
La settimana trascorsa si è aperta con un acceso dibattito diplomatico tra Stati Uniti e Cina. Al centro della contesa vi era la piccola isola di Taiwan, potenza tecnologica mondiale che produce il 60% dei semiconduttori del mondo e che, inoltre, è al centro di un corridoio marittimo in cui transitano la metà delle merci del pianeta. Dopo cinquant’anni di ambiguità strategica, il leader statunitense Joe Biden, in una conferenza stampa a Tokio con il premier giapponese Kishida, si è detto pronto a intervenire se la Cina dovesse occupare Taiwan. Pechino, dal canto suo, risponde a Washington affermando che non esiste potenza al mondo in grado di proteggere l’indipendenza di Taiwan dalla sconfitta e avverte gli Stati Uniti di non giocare col fuoco, se non vogliono rimanere bruciati. In questo scenario, Taiwan sembra essere decisamente più importante dell’Ucraina nello scacchiere mondiale. Ma al centro dell’attenzione collettiva, per adesso, continua a permanere proprio l’Ucraina. A Mariupol, i duemilacinquecento combattenti del Battaglione Azov si sono arresi sotto l’ordine del presidente ucraino Zelensky.
Il processo per i militari dell’Azov
Il capo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, il filorusso Pushilin, ha dichiarato che i soldati usciti allo scoperto dalle acciaierie Azovstal saranno processati in tribunale e annuncia un primo processo nella stessa Mariupol, al quale saranno invitati i rappresentanti dei paesi stranieri, anche occidentali. Mosca ha fatto girare alcuni video di perquisizioni ai danni dei militari arresi. Controlli eseguiti per verificare i sospetti del Cremlino, ossia che tra loro ci sono nazionalisti di estrema destra. Dalle parole di Slutsky, negoziatore russo e capo della commissione per gli affari internazionali della Duma, è emersa la possibilità di uno scambio tra prigionieri ucraini e l’oligarca filorusso vicino a Putin, Medvedchuk, catturato in un blitz dagli 007 di Kiev. Mosca, però, smentisce questa possibilità e il portavoce russo Peskov spiega che lo scambio non è possibile poiché Medvedchuk non è un militare. Se i russi minacciano processi in tribunale, gli ucraini li attuano. È stato condannato al carcere a vita il sergente Vadim Shishimarin, accusato di aver ucciso un passante sessantaduenne che, disarmato, parlava al cellulare mentre era in biciletta nel villaggio di Chupakhivka, nella regione di Sumy, lo scorso 28 febbraio. Il “soldato bambino”, così è stato rinominato a fronte dei suoi ventuno anni, si è difeso spiegando che non voleva uccidere e che quello di sparare era un ordine più volte ripetuto da un superiore. Ha chiesto perdono alla vedova ma i giudici non hanno ritenuto sincero il suo rimorso.
I porti del Mar Nero
La Russia minaccia di non riaprire i porti del Mar Nero se non verrà privata delle sanzioni, una minaccia inaccettabile a detta di Kuleba, il Ministro degli Esteri ucraino. Secondo fonti ucraine, i russi stanno rubando il grano e sono stati avvistati trenta tir contenenti cereali in Crimea. Bruxelles accusa Mosca di aver bombardato i granai di tutto il paese e la Cnn mostra video di droni e immagini satellitari in cui si vedono navi del porto di Sebastopoli caricare il grano. Ventisette milioni sono le tonnellate di grano bloccate nel porto di Odessa e l’Europa tenta la via su rotaie. È giunto in Lituania, passando per la Polonia, il primo carico di frumento che verrà esportato attraverso i porti del baltico. L’ipotesi è quella di far transitare millecinquecento tonnellate al giorno. Un flusso inferiore a quello via mare ma l’unico possibile per scongiurare una crisi alimentare senza precedenti che, secondo i dati ONU, rischia lasciare senza cibo quattrocento milioni di persone, soprattutto nei paesi africani. Secondo Putin le sanzioni stanno rafforzando l’economia russa ma il Cremlino si lamenta del sequestro dei beni ai danni degli oligarchi russi, affermando che si tratta di un vero e proprio furto. Putin ha annunciato che nessun poliziotto globale potrà contrapporsi a quei paesi che vogliono perseguire una politica indipendente. Il significato nascosto di questa frase è la volontà di accaparrarsi le repubbliche del Donbass, di russificare i territori e di ricongiungere la Russia alla Crimea, chiudendo all’Ucraina l’accesso al mare. Sul piano di pace inviato a Mosca dall’Italia, il Ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha contraddetto l’ex presidente Medvedev dichiarando che al Cremlino non è mai stato recapitato alcun piano e si è detto rammaricato per ciò di cui è venuto a conoscenza tramite i media perché, secondo il suo parere, il piano in questione è stato redatto da politologi locali che si basano sulle notizie ucraine e non da diplomatici seri. Lavrov ha aggiunto che boccia il possibile accordo bilaterale tra Kiev e Mosca per spartirsi Donbass e Crimea, di cui si cita una probabile autonomia purché non contrasti con la sovranità di Kiev.
