“Maggioranze variabili”. “Conteggio” al Senato dei grillini disponibili in vista dell’ultimo scontro. “Slittamento dei tempi”, per vagliare una legge, quella Severino, votata da tutti nella scorsa legislatura. L’agosto della politica è tutto all’insegna del conto alla rovescia. Un refrain che scandisce non solo l’appendice dell’estate, ma di fatto l’insieme della stagione politica da sei anni a questa parte. L’ultimo “giorno X” della serie è il 9 settembre, quando la Giunta si esprimerà sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore dopo la sentenza della Cassazione.
Una scadenza, questa, su cui si concentra il dibattito politico con “l’ansia” che, di volta in volta, alimenta l’interminabile braccio di ferro tra le toghe e il Cavaliere. E l’economia? E il problema esodati? E la pressione fiscale? Al di là della «terra promessa» con cui il premier Letta ha cercato messianicamente di convincere sulle radiose sorti del suo governo, il punto resta l’agibilità politica del leader del centrodestra. E allora, in questi giorni, è tutto un rincorrersi di voci, di calcoli, di caccia al “peones”: proprio come quando si aprì la crisi interna nell’ultimo governo Berlusconi. Solo che stavolta sono “gli altri” a voler far di conto in vista di una nuova maggioranza qualora il centrodestra dovesse rovesciare il tavolo.
Una deriva tutta politicista, questa, che si discosta fatalmente però da quel “governo del cambiamento” con lui Enrico Letta battezzava la sua nomina, e per il quale era stato incensato appena pochi mesi fa. Questo perché la verità, per la classe dirigente politica, è una: l’emergenza, in questa infinita commedia dell’assurdo, resta sempre la contesa sulla figura di Berlusconi. Lo sapevano i membri del Pd, che