In Francia Marine Le Pen non la spunterà, neanche stavolta. La questione è sempre la stessa: il cordone sanitario che la politica francese ha saputo – e saprà disegnare nuovamente – attorno alla destra. Tuttavia, i numeri al ballottaggio potrebbero essere più lusinghieri rispetto a cinque anni fa, quando il RN arrivò molto al di sotto della soglia psicologica del 40%. Stavolta non c’è ansia da prestazione che tenga e neanche l’ossessione del voto pro o contro l’Europa. Semmai ci potrà essere il tentativo di polarizzare la competizione tra presunti putiniani e gli anti. Da quanto abbiamo appreso dalla stampa qualificata, però, la conventio ad excludendum dettata dalle vicende ucraine appassiona soltanto la politica italiana, Enrico Letta in testa (che sulla tv transalpina ha tallonato duramente Le Pen appunto sulle questioni internazionali).
Macron vincerà. Non per meriti suoi, che ha raccolto percentuali non all’altezza di un presidente uscente. Sarà rieletto invece perché la sua proposta politica è più porosa. Se la geografia politica ha ancora qualcosa da dire, il fatto che En Marche sia ormai considerata una forza di destra, dopo essere nata nel centrosinistra, qualcosa vorrà pur dire. E cioè che la politica francese che abbiamo conosciuto fino a dieci anni fa è tramontata davvero.
La polarizzazione gollisti-socialisti ha evidentemente esaurito tutte le sue cartucce, assestandosi su percentuali residuali. L’elettorato si è, a suo modo, radicalizzato. Tra pro e anti sistema. In Francia la somma di Le Pen e Jean-Luc Mélanchon, candidato della sinistra radicale, supera abbondantemente il 40%. Il che rende tutto più instabile. Difficile stabilire a priori, dopo anni di martellamento dei gilet gialli, se l’elettorato che ha dato fiducia a quest’ultimo resterà fedele ai mantra dell’antifascismo più stizzito. Non se il presidente in carica rappresenta quanto di meno popolare ci possa essere.
Le Pen, tuttavia, non ce la farà. Un doppio risultato però l’ha già ottenuto. Il primo è quello di guidare un partito che, grazie alla proposta di Eric Zemmour (alla fine non così competitiva), ha finalmente una forza alla propria destra. Il secondo è di avere trascinato il centrodestra verso una crisi di contenuti ormai irreversibile. Fattori che, se ben addomesticati, potrebbero consentire a Marine Le Pen di intercettare due vasi comunicanti a cui attingera già al ballottaggio che si terrà tra due settimane.
L’obiettivo vero resta comunque un altro: quello di poter riuscire finalmente a contare qualcosa dentro l’Assemblea nazionale. E per farlo serve uscire dall’isolamento e costruire alleanze sul campo.
Ma almeno spiegare perchè Zemmour è antrato in lizza solo per contrastare la Le Pen, l’autore dell’articolo poteva accennarlo…
Passare dal 33 al 45 % al secondo turno (con un’ampia astensione) sarebbe una magra consolazione. Speriamo che Marine si avvicini al 50%. Altrimenti tra 5 anni che cosa ci racconteremo? Di qualche carneade postgaullista contro gli eterni Marine Le Pen ed il cialtrone raccattatutto Mélenchon?
Zemmour aveva il compito d’impedire alla Le Pen di arrivare al ballottaggio. Ha fallito per poco. Però l’avran pagato bene….
Il problema è che le destre francesi, quella conservatrice di Zemmour e quella popoulista sono falsamente atlantiste e timidamente antimastrichtiane. Si chiudono, entrambe in un nazionalismo murassiano vecchio e stantio, invocano DeGaule che al Massimo è un mito del passato. Invece di aprirsi ad un patriottismo civilizzazionale che metta in risalto i cardini della nostra civiltà -contrastanti e concorrenti – con quelli di altre civiltà, si aggrappano ad un provinciale « economia di bottega » che la nazione, immersa in una logica globale non capisce più.
Il partito di LePen non esiste, l’unico vincitore sarà l’astensionismo. Ci sono città della taglia di Parma o Genova, regioni popolate come il Veneto dove RN non ha nemmeno presentato le liste! Il discorso è molto più complesso che si creda. RN si manifesta a livello nazionale e non esiste nei territori mentre LR esiste ed è forte in periferia ma non esiste a livello nazionale. Dare per morto LR, debiti a parte, mi sembra alquanto prematuro.
Guidôbono ogni opinione è legittima ma per chi, come me vive in Francia, la differenza tra LePen e Zemmour c’è. L’idea di trovare qualche cosa di alternativo alla LePen non è nuova. LePen non vincerà mai. Mettetevelo bene in testa: la gente ha paura. Il partito non esiste. Si sperava che Zemmour venisse percepito come più presentabile ma ha fatto due o tre errori madornali. Il discorso è complesso. La destra con Zemmour è quella conservatrice ma purtroppo ancora troppo murassiana, mentre quello della signora LePen, che ha per di più ucciso il padre (come in un mito greco), è senza riferimenti culturali, è per così dire bottegaia! Come la componente Salviniana. La storia inizia per Zemmour ma finirà qui per la LePen. La voterò, come tanti, turandomi il naso ma so già ora che non servirà a nulla. Zemmour come Marion Marechal come il generale de Villier come i tanti che nel tempo si sono allontanati dal RN hanno cercato un’alternativa credibile come quella di Zemmour . Se lei pensa che Zemmour sia un burattino di altri, non conosce Eric e tantomeno ha mai letto uno dei suoi libri o articoli.
De Gaulle è stato un maiale, non un mito del passato.
Fossi stato francese, al primo turno avrei votato Zemmour. Mi piace anche Marion, vicina agli ambienti cattolico-tradizionalisti. Ovviamente al secondo turno spero vinca Marine.
La destra ‘bottegaia’ è quella che porta i voti, che è concreta, non poetica.
Per Zemmour non inizia alcuna storia. Col 7% (voti neppure di destra, spesso, ma contro la Le Pen) vai all’ammasso…
Area identitaria? Ma in concreto che cosa è? Che cosa si propone realisticamente? Sinceramente mi è sempre parso puro bla-bla. Come quando la nostra destra vince in qualche regione o comune. Non cambia sostanzialmente nulla…