Frequentavamo le scuole elementari e, assaporando le prime nozioni del mondo, cimentandoci nello studio della Geografia, fummo attratti da due isole, l’una vicina all’altra. Anche se di dimensioni differenti, pensammo si trattasse di due isole sorelle viste le forme pressoché simili e la distanza ravvicinatissima; due isole, una maggiore l’altra minore. Fu così che facemmo conoscenza della Sardegna e della Corsica.
Il nostro castello, edificato in modo ingenuo ed immaginario, crollò quando la maestra ci spiegò che, in realtà, quelle isole erano una italiana, l’altra francese. Facendo parte dell’Italia, della Sardegna noi scolari dovevamo conoscere bene tutto… sì proprio tutto di quell’isola che avevamo “battezzato” sorella maggiore dell’altra, cioè della Corsica. Di quest’ultima, territorio francese, dovevamo saperne poco se non che Ajaccio, il capoluogo, aveva dato i natali a Napoleone Bonaparte, grande personaggio storico.
Eppure, con il trascorrere del tempo, per passione storica venimmo a sapere che la Corsica era stata dapprima italiana e, in seguito, francese. Conoscemmo perfino degli italiani che si erano battuti per un ritorno della Corsica all’Italia. Vogliamo qui ricordare, in particolare, Giuseppe Mastroserio (1913-2007), che nel 2004, novantunenne, dedicò una biografia all’Amico irredentista còrso «Petru Giovacchini (1910-1955). Un patriota esule in patria» (Proto editore, Bari).
Gioacchino Volpe (1876-1971), storico insigne, ha dedicato alla Corsica vari scritti giungendo a pubblicare, nel 1939, per l’Istituto per gli studi di politica internazionale, una «Storia della Corsica italiana». Curato da Paolo Mathlouthi, la «Storia della Corsica italiana» di Volpe viene oggi riproposta dalla Oaks Editrice.
Una precisazione è d’obbligo. Se qualcuno pensa di trovarsi dinnanzi ad un’opera di chiara rivendicazione nazionalista, può fare a meno di leggere il libro anche perché, da accademico rigoroso quale è stato, Volpe non era dedito a facili apologie ed a battimani di convenienza. L’opera si basa su una serie di ricerche, saggi ed articoli che lo storico ha dedicato nel tempo all’argomento.
Partendo dal ruolo giocato dagli Etruschi, che trassero la Corsica dall’isolamento dandola in dote alla italianissima Toscana e, quindi, ed alla “pre-Italia”, nonostante le invasioni patite dall’isola, Volpe documenta, in base agli eventi verificatisi, l’italianità della Corsica. Ma perché la Corsica è terra di Francia?
Bisogna risalire all’epoca – metà del Settecento – in cui, facendo parte della Repubblica di Genova – altra realtà “pre-Italia” – in Corsica divampò una protesta sociale. Grazie ad un’abile manovra dello statista francese Étienne-François duca di Choiseul (1719 -1785), la Francia, che non aveva mai avuto alcun tipo di legame con la Corsica, riuscì a sfilare l’isola alla Repubblica di Genova. Étienne-François, fine ed accorto uomo di Stato, circuendo Genova, assurse a novello soccorritore della Repubblica in difficoltà, chiamato ad intervenire in Corsica per ristabilire l’ordine. È nota e risaputa la favoletta dei “liberatori” di professione chiamati a salvare i popoli in difficoltà: l’intervento “liberatore” alla fine si trasforma in conquista e, successivamente, in occupazione permanente…come la Storia insegna…
Tutto ciò non sfuggì a colui che assurgerà a Padre della Patria còrsa, Pasquale Paoli (1725-1807) che, pur contestando la politica di Genova sull’isola, intuì che quello francese sarebbe stato solo un dominio; preferì la sconfitta e l’esilio al compromesso con la Francia conquistatrice ed occupante. Da non tralasciare, dello studio di Volpe, un altro aspetto oggi ai più sconosciuto: il contributo dei còrsi al Risorgimento italiano. Citando le fonti, il noto accademico sublima i tanti «volontari còrsi, disposti ad andar a combattere nelle pianure italiane per la libertà e per l’indipendenza italiana» non dimenticando «que Rome, que l’Italie fut la Patrie de leur pères».
In conclusione, non era poi così immaginario il castello costruito dai noi fanciulli riguardante le due isole sorelle, considerato che:
«la Sardegna e la Corsica sono depositarie di una storia comune e di condizioni geografiche che uniscono i due popoli, uniti da un comune destino, con evidenti punti di incontro su basi linguistiche, culturali e di organizzazione socio economica».
Non è uno scritto di Gioacchino Volpe quello sopra riportato, ma una premessa ad una «Dichiarazione di Intenti Sardegna-Corsica Patto Nuovo tra due isole Sorelle Mediterraneo» sottoscritto nel 2016 ad Ajaccio, fra presidente della Collettività Territoriale, Còrsa Gilles Simeoni, ed il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Francesco Pigliaru.