Fuoco e destino:
manifesto del prometeismo
1 L’ASSALTO AL CIELO
Il fuoco della tecnica è oggi usurpato da un sistema di potere che si dice progressista ma è in realtà bigotto, superstizioso e stagnante. Per tecnica intendiamo non solo l’insieme delle pratiche e dei saperi legati alla scienza, ma anche il complesso degli atti politici, estetici, religiosi, sociali con cui l’uomo ha storicamente compreso e trasformato il mondo, l’opera generale di mobilitazione totale della realtà oggi misconosciuta, rimossa e condannata. In questo Olimpo decadente, gli dèi estenuati della civilizzazione umanista, egualitarista, liberale custodiscono una fiamma di cui hanno perso consapevolezza e di cui non sostengono nemmeno più la vista. L’assalto a questo cielo plumbeo in funzione della liberazione del fuoco è ciò che noi chiamiamo Rivoluzione Prometeica.
2 EUROPA AVANGUARDIA
La tecnica ha una portata sia universale, sia particolare. La convivenza con tale scintilla di innovazione e creazione accompagna l’uomo da sempre e ovunque, essa è anzi ciò che l’essere umano ha di specifico rispetto agli animali. Tale portato è stato tuttavia declinato in maniere assai differenti nelle varie culture: alcune, pur non potendo impedire l’uso della tecnica, l’hanno circondata di interdetti, tabù, condanne morali e narrazioni inibenti. Altre, invece, ne hanno accettato orgogliosamente la sfida. Il nome della terra in cui il fuoco della tecnica ha bruciato con più splendore è: Europa. Il prometeismo riconosce e rivendica tale tratto culturale, pur senza fondare su di esso alcuna presunta gerarchia morale universalmente valida.
3 ACCELERARE PER NON MARCIRE
Risolutamente rivoluzionario, il prometeismo rifiuta ogni tentazione reazionaria o conservatrice, ogni critica dello spirito del tempo che prenda le mosse dallo spirito del tempo appena passato, ogni rifugio in valori e istituzioni date. Il reazionario è solo l’agente regolatore del sovversivo, colui che difende le sovversioni di ieri. Non è ritardando i processi in atto che si può sfuggire ai loro aspetti disturbanti, bensì accelerandoli a una velocità tale che ne faccia emergere l’impensato. Non ritirarsi dal processo, quindi, ma andare più lontano, accelerare il processo.
4 PER LA SOVRUMANITÀ
Per il prometeismo, l’uomo, come astrazione tanto etica che biologica, è qualcosa che deve essere superato. Ontologicamente lanciato in avanti come un proiettile, l’uomo è realmente fedele a se stesso quando oltrepassa i propri limiti. Egli non si ritrova in un’essenza plasmata a immagine e somiglianza di un essere trascendente o di una carta dei diritti, ma in un numero incalcolabile di trasformazioni, imitazioni, ibridazioni, relazioni, connessioni; si prolunga nella macchina, si identifica nell’animale, si riversa nel computer, si proietta negli dèi. L’uomo è il suo proprio esperimento. Questa tensione verso l’ulteriorità accompagna l’uomo sin dall’ominazione, ma oggi diviene consapevole. Quella per la postumanità diventa una sfida ineludibile, che può, beninteso, portare al disumano come al sovrumano. Questo è il conflitto fondamentale che caratterizzerà ogni futuro e nel quale il prometeismo si schiera con lucido fanatismo: la battaglia tra gli allevatori di un uomo rimpicciolito e gli allevatori di un uomo potenziato.
5 PER UNA POLITICA PROMETEISTA
Il prometeismo rifiuta di cristallizzarsi in una specifica formula sociale dedotta dalla politica politicante e contempla al suo interno sensibilità e provenienze differenti. Non può tuttavia conciliarsi con posizioni umaniste, kantiane, riformiste, edonistiche, reazionarie, conservatrici, tecnofobe, clericali, liberali o politicamente corrette. Di conseguenza, il cerchio si restringe.
6 SOVRANITÀ TECNOLOGICA TOTALE
Il tema della sovranità tecnologica si pone con tale evidenza che persino le agende politiche delle società occidentali ne fanno sempre più spesso menzione. Tali preoccupazioni sono tuttavia vanificate dalle utopie globaliste, dai tabù tecnofobi e dalla costante perdita di sovranità generale a tutti i livelli che si registra in molte di tali società. Il prometeismo reclama una sovranità tecnologica totale, per la quale occorre certamente un «salto quantico» nel modo globale di riferirsi alla politica e alla tecnologia. La sovranità tecnologica totale presuppone – ma a sua volta poi alimenta – la sovranità politica e la disponibilità di mezzi tecnologici all’altezza, ovvero la libertà di adottare certe strategie e la possibilità concreta di farlo. Tale «salto quantico» è quindi pensabile solo sulla scala della grande politica, che è necessariamente quella del grande spazio di civiltà europeo.
7 L’AUTODETERMINAZIONE BIOCOMUNITARIA
Lo sviluppo delle biotecnologie e delle antropotecniche pone oggi l’uomo di fronte a decisioni per cui ne andrà della quantità e della qualità della sua progenie. L’affinamento delle tecniche di diagnosi e cura pre natale, di procreazione artificiale, di editing genetico, di clonazione cambia radicalmente la prospettiva in cui inquadriamo oggi le questioni demografiche e anche quel nodo di problemi su cui gravano tabù brucianti e che va sotto il nome di eugenetica. Ma, sia che decidiamo di utilizzare fino in fondo tutte le relative tecniche a disposizione, sia che decidiamo di porvi dei paletti, siamo comunque integralmente responsabili della direzione che decidiamo di intraprendere. Anche il proibizionismo bioetico è una scelta interventista, culturale, autoevolutiva. Il prometeismo intende farsi carico creativamente di questa sfida in vista di un’autodeterminazione biocomunitaria.
8 UN’ECOLOGIA FUTURISTA
Contrariamente alle apparenze, il prometeismo è oggi l’unica visione del mondo che possa dar luogo a una pratica ecologica destinata al successo. L’ambientalismo piccolo borghese dei «piccoli gesti quotidiani», quello nichilista ed estinzionista, il temporeggiamento suicida della decrescita, il green washing ipocrita delle multinazionali – tutto questo rientra in un’ideologia anti umana, anti politica e anti europea che non ha, peraltro, la minima speranza di influire sulle dinamiche ecologiche. L’unica ecologia autentica è quella che interviene sulla natura, con più, e non con meno, tecnica e che decide come plasmare l’ambiente secondo parametri culturali dati. Basi per un’ecologia prometeista: geoingegneria, nanotecnologia, intelligenza artificiale, nucleare, ingegneria genetica, ricerca di nuove risorse, di nuove tecniche di stoccaggio e riciclo.
9 DALLA PARTE DEI ROBOT
Da più di un secolo, la figura del robot agita i sonni della modernità, che vi scorge il profilo di un nuovo golem. L’uomo moderno sperimenta al cospetto del robot la vergogna che si prova di fronte all’umiliante altezza del suo stesso prodotto, che «ha visto cose che noi umani non possiamo neanche immaginare». Ma i lamenti moralistici sull’uomo spossessato della sua anima a opera dei robot rimuovono un dato fondamentale: la scaglia di ossidiana dei primi ominidi e il chip di silicio sono forgiati dallo stesso fuoco prometeico. È «alienandosi» nell’artificiale che l’uomo è, sin dall’alba dei tempi, divenuto se stesso. Nel robot – anche nella versione più realistica dei supercomputer e dell’AI – il prometeismo vede lo specchio dell’uomo, la sua volontà di superamento, un alleato al di là del bene e del male.
10 EPICA DELLO SPAZIO
In un mondo sempre più piccolo, lo spazio diventa l’ultima frontiera di conquista. Oltre a essere uno straordinario vettore di ricerca e sviluppo per tecnologie utili qui sulla terra, l’esplorazione spaziale garantisce accesso a materie prime rare e il consolidamento della sovranità satellitare. Ma è soprattutto, specie nella sua versione radicale di scoperta, colonizzazione e terraformazione di pianeti altri, un’inesauribile fonte di meraviglioso. Forse il prossimo ver sacrum avverrà in direzione di un destino stellare. Quanto agli eventuali incontri con civiltà aliene, il prometeismo non ha pregiudizi positivi o negativi, ma tesse comunque l’elogio della pluralità del vivente, dell’alterità radicale, delle forme molteplici dell’essere e del divenire, di ciò che ci spinge oltre, più lontano, più in alto, al di là degli universalismi e degli antropocentrismi giudaicocristiani più o meno secolarizzati.
11 FILOSOFIA DELLA VOLONTÀ
Il prometeismo non è un messianismo. Non annuncia una nuova età dell’oro in cui macchine dall’intelligenza semidivina condurranno per mano gli uomini fuori dalla storia, né l’avvento di un mondo perfetto in cui cittadini senza difetti non conosceranno malattie e morte. Il prometeismo è, al contrario, una filosofia ispirata al senso tragico della vita e al volontarismo. Non è la predizione fatalistica di quel che sicuramente sarà, ma l’esortazione verso quello che vogliamo essere. Il semplice riconoscimento di un destino già scritto è già un atto anti prometeista. Prometeo è il nume della decisione e della volontà. Alla luce del suo fuoco sfolgora un mondo messo in forma dalla nostra più autentica libertà.
Rimasticatura nietzschiana… in rune e soli neri…
Chi è la fonte di ispirazione, Nick Land ?
Hanno riletto Marinetti…
Visto il sommario, direi che si tratta di letteratura fantascientifica, non di filosofia….
concordo con Guidobono
Il problema è che siamo davvero diretti verso questo modello di società. Vedremo chi sarà in grado di cavalcarlo in senso prometeico, sovrano, ecc ecc.