La Ferrari era tornata dalla Florida con la pole position di Leclerc e un doppio podio, Leclerc-Sainz, alle spalle di Verstappen: nell’insieme, vista l’evoluzione del Gran Premio, a Maranello il bicchiere appariva molto più che mezzo pieno.
La Ferrari e la massimizzazione del risultato
La squadra italiana si era presentata in Florida portando “piccoli aggiustamenti” aereodinamici e di motore, per quanto quello di Miami (come per altro particolare era stato il fine settimana di Imola) fosse un tracciato atipico, non permanente, molto “sporco” sulla carreggiata al di fuori dell’ideale (e unica) traiettoria; per non parlare poi della curva 17, a più riprese riasfaltata durante la tre giorni.
La pole position di sabato aveva illuso ma la domenica Verstappen è uscito in tutta la sua forza e ad impressionare non sono state solamente le velocità di punta.
L’unica critica accennabile è che forse in Ferrari avrebbero potuto assumersi il rischio di montare gomme nuove (magari Soft) a Leclerc, appena annunciata la neutralizzazione, così da mettere maggiormente sotto pressione il rivale o magari giocarsela alla ripartenza; tuttavia, dall’analisi delle comunicazioni radio tra Leclerc e il muretto è emersa la mancanza di tempo materiale, nel momento in cui usciva in pista la Safety Car, per poter effettuare la sosta in sicurezza (sosta che a quel punto si sarebbe dovuta effettuare con un giro di ritardo) e senza sprofondare in classifica.
Tra DRS, motori e curve lente
Soprattutto sulle nuove vetture 2022, con le quali è meno difficile rimanere in scia e sulle quali proprio per questo il DRS ha una maggiore importanza, le velocità di punta (leggasi la potenza del motore) assume un ruolo fondamentale, giacché la tendenza è quella di vidimare su ogni pista due, tre zone in cui usare l’ala mobile.
Eppure, dati alla mano, la superiorità della Red Bull durante il Gran Premio non si è limitata ai rettifili ma si è espletata nelle curve lente (11, 12, 13, 14, 15 e 16), guidate, del settore centrale che richiedevano precisione in inserimento e trazione in uscita; proprio sfruttando la trazione in uscita dalle ultime due curve, la 18 e la 19, Verstappen ha preparato la migliore accelerazione che gli ha consentito di prendere la scia e di scavalcare Leclerc per prendersi il primato della gara, al giro 9.
Da parte sua, la RB18 è riuscita a mantenere il corretto funzionamento degli pneumatici nella perfetta finestra termica, mentre Leclerc riscontrava un decadimento maggiormente repentino sull’anteriore (con le medie), già nel primo stint.
L’olandese poi ci ha messo tanto di suo, a maggior ragione non essendo riuscito a lavorare linearmente sul passo gara nelle libere: conquistata la testa, mai più lasciata se non per la girandola delle soste, Verstappen ha gestito senza grandi affanni, controllando pure nelle ultime tornate, quando Leclerc si era fatto nuovamente sotto.
La chiave affidabilità
L’altro grande fattore di questo 2022, lo si è ripetuto a più riprese, resta l’affidabilità, settore nella quale la Red Bull ha già avuto più di un problema; a farne le spese, nella tappa americana, è stato Perez, sebbene solo parzialmente.
Proprio quando il distacco da Carlos Sainz era inferiore al secondo, il messicano ha accusato un problema ad un sensore che per poco non lo costringeva al ritiro e che gli sarebbe costato circa sette secondi in due giri, perdendo la possibilità di battagliare con lo spagnolo nel momento migliore; prontamente risolto con un reset (ma si è calcolata una perdita di circa 30 CV, quantificabili in cinque decimi al giro), alla fine l’11 si è dovuto accontentare del quarto posto.
Un solido Sainz
A proposito di Sainz: il 55 è stato criticato per la timidezza in partenza, nonostante alla fine sia arrivato il podio.
Al netto dei problemi di Perez, che pure nel finale poteva contare su gomme medie nuove, montate a differenza del ferrarista sotto Safety Car, questi non possono certamente sminuirne la domenica.
Archiviato il doppio ritiro di Melbourne e Imola, il suo terzo posto ha assunto un maggiore valore alla luce del fatto che abbia corso con problemi al collo (conseguenza dell’incidente alla curva 14 nelle FP2) e senza poter bere; per di più, nell’unico momento in cui è stato attaccato dall’avversario messicano, con una frenata ritardatissima, Sainz ha fatto la cosa migliore, incrociandone la traiettoria e restituendogli il favore in accelerazione.
E ancora, probabilmente nulla sarebbe cambiato con una partenza diversa; fuor dubbio, senza ingaggiare battaglie col poleman e compagno di squadra Leclerc, Sainz ha frenato molto presto.
Se però da una parte è indubbio che Verstappen abbia saputo rischiare, forzando la linea esterna della prima staccata, in una dinamica molto simile al Messico, lo scorso anno, d’altro canto bisogna aggiungere che è nello stile di guida dello spagnolo tendere leggermente ad anticipare l’inserimento, a differenza del compagno Leclerc, che invece aggredisce i cordoli, sfruttando ogni millimetro di pista.
In ogni caso, questi punti sono pesantissimi, in attesa degli importanti aggiornamenti che dovrebbero arrivare nella prossima tappa di Barcellona: a tal proposito, in una Monza blindatissima, la scorsa settimana Leclerc ha girato, sfruttando al massimo i 100 chilometri che la FIA concede a beneficio delle riprese pubblicitarie.
Il monegasco avrebbe provato ben due specifiche diverse di ala posteriore, quella da più alto carico, prevista per Barcellona ma soprattutto quella scarica, da portare in gara sulle piste più veloci.