltenberg l’ha fatto?
“Perché ci sono Paesi che lo spingono e che, inevitabilmente, traggono vantaggio da questa situazione“.
E si nascondono dietro la prospettiva di una pace giusta…
“… Che non esiste. Mai esistita nella storia dell’umanità. Esiste la pace del vincitore, che ha debellato il vinto”.
Con Putin si può trattare?
“Si tratta. Come s’è fatto con Stalin”.
Lo spezzino se non altro ha le idee abbastanza chiare. Ma è tardi per riformare questo marasma.
E di fatto siamo una colonia, punto.
Si può essere colonia e conservare una dignità. Si può essere Tito di fronte a Stalin o i bulgari di fronte a Mosca…