Erano reduci di una guerra perduta, reprobi nella propria patria per la quale avevano combattuto per quattro anni. Tornati dal fronte della prima guerra mondiale, migliaia di soldati tedeschi si aggregarono in unità militari, chiamate Corpi Franchi (Freikorps), sotto il comando di prestigiosi comandanti che volevano difendere i territori dell’Alta Slesia e della Ruhr occupati dall’esercito francese per contrastare la spoliazione dei territori tedeschi. Questi uomini, reduci dal fronte, nonostante la sconfitta erano portatori di una volontà di rinnovamento e di affermazione di una nuova Germania. Come per i reduci italiani, anche i reduci dei Corpi Franchi pretendevano di affermare la propria visione del mondo per costruire un nuovo ordine e per riaffermare una visione del mondo spirituale che superasse le imposizioni delle democrazie liberali che imposero a Germania e Austria un trattato di pace che indeboliva e umiliava le due nazioni. I Corpi franchi contribuirono a difendere i territori, i confini, a contrastare le rivolte spartachiste e comuniste.
Chi erano? Cadetti declassati dal diktat, studenti che volevano partecipare alla nascita di una nuova Germania, giovani uomini che sfidavano il destino mettendo sul piatto della bilancia la propria vita. Fra questi Ernst von Salomon ebbe un ruolo di primo piano. Non solo per le azioni alle quali partecipò, fra cui l’attentato mortale a Walther Rathenau, ma anche per i libri che scrisse, che segnarono un’epopea registrando un grande successo. Esponente della frazione nazionalrivoluzionaria del movimento intellettuale detto Rivoluzione conservatrice, non aderì al nazionalsocialismo. L’aspetto importante di questi militanti reduci della guerra, i Corpi franchi, era la fedeltà alla consegna, il richiamo all’ordine militare, la fedeltà agli ideali, l’essere “soldati politici” che univano dono di sé e spirito militante.
La casa editrice Oaks ha pubblicato un libro curato da Antonio Chimisso, I soldati perduti. Un’antologia di brani di von Salomon (un saggio e due racconti) che esprime meglio di tanti studi la visione del mondo dei Freikorps, definiti e autodefinitisi “lanzichenecchi”, pronti a morire e a combattere contro l’esercito francese e contro i comunisti senza temere il destino avverso. Una guerra civile dura, pesante, che aveva come scopo la ricostruzione della Germania su nuove basi. Non un atteggiamento revanscista ma l’affermazione del proprio modo di vivere secondo i propri costumi e leggi nella difesa della identità nazionale. La ricerca della nazione era il discrimine fra sciovinismo, patriottismo e nazionalismo. I primi due erano espressione delle democrazie borghesi del XIX secolo mentre essere nazionalista significava far proprio un “radicale spirito rivoluzionario”, affermare se stessi nel nome di una comunità. Per dirla con von Salomon, “si vide nella guerra un sacro destino, una verifica della propria fortuna, si credette di veder emergere dalle tempeste minacciose una forza purificatrice, inviata perché si diventasse assolutamente consapevoli dell’immutabile essenza della germanità”.
Il primo capitolo dell’antologia si intitola I soldati perduti. Von Salomon lo scrisse per un’opera collettanea curata da Ernst Juenger sul tema “la guerra e il guerriero”. Saggio interessante per capire nascita e spirito dei Corpi Franchi. Seguono due racconti, L’assassino, sulla visione antiborghese e Senta, sul senso del dovere e della fedeltà alla parola data. Racconti creati con una scrittura limpida, semplice e profonda.
Chiude il libro un resoconto di von Salomon della visita che fece a Wilflingen all’amico Ernst Juenger che non vedeva da venticinque anni. Un incontro fra vecchi camerati, fra nazionalrivoluzionari, che è anche una riflessione sull’opera dei due autori. Un libro da non perdere.
Ernst von Salomon, I soldati perduti, Oaks ed., pagg. 144 (con tavv. f.t.), euro 15,00 (ordini: oakseditrice.it)
Assolutamente da non perdere .
Bravo Antonio