Da tempo Marcello Veneziani ci ha abituati a interessanti saggi di filosofia, di politologia, di critica delle idee contemporanee e, da qualche anno, anche a opere di carattere letterario. Con il libro La cappa. Per una critica del presente (Marsilio), uscito da poche settimane, già ai vertici della classifica di vendite con la quinta edizione, Veneziani analizza in maniera acuta i nostri giorni cupi, soprattutto quello che la società, con una lenta e costante deriva, sta diventando. Con una metafora paragona la “condizione umana” che viviamo a una cappa che comprime la libertà fisica e mentale: diktat sanitari ma anche diktat imposti dal politicamente corretto fino a causare un malessere interiore al quale spesso non si sa dare una spiegazione compiuta.
Lentamente, dopo la radicalizzazione del “politicamente corretto” degli ultimi anni, sono state imposte le restrizioni sanitarie, il controllo digitale, registrando ogni spostamento, ogni transazione economica, potendo quindi risalire a relazioni e viaggi, controllati o proibiti a seconda se le regioni sono “gialle o rosse, o bianche”. Ma nella serie di casi illustrati ci sono anche quelli con effetti più ampi, come l’aggressione dell’uomo alla natura da addomesticare e da ribattezzare come “ambiente”; la cancel culture per riscrivere secondo il politicamente corretto il pensiero e la storia, le censure al linguaggio, tutto nel nome del pensiero unico. Insomma, una cappa globale che non svanisce, ma che man mano si inspessisce. Marcello Veneziani sottolinea che “con la Cappa stiamo passando dalla società aperta alla società coperta, ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa”. Secondo l’autore il pericolo è di smarrire la visione complessiva della realtà e perdere l’orientamento. Il rischio sempre più vivo è che si affermi una rappresentazione della realtà, secondo i criteri precostituiti, che faccia venire meno i mondi che, secondo Veneziani, l’uomo in tutte le epoche ha vissuto e dovrebbe vivere: il presente, il passato, il futuro, il favoloso e l’eterno. Oggi il passato ha perso senso e, quando se ne parla, spesso è riscritto secondo una narrazione “preimpostata”; il futuro è un orizzonte cui non si tende più, essendo l’uomo ripiegato su se stesso, con una visione consumistica e legata strettamente alla tecnofinanza; il favoloso è ridotto a fuga dal presente e non a “grammatica della fantasia” e l’eterno non esiste più, cancellando Tradizione e sacro dalla vista dell’uomo contemporaneo. In maniera evidente, è anche la perdita di senso del sesso, dei doveri, l’eclisse del religioso. E i maggiori attori di questa perdita del sacro e del religioso sono anche la Chiesa e Bergoglio. In una società dove i punti di riferimento non ci sono più, dove svaniscono i luoghi, dove il lavoro è delocalizzato e la dittatura democratica impone la “libera circolazione” (controllata) di uomini e merci, tutto perde senso, contorni e confini, si affermano opinioni eterodirette piuttosto che visioni del mondo. Per non parlare dell’estensione del concetto del diritto a ogni desiderio: “diritto di cambiare natura, sesso, il diritto alla genitorialità, con decisione anche singola, la maternità surrogata, l’utero in affitto, la fecondazione artificiale il diritto di abortire. La libertà è considerata come emancipazione radicale e plurima dalla natura”.
Tutto questo spinge lentamente, ma percettibilmente, a quella che Veneziani definisce una Mutazione. Un vasto cambiamento che avrà al centro l’uomo, la nostra società ormai senza Tradizione e senza senso della comunità.
Veneziani, in maniera lucida e con scrittura elegante, piana e profonda analizza la contemporaneità, i nostri giorni, non mancando di interpretare le encicliche di papa Francesco, analizzare la sottile malinconia che spesso erode l’animo di tanti contemporanei per non parlare di altri fenomeni contingenti come i femminicidi, i suicidi, l’eutanasia. Non solo: è importante anche perché offre percorsi per affrontare queste realtà, queste lente Mutazioni. Vie d’uscita e di ribellione che non si richiamano a utopiche scorciatoie o ideali eccessivi come la rivoluzione ecc. ma percorsi fattibili, scelte per riprendere ad amare se stesso e i propri cari, la propria comunità, per ridefinire le coordinate della propria esistenza. Amare la propria vita rispettando se stessi e perciò utilizzare lo spirito critico, l’intelligenza ribelle e libera non legata al canone del politicamente corretto. Un “passaggio al bosco” critico e partecipato con lo spirito di chi si oppone alla vulgata in maniera decisa.
Un’emergenza da affrontare in questo momento difficilissimo definito da pessimi indicatori relativi ai fattori demografici, ambientali, tecnologici. Se non si pone attenzione, e non ci si oppone, rischiano di divenire dati irreversibili, come le trasmutazioni antropologiche che potrebbero traghettarci verso il postumano e l’intelligenza artificiale. Sarebbe un mondo che farebbe accapponare la pelle perfino ad Aldous Huxley e a George Orwell.
Marcello Veneziani, La Cappa. Per una critica del presente, Marsilio ed., pagg. 204, euro 18,00.
Sì, certo, d’accordissimo, ma l’elencazione degli errori ed orrori del ‘politicamente corretto’ non sarà sufficiente a salvarci. Inutile aggrapparsi agli scampoli del nostro ieri. Come a Papa Francesco che lo sappiamo tutti è il ‘liquidatore’ di un’impresa già fallita (la Chiesa di Roma). Occorrono valori forti nuovi (o che tali sembrino).
Indietro non si torna. Mai. Bisogna lavorare di fantasia….