Il colloquio Draghi-Putin
In una conferenza stampa, il premier italiano Draghi ha annunciato di aver avuto un colloquio telefonico con il presidente Putin durante il quale lo ha invitato a sbloccare le navi cargo contenenti il grano. Draghi non ha visto spiragli di pace nelle parole di Putin, il quale ha assicurato che dalla Russia continuerà la fornitura di gas all’Italia, anche se questo vale per tutti i paesi europei tranne che per la Svezia e la Finlandia, per un breve lasso di tempo, in seguito alla loro entrata nella NATO. Quello di Draghi è stato un tentativo che, come egli stesso ha detto, si è sentito in dovere di compiere per cercare risolvere la grave situazione della crisi alimentare. In seguito, il premier italiano ha parlato telefonicamente con Zelensky proponendogli un piano per liberare le navi cariche di grano. Piano in cui gli ucraini dovrebbero sminare il porto di Odessa e i russi non dovrebbero attaccare, portando avanti uno spirito di collaborazione dettato da una fiducia reciproca che, però, adesso manca. Intanto è in atto uno scambio di accuse tra Kiev e Mosca sulla questione mine, nella quale gli ucraini affermano che i russi ne hanno piazzate cinquecento galleggianti davanti al porto di Odessa. Il leader ucraino ha chiesto al nostro presidente ulteriore sostegno militare e Draghi gli ha promesso che arriverà assieme a quello degli altri partner europei. La Cnn ha comunicato che gli Stati Uniti sarebbero pronti a inviare in Ucraina sistemi missilistici a lungo raggio, che possono colpire sino a trecento chilometri di distanza. Lavrov risponde a questa ipotesi minacciando una temibile escalation nel caso in cui la Russia dovesse essere colpita e afferma che l’Occidente ha sfidato i russi anche nella cultura e nello sport, ma è certo del fatto che i piani della NATO falliranno. Secondo Biden, invece, la Russia sta cercando di spazzare completamente via la cultura ucraina ed è un dato di fatto che Mosca ha deportato duecentotrentamila bambini, come soggetti russi da riabilitare. In una conversazione telefonica con il cancelliere austriaco Nehammer, come ha detto anche a Draghi, Putin ha dichiarato una follia quella di attribuire al proprio paese la responsabilità della crisi alimentare, affermando che sono le sanzioni verso Mosca a favorire la crisi in atto. Il premier russo nega anche la colpevolezza per il fallimento dei negoziati, dicendo che è Kiev a ostacolarli.
I morti del conflitto nell’Est Europa
A inizio settimana la procuratrice Iryna Venediktova ha tracciato un bilancio: quattromilaseicento civili uccisi dall’inizio del conflitto, di cui duecentotrentadue bambini. Da lunedì prossimo a Kherson, sotto il controllo militare russo, entrerà in vigore la doppia valuta: il rublo e la grivnia ucraina. Inoltre, Putin ha firmato un decreto che semplifica l’acquisizione della cittadinanza russa per gli abitanti di Zaporizhzhia, ancora sotto assedio, di Kherson e anche di Mariupol. Nel frattempo, i russi stanno esaurendo i colpi e sono passati all’uso di armi non convenzionali e ordigni artigianali: come vecchi fusti di petrolio del valore di duecento dollari l’uno, riempiti di esplosivo e ferraglia e lanciati dagli aerei. Mosca sta subendo ingenti perdite, tante quante quelle rimediate in dieci anni di conflitto in Afghanistan. Durante le operazioni di sminamento sono stati rinvenuti duecento corpi sotto le macerie di un grattacielo e a Kiev sono state scoperte dieci fosse comuni. Un attacco missilistico a Kharkiv ha causato sette decessi, tra cui un bambino, e diciassette feriti. Nel novantatreesimo giorno di guerra le bombe sono giunte a Dnipro, dove un missile ha abbattuto una caserma della guardia nazionale provocando dieci morti e trentacinque feriti, tutti militari. Il missile viaggiava assieme ad altri due suoi simili che non hanno centrato i bersagli programmati e provenienti da oltre confine, da Rostov. Severodonetsk, città con oltre centomila abitanti, è ormai deserta ed è accerchiata dalle forze di Mosca, come afferma il governatore della regione di Lugansk, il quale svela che gli ucraini controllano solo il 5% del territorio della regione rispetto al 10% di una settimana fa. Il sindaco di Severodonetsk annuncia che dall’inizio dell’invasione la guerra ha causato millecinquecento vittime ma assicura anche che dodicimila soldati ucraini continuano a opporre una strenua resistenza in città. I russi insistono per conquistare Soledar, cittadina di importanza strategica perché attraversata da quella strada che porta i rifornimenti a Severodonetsk e che si trova sulla collina, luogo dal quale sarebbe più semplice prendere Bakhmut. A Lisichansk centocinquanta civili seppelliti in un’unica fossa, settanta corpi trovati sotto le macerie a Mariupol e nove civili deceduti a Kharkiv. Novantaquattro obiettivi civili abbattuti in neppure ventiquattro ore, quaranta solo nel Donbass.
Mariupol piena di mine
Milleduecento le mine disinnescate a Mariupol dai russi, dalla spiaggia sino ai viali dell’acciaieria Azovstal. Il capo dell’intelligence ucraina, Budanov, ha dichiarato che due mesi fa Putin è scampato a un attentato ma Mosca smentisce. Una cosa, però, per Budanov è certa: la guerra si protrarrà sino al 2023.
Molto interessante
https://www.ilgiornale.it/news/cronache/pensate-davvero-che-saprebbe-rampini-smonta-tesi-orsini-2038565.html
La Russia era militarmente il Paese più forte d’Europa anche ai tempi di Napoleone. Poi gli Zar successori di Alessandro I hanno ampliato sempre più il territorio (che arrivò a comprendere informalmente anche la California, oltre l’Alaska). Bisogna fare di necessità virtù. Sbagliatissimo, per me, appoggiare quel cialtroncello di Zelenski. E farci manovrare da quei fessi nordamericani. L’Ucrania è quasi sempre stata russa. Ma chi se ne frega, in fondo, dell’Ucrania… Rischiare l’olocausto nucleare per le bizze slave? Ci hanno educati all’edonismo ‘panciafichista’ soprattutto dopo il 68? Tutti. E sappiamo che le sanzioni sono un suicidio. Bene, vogliamo l’aria condizionata accesa, non un castigo per Putin… Tanto meno fare un favore allo Zio Sam ed al loro maledetto ‘Destino Manifesto’. Chi li ha chiamati gli americani in Europa? Gli inglesi nel 1916? Bene, allora se la veda Boris…Siamo coerenti. Nessuno vuole più arrivare ‘nudo alla meta’, magari pure incenerito en passant da un’atomica. Ammesso che anche allora qualcuno prendesse sul serio il nostro duce e lo volesse…Mourir pour le Donbass? No! Amen.
La Nato può far incaxxare la Russia, non ridimensionarla, a meno di una guerra atomica…
Sto’ totalmente con il Prof.Orsini, sentirlo in TV mi delizia,ora pure Michele Santoro ha preso una linea condivisibile ed è qualcosa che si sta’ sviluppando in prospettiva futura.Questo personaggio non si espone per qualche bagatella veniale, è personaggio da battaglia..
Intendevo dire da battaglia politica..Ripeto da battaglia politica, lungi da me spaventare verginelle da tastiera.