La pista di Gedda è un cittadino atipico, realizzato nella località turistica di Jeddah Corniche (lungo il Mar Rosso), con curve velocissime, muri di cemento, medie da 250 km/h e scarse vie di fuga: per l’evento, la Pirelli porta pneumatici C4 (Soft), C3 (Medium), C2 (Hard), un gradino più morbidi rispetto al Bahrein.
Il paradosso dei paradossi comunque, l’edizione numero due del Gran Premio d’Arabia Saudita lo raggiunge già al venerdì quando, nel pieno delle prime libere, un missile lanciato dagli Huthi colpisce un deposito dell’Aramco (la compagnia di Stato), ad una ventina di chilometri scarsi dalla pista.
Nonostante le interminabili riunioni nella notte tra venerdì e sabato, il fine settimana prosegue come se nulla fosse, con l’impegno da parte delle autorità delle massime garanzie di sicurezza per l’evento.
Le prove libere
In Arabia Saudita, al posto di Vettel ancora positivo al Covid, si presenta nuovamente Nico Hulkenberg; Leclerc comincia fortissimo, conquistando tutte le sessioni di libere: le “assurde” FP1 in 1’30”772, le FP2 1’30”074 (con annesso brivido dell’anteriore sinistra danneggiata contro il muretto alla curva 4) e le FP3 di sabato in 1’29”735.
Le qualifiche
Nelle qualifiche, molto travagliate a causa di due bandiere rosse (per gli incidenti di Latifi e Mick Schumacher), la Ferrari sembra nuovamente farla da padrona, grazie ad un Carlos Sainz capace di primeggiare sia in Q1 (1’28”855; su Verstappen e Leclerc) che in Q2 (1’28”686; Leclerc secondo).
Proprio nella seconda sessione delle qualifiche, si vivono attimi di apprensione per il terribile schianto di Mick Schumacher: il tedesco perde la vettura sul cordolo della curva 11 e va a schiantarsi a 240 km/h contro il muro alla curva successiva; dopo esser stato estratto dal personale qualificato, dovrà essere trasportato in ospedale per i controlli del caso.
Ricominciate le prove, le Rosse sembrano confermarsi pure in gran parte della manche conclusiva, prima con Sainz poi con Leclerc: alla fine però, a spuntarla con un ultimo straordinario tentativo, è Sergio Perez che conquista la prima pole position della carriera, in 1’28”200, strappandola proprio alla Ferrari di Leclerc per appena 25 millesimi, con Sainz terzo e Verstappen quarto; Ocon è quinto, Russell sesto, mentre il compagno di squadra Hamilton era stato clamorosamente eliminato nel Q1, qualificandosi 16° (l’inglese sarebbe poi scattato 15°, scalando per la mancata partecipazione di Mick Schumacher, preferendo la Haas non rischiare una riparazione d’emergenza della vettura).
La gara
Allo spegnimento dei semafori Perez tiene bene la testa su Leclerc, mentre Verstappen si prende la terza posizione su Sainz.
Alle loro spalle, dopo il sorpasso di Russell su Ocon per la quinta posizione (giro 3), è confronto serrato in casa Alpine tra il francese e il compagno Alonso, il quale va avanti per diverse tornate e si risolve in favore di quest’ultimo, poco prima che Hamilton (partito con le Hard, come soltanto Magnussen e Hulkenberg) entri in zona punti, al giro 14, grazie al sorpasso all’interno di Gasly.
Perez si ferma alla fine del 15 per le dure ma la sosta gli costa molto, giacché non trascorre nemmeno un giro che Latifi va a muro e la direzione manda in pista la Safety Car, sfruttata dalla maggior parte dei piloti per fermarsi e montare le Hard: e così, “Checo” si ritrova scavalcato da Verstappen e Leclerc, che dunque prende la testa.
Si ricomincia alla ventunesima tornata e Perez deve cedere una ulteriore posizione, nei confronti di Carlos Sainz, per non incorrere in una penalità che avrebbe potuto contrarre in seguito al sorpasso sullo spagnolo in regime di Safety Car, in quanto quest’ultimo avrebbe avuto la precedenza nel riprendere la pista dopo la sua sosta.
Leclerc costruisce un piccolo margine nella sezione centrale del Gran Premio, tutto sommato controllando, almeno fino al triplice ritiro (per motivi tecnici) di Alonso, Ricciardo e Bottas che escono di scena quasi contemporaneamente: lo spagnolo e l’australiano devono abbandonare le rispettive vetture all’inizio della corsia dei box, motivo per il quale si decide per una neutralizzazione virtuale, la quale si prolunga fino al giro 41.
Intanto, Magnussen e Hulkenberg ne avevano approfittato per fermarsi, a differenza di Hamilton che, perso l’attimo e avendo i commissari successivamente deciso di chiudere la pit lane, non avrebbe più potuto cambiare se non alla fine del giro 40 (per le medie), vanificando ogni possibilità.
Ripresa la gara al giro 41, Verstappen, dopo aver approfittato della Virtual per riavvicinarsi, sembra averne di più: la Red Bull dell’olandese, nello specifico, è superiore alla Ferrari nel terzo settore del tracciato e così tra i due si rinfiamma la battaglia, con un primo sorpasso portato al giro 42 ma restituito dal ferrarista, un nuovo tentativo, nel giro successivo, alla curva 27 (con una difesa caparbia di Leclerc) e l’affondo cruciale alla tornata 47, preparata l’accelerazione in uscita dall’ultima curva, per poi passare all’esterno sul rettilineo sfruttando al scia e il DRS.
Charles Lecerc sembrerebbe in verità poter restituire la cortesia ma le bandiere gialle, esposte proprio nel finale in seguito al contatto tra Stroll e Albon, gli impediscono di giocarsi una reale ultima chance.
La bandiera a scacchi saluta dunque la vittoria di Max Verstappen che conquista il Gran Premio davanti a Leclerc, staccato di soli 549 millesimi; da parte sua, il monegasco si toglie però la soddisfazione del giro più veloce, con annesso punto bonus, fatto segnare al giro 31 in 1’31”634.
Sul terzo gradino del podio un solido Sainz, bravo a controllare Perez, nettamente il pilota più sfortunato di giornata, visto anche con quanta autorevolezza stava guidando la gara fino all’episodio successivo al primo cambio gomme; a conti fatti però, va anche detto, sempre per rimanere nel campo delle ipotesi, che forse “Checo” non avrebbe potuto sostenere i ritmi di Leclerc e Verstappen, che infatti alla fine hanno fatto corsa a sé.
Gli altri punti iridati vanno a Russell (la Mercedes è ancora lontanissima dalle prestazioni che contano), Ocon, Norris, Gasly, Magnussen e Hamilton.
Il prossimo appuntamento, tra due settimane, a Melbourne, per il ritorno del Gran Premio d’Australia, grande assente del 2020 e del 2021.
Circuito assurdo, stretto, muri dappertutto, curve cieche, senza vie di fuga…e veloce! Ma chi sarà il cretino che l’ha approvato?