Giorni fa un servitore dello Stato in attività di servizio, che aveva giurato fedeltà alla Repubblica, affermava che il Presidente della Repubblica “ … non è il mio Presidente, non l’ho votato…”.
Il servitore in questione sarebbe, a quanto pare, un sottufficiale dei Carabinieri, gloriosa arma che nel tempo si è sempre distinta per attaccamento al servizio, lealtà e fedeltà alle istituzioni. Moltissimi sono i caduti in servizio e molti addirittura coloro che hanno offerto la propria vita per altri, certamente non verificando prima se questi fossero della loro parte o la pensassero come loro.
“Nei secoli fedele” è il motto dell’Arma ma a questo punto sorge spontanea la domanda: fedele a chi? Il militare forse si è dimenticato del giuramento prestato individualmente “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina e onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”
Tra le istituzioni che la Costituzione annovera c’è la figura del Presidente che “rappresenta l’unità nazionale”, ovvero tutti gli italiani. Se non a loro a chi?
I costituenti tolsero allo “stomaco” del popolo l’elezione diretta del Presidente. Per questo motivo la sua elezione deve avvenire a maggioranza qualificata del Parlamento, cosa che obbliga tutte le forze politiche a trovare un punto di accordo: il Presidente deve essere l’espressione di una sintesi da parte delle forze politiche di maggioranza e opposizione. Ed è per questo motivo, ci auguriamo, che esso sia la figura istituzionale che stabilmente raccoglie le maggiori simpatie, anche trasversali, tra tutti i cittadini e nel quale la maggior parte di questi ripone fiducia.
Un presidente di tutti non è il presidente di una parte; quest’ultimo non rappresenta certamente l’unità nazionale.
Quindi, con la sua risposta inopportuna, certamente non disciplinata e altrettanto non onorevole, il servitore dello Stato (che a questo punto possiamo considerare solo il servitore di una parte di esso!) ha reso evidente che il disegno di legge per arrivare ad eleggere direttamente dal popolo a maggioranza una figura di garanzia (di tutti) va esattamente nella direzione opposta.
Un Presidente eletto a maggioranza degli elettori, non sarà mai e poi mai rappresentativo dell’unità nazionale ma soltanto di una parte.
Vogliamo che i servitori scelgano chi servire?
Provo a trarre le conseguenze dal ragionamento di Apium. Dunque il presidente degli USA e di quei paesi che prevedono l’elezione diretta del capo dello stato non rappresenterebbe l’unità nazionale. Il che è storicamente e giuridicamente falso. Osservo che chiunque venga eletto presidente non può che spogliarsi dall’essere di una parte e assumere una funzione nazionale. Tant’è vero che la costituzione americana prevede l’impeachment e quella italiana all’art 90 Cost. la messa in stato di accusa qualora il presidente venga meno ai suoi doveri costituzionali. In secondo luogo, l’elezione da parte di un gruppo ristretto, i parlamentari cioè, non offre maggiori garanzie di imparzialità , anzi apre la strada a compromessi, intrighi e manovre tra maggioranza ed opposizione. È il vecchio vizio d’ogni parlamentarismo e in particolare della democrazia rappresentativa. Invero se dovessimo seguire il ragionamento di Apium fino in fondo dovremmo optare per la monarchia anziché per la repubblica.