Ogni anno, in questo periodo, a Mantova si svolge il Festival Letteratura. Nome altisonante per una manifestazione che, di anno in anno, diventa sempre più di richiamo. E, come ogni anno, appena viene presentato il programma mi ci fiondo famelica a studiarlo nella speranza che, almeno una volta, gli organizzatori mi stupiscano.
Niente! Non mi stupiscono mai. Ma questa volta, presa da un raptus di nervosismo e fastidio, ho interagito via twitter – ormai l’unico modo veloce per comunicare con certe “entità” – complimentandomi per la scarsa fantasia, diciamo così. Il @festletteratura ha risposto dicendo che “ci sono 404 autori, la maggioranza ospite per la prima volta”. Credo si siano sentiti in obbligo di rispondere più per la sottolineatura che Pietrangelo Buttafuoco, rispondendo al mio tweet, faceva riguardo al mio stupore dicendo che “Erano più pluralisti i Littoriali”. D’altronde, come dargli torto?
Basta scorrere il programma di quest’edizione (solo di questa!) per accorgersi che, gli ospiti, sono sempre gli stessi e si ripetono di anno in anno. Magari saltano un giro, ma sempre quelli sono e sempre dalla stessa appartenenza politica vengono. E quindi Roberto Saviano e Carlo Freccero, Corrado Augias e Stefano Rodotà, Michela Murgia e Michela Marzano e Alessandro Bergonzoni, Paolo Giordano e Marcello Fois. E, in ordine sparso, Odifreddi, De Silva, Cacciari e il monumento Dacia Maraini. E poi Roberto Vecchioni e Gianni Clerici, di cui, peraltro, abbiamo amato profondamente le telecronache satirico-tennistiche in coppia con Rino Tommasi. E lui, Beppe Severgnini! Ora, la scrivente ha letto e apprezzato, per vicinanza di cuore, tutta la serie di libretti su “Interismi” ed “Eurointerismi”, ma se Severgnini è letteratura, Buttafuoco (e dico un nome a caso che manca sempre in certe manifestazioni letterarie) cos’è? Ha detto bene Alessandro Gnocchi del Giornale, sempre nella stessa interazione twitter: “con le debite eccezioni (questi festival) da tempo sono un caso di conformismo non di vivacità culturale”.
Ora, io non so di chi sia la colpa e se di colpe si debba parlare. Proprio qui, su Barbadillo, giorni fa Mario Vattani ci esortava a ripartire dal linguaggio dell’arte e della cultura. Perché un Paese, al di là delle ideologie, si forma sulla cultura.
P.S.: Tranquilli, a Mantova non ci saranno Concita De Gregorio o Natalia Aspesi (non quest’anno), ma non mancherà Lella Costa! Poteva mancare?