Il Novecento è stato un secolo con tante innovazioni artistiche e culturali. Un secolo ricco di idee e di contestazioni, di novità e di contrapposizioni, dove la storia delle idee ha più volte raggiunto il suo zenit. Ripercorrere la vita di quei movimenti culturali, dei fermenti sociali e delle innovazioni soprattutto nell’arte, nella filosofia, nei movimenti letterari, oltre che nella comunicazione e nel giornalismo, è sempre un’operazione fortunata e auspicabile. Specie in un periodo così povero di idee e di novità come quello che ci troviamo a vivere in questi anni Venti del Duemila.
Pertanto è un lavoro apprezzabile, oltre che di qualità, quello che Francesco Giubilei ha dato alle stampe, Strapaese (Odoya ed., pagg. 301, euro 20,00) nel quale ripercorre una delle stagioni più interessanti ed eccitanti della cultura del Novecento. Direttore editoriale delle case editrici Historica e Giubilei Regnani, docente universitario e presidente della Fondazione Tatarella, Giubilei ha ripercorso in questo libro la storia di riviste che hanno inciso nella coscienza italiana del secolo scorso, che hanno animato dibattiti, che sono state veicolo di affermazione di certe visioni del mondo e anche di critiche della modernità.
L’autore ha privilegiato soprattutto il movimento letterario ed artistico Strapaese che è stato luogo di recupero ed elaborazione di una concezione esistenziale che si richiama alla cultura e alla tradizione italiana più schietta, proponendo un ritorno alla vita paesana, alla riscoperta delle tradizioni popolari, contro la vita cittadina, metropolitana, borghese e liberale propugnata dal’altro movimento culturale definito Stracittà.
I principali fautori di Strapaese furono Mino Maccari, Curzio Malaparte e Leo Longanesi. Punte di lancia del movimento furono le riviste Il Selvaggio e L’Italiano dove il dibattito spesso era acceso. Due riviste da non sottovalutare, palestre di ingegni di primo piano della cultura e della letteratura italiana: Flaiano, Guttuso, Morandi, Ungaretti, Rosai, Bilenchi ecc. Lo spirito strapaesano è possibile intravederlo già all’inizio del secolo negli scritti di Prezzolini, Papini, Soffici.
Giubilei ha scritto un libro che analizza la temperie del tempo, le proposte e le polemiche delle varie riviste paragonate a quelle degli “strapaesani”. Un lavoro di scavo che non tralascia le contiguità o i contrasti con altri movimenti, con l’apporto di scrittori e giornalisti che in seguito sarebbero divenuti firme di primo piano di riviste, giornali e che avrebbero dato vita a libri che sono stati la coscienza critica di tutto un periodo, frutto di contatti con il fascismo, la borghesia, l’arte del tempo, il sentire personale. Giubilei sostiene che quest’ “anima strapaesana” sarebbe sopravvissuta nel tempo e sarebbe ancora viva in tutto lo stivale, dove ci sono paesi, campagne, chiesette di periferia, botteghe, trattorie: uno spirito che non muore.
* Strapaese, di Francesco Giubilei, Odoya ed., pagg. 301, euro 20