Riesce difficile bere la storiella che la destra o il mondo “moderato” non produca italiani illustri. Se leggiamo il nome di Claudio Abbado, ci viene subito alla mente l’italianità raffinata di Riccardo Muti e i conti non tornano. Ma al Quirinale lo sanno bene e hanno scelto, magari, pensando a scenari che gli italiani conosceranno nelle prossime settimane…
La querelle sul poker di senatori a vita nominati da Giorgio Napolitano ha esaltato politici di destra e per reazione commentatori di sinistra. Anche Michele Serra, editorialista di “Repubblica”, pur evitando di ammettere il “pizzico” di partigianeria del Colle, pone l’attenzione su come l’orientamento politico dei nominati sia prevalentemente di sinistra e prova a darsi una risposta: “Ma questo rimanda a una annosa, penosissima questione, che è la gran fatica con la quale “la destra”, genericamente intesa, produce i suoi intellettuali, i suoi artisti, i suoi personaggi illustri. (…) è più serio e proficuo registrare l’enorme difficoltà che avrebbe qualunque presidente italiano nello scovare e nominare senatori a vita francamente di destra”.
Sorvolando sulla chiosa finale di Serra sulla Santanchè e su Berlusconi, verrebbe da replicare che gli italiani illustri non sono di destra o di sinistra, sono semplicemente icone patriottiche, simboli nei quali si dovrebbe riconoscere la stragrande maggioranza del popolo tricolore. Quando manca questa naturale immedesimazione, spesso c’è un marchiano squilibrio.
Napolitano ha scelto quattro nuovi senatori (possibili puntelli a Palazzo Madama di maggioranze inedite?): avrebbe dovuto utilizzare nella selezione maggiore pluralismo culturale. Oltre al filone della sinistra intesa nel senso più ampio (laica socialista scientista democratica o comunista), in Italia ha pari dignità l’area cattolica solidarista, quella liberale e quella della destra conservatrice o postmissina. Fuori i nomi? L’ambasciatore e storico Sergio Romano,il filosofo Giovanni Reale, gli storici Franco Cardini e Vittorio Messori, il campione di calcio Gigi Riva, l’attore Adriano Celentano, il regista Franco Zeffirelli, lo studioso Marcello Pera…
Poi c’è il nodo irrisolto del rapporto tra destre politiche e cultura, tra una parte dell’Italia tendenzialmente maggioritaria e la propria minorità conclamata nel mondo delle arti, dei media, del cinema e delle accademie universitarie: le ragioni di questo stato sono innumerevoli, meritano un approfondimento ad hoc su Barbadillo, e non sono solo da addebitare all’occupazione gramsciana delle casematte da parte della sinistra. Individualismo sfrenato e disprezzo dei percorsi intellettuali e delle riflessioni comunitarie hanno contribuito all’attuale desertificazione dello spazio pubblico (ristretto) delle culture delle destre.