C’è una particolare ragione per interessarsi alla grande giallista inglese Agatha Christie parlando degli Stati Uniti d’America e in specie del vocabolo negro oggi non da oggi considerato praticamente ovunque e comunque assolutamente dispregiativo.
Orbene, uno dei capolavori (il più venduto, per oltre centodieci milioni di copie, mentre il più rappresentato a teatro è Trappola per topi) vergati dalla inventrice di Hercule Poirot e di Miss Marple, il romanzo a noi noto come Dieci piccoli Indiani, quando pubblicato in Inghilterra nel 1939 a puntate sul Daily Express, si intitolava Ten Little Niggers, Dieci piccoli Negri, fra l’altro così riprendendo il primo verso di una filastrocca americana del 1868.
Uscendo negli Stati Uniti l’anno dopo, dal momento che il vocabolo nigger, in Europa neutro, colaggiù era considerato dispregiativo e non poteva essere usato, il testo venne proposto come … e poi non rimase nessuno, titolo dipoi (dal 1946) utile da Mondadori anche in Italia.
È nel 1977 che finalmente e definitivamente diventa indiano.
(Ancora nel 1967, peraltro, negro era tranquillamente detto e ripetuto dovunque da noi come bene rappresenta il doppiaggio di Indovina chi viene a cena, film americano di vero interesse e successo che nel 1967 affrontava la tematica dei rapporti razziali negli Stati Uniti).
Difficile determinare con esattezza il momento nel quale e dal quale – adeguandoci agli States, non ci è stato più consentito farlo. È questa una seria frattura generazionale.
Un prima e un dopo.
(Ricordo che ai miei tempi di giovane nuotatore, essendo il più forte in piscina del gruppo alto lombardo un ragazzone africano adottato da comaschi, faceva vanto affermare l’amicizia di un negro. Già le mie figlie, oggi sulla cinquantina, se da ragazze avessero sentito pronunciare dal sottoscritto tale espressione avrebbero mostrato la più grande riprovazione!)
Non riusciremo ad andare da nessuna parte fin quando ci saranno squadre con più stranieri che italiani nei posti apicali. Come fa a emergere un centravanti italiano, se si trova la strada sbarrata dai vari Vlaovich, Giroux, Milik, Lautaro, Sirxze, Osihmen, Lukaku, etc. Si dovrà cominciare a inserire solo giovanissimi calciatori italiani nelle squadre di serie A, almeno per un decennio e fregarsene dei risultati, per poter far maturare e individuare nuovi campioni con i fatti e non pompati dalle chiacchiere e dai vari interessi di procuratori, presidenti e sponsor
Vivo in un paese di lingua ispana ed ovviamente nero è negro. Però gli antichi documenti d’inizio ‘800, quando la schiavitù era vigente, differenziavano tra:
Morenos
Morenos libres
Pardos (mulatti)
E non facevano mai cenno a ‘negro’, che invece era usato nei Paesi anglo-parlanti, come gli USA.
Qui si usava ‘negro’ (ed ancora gli anziani lo usano) per designare un lavoratore manovale comune (lavori di fatica) di origine mediterraneo europea, sovente abbastanza scuro di pelle e capelli (talora per il ‘mestizaje con indios’).