“Ma, o Eterno degli Eserciti, giusto giudice, che scruti le reni ed il cuore, io vedrò la tua vendetta su di loro, poiché a te io rimetto la mia causa.”
(Libro del Profeta Geremia, 11:20)
In occasione della Pasqua ortodossa, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivolto al suo popolo un lungo indirizzo augurale dall’interno della millenaria Cattedrale di Santa Sofia a Kiev: egli vi appariva solo, in abiti militari, circondato dai magnifici ornamenti propri delle maggiori chiese dell’Europa Orientale.
I nostri mezzi di comunicazione sono sempre pronti a deplorare – peraltro giustamente – l’alleanza esistente nella Federazione Russa fra il potere politico e la Chiesa Ortodossa (ricordiamo fra l’altro il discorso a favore dell’invasione dell’Ucraina pronunciato dal Patriarca moscovita Kirill poco dopo l’inizio della guerra); e a sottolineare le indubbie virtù mediatiche del grande comunicatore Zelensky e della sua équipe (proveniente in gran parte, come noto, dal mondo dello spettacolo).
Putin silente alla Messa celebrata a Mosca
In questo caso, tuttavia, mentre la silente partecipazione di Putin alla Messa di Mezzanotte celebrata da Kirill a Mosca è stata analizzata perfino dal punto di vista delle immagini (con lo scopo, da parte di qualcuno, di dimostrarne la falsità), poco o nulla è stato scritto o detto riguardo all’ennesimo exploit di Zelensky. Eppure, si è trattato stavolta di qualcosa di molto diverso rispetto ai molteplici interventi precedenti del Capo dello Stato ucraino. Basti citare alcuni dei passi salienti del suo discorso pasquale:
“… stiamo combattendo per un’idea giusta, dal lato positivo. E dalla nostra parte la verità, le persone, il Signore e lo splendore celeste superiore… il pilastro incrollabile della Chiesa di Cristo, il muro incrollabile della roccaforte principale – Kiev, il muro inamovibile dello Stato.
…
Dio è grande, uno! Salva l’Ucraina per noi! Proteggi chi ci protegge! … i nostri militari, le guardie nazionali, le guardie di frontiera, la nostra difesa territoriale, l’intelligence. Questi e tutti gli altri nostri guerrieri della luce.
…
Crediamo, Dio, che nel tuo giudizio non li dimenticherai, tutti coloro che hanno dimenticato i tuoi comandamenti. Non dimenticare Bucha, Irpin, Borodyanka, Gostomel.
…
La grande festa di oggi ci dà una grande speranza e una fede incrollabile che la luce vincerà le tenebre, il bene vincerà il male, la vita vincerà la morte e, quindi, l’Ucraina vincerà sicuramente! … Cristo è risorto! Egli è davvero risorto!”
La Chiesa (ortodossa) di Stato di Kiev
Come si può vedere Zelensky utilizza in maniera sapiente le suggestioni offerte dalla fede ortodossa, praticata dalla grande maggioranza dei suoi connazionali e organizzata, dal 2018, in una Chiesa Ucraina autocefala, indipendente dal Patriarcato di Mosca. In effetti, l’ecclesiologia ortodossa vede le Chiese necessariamente legate ai propri Stati e considera le stesse sedi religiose strettamente connesse all’importanza civile delle città in cui si trovano. Come è dunque Chiesa di Stato quella di Mosca, lo è oggi quella di Kiev, il cui distacco dal Patriarcato di tutte le Russie è stato in massima parte causato proprio dalla situazione conflittuale esistente fin dal 2014 fra l’Ucraina e la Federazione Russa.
Nel suo discorso di Pasqua Zelensky, dunque, ha inserito sia elementi politici sia religiosi, unendoli in maniera quasi inestricabile fino all’esclamazione finale “Egli è davvero risorto!” che, alle nostre orecchie occidentali, apparirebbe più appropriata se pronunciata da un ecclesiastico.
Il richiamo biblico
Dato poi che il Capo dello Stato ucraino è, come noto, di ascendenza ebraica, le sue parole non possono che apparire ancor più “sui generis”. Vi è tuttavia in esse un ulteriore elemento che merita di essere sottolineato e che sembra derivare proprio dall’originaria (o ancora attuale?) fede di Zelensky: il trasparente richiamo al concetto biblico di “Dio degli Eserciti”, presente in moltissimi passi dell’Antico Testamento fra cui, a puro titolo di esempio, quello di Geremia riprodotto all’inizio di questo pezzo. E’ il Dio che protegge il suo popolo e annienta i suoi nemici: “vedrò la tua vendetta su di loro”, dice Geremia; “crediamo che nel tuo giudizio non dimenticherai coloro che hanno dimenticato i tuoi comandamenti”, afferma Zelensky, facendo poi esplicito riferimento a Bucha e ad altri tragici avvenimenti recenti.
Ce n’è abbastanza per chiedersi se davvero esista quell’affinità ai valori occidentali che la grande maggioranza dei nostri politici e giornalisti attribuisce all’Ucraina, spesso da essi definita “parte della famiglia europea”. Definizione invece negata pressoché da sempre alla Russia, ove la Chiesa è sì – come detto – strettamente legata allo Stato, ma nessun Presidente risulta aver mai pronunciato a favor di telecamere, in un ambiente religioso ma privo di fedeli, orazioni guerresche di questo genere che, ad una normale sensibilità europea, potrebbero anche apparire blasfeme.
Gli ucraini non sono parte dell’Occidente. Credenti o non.
Articolo molto lucido e ben argomentato. Sono sempre stato convinto che, anche in una fase di secolarizzazione come quella che stiamo attraversando, il retroterra religioso di una persona o di un gruppo sociale ne influenzi in maniera più profonda di quanto non possa sembrare i comportamenti. Putin è l’erede del cesaropapismo ortodosso, rinverdito da Stalin ai tempi della “grande guerra patriottica”, cui infatti “lo zar” spesso si richiama. Zelensky nonostante le sue apparenze laiche affonda le sue radici nel profetismo veterotestamentario. E il cattolico (sui generis) Biden? Qui un’equazione fra retroterra religioso e scelte politiche è più difficile, forse perché il suo cattolicesimo è molto di superficie, visto anche il suo atteggiamento nei confronti dell’aborto. Nelle sue reazioni all’invasione dell’Ucraina scorgo piuttosto una tipica espressione dell’interventismo democratico tipico del suo partito, derivazione del sentimento di superiorità morale dei discendenti dei padri pellegrini nei confronti della vecchia e corrotta Europa: sentimento che invece fra i repubblicani (a parte l’eccezione Bush) si è sempre tradotto in politiche isolazioniste. A portare gli Stati Uniti nella prima e nella seconda guerra mondiale sono stati presidenti democratici. Speriamo non succeda anche con la terza…
Non sono un ateo ma nemmeno un “fanatico” di una qualsiasi religione, perché negli anni abbiamo potuto constatare che nel “credere” c’è sempre il diavolo che scompensa e le guerre fanno da padrone. La guerra attuale non è figlia di incomprensioni religiosa, ma di atti prepotenti delle superpotenze e per questo non ritengo opportuno che i nostri innocenti figli, nipoti etc non paghino lo scotto di una terza guerra mondiale. Ognuno pianga le proprie azioni.
Biden è pericoloso come W. Wilson e F. Delano Roosevelt
In tutte le religioni (a parte, forse, buddismo, confucianesimo, bahai ecc.) esiste un Dio della Guerra o un Dio monoteista che è anche il Dio della Guerra e degli Eserciti. Quello biblico che arresta pure il sole per consentire al suo popolo di sterminare i nemici. Mi pare normale, non ispirandosi le religioni ad un buonismo (falso) catto-comunista, diremmo oggi, ma essendo espresione della natura e dello spirito umani. E la guerra è sempre stata parte dell’umanità, perchè l’essere umano non nasce buono, non è ‘buono’….
Vincenzo. Forse c’è un ‘NON’ di troppo….
….e la divinità non è buona, per questo esige sacrifici umani. Ma la guerra non è forse una modalità di sacrificio umano, al di là dei Sacri Cuori?
Bell’articolo, Massimo. Se ti va cercami su Facebook. Non come Guidobono…Salutoni….
Condivido Argenti, ma c’è un non di troppo: due negazioni affermano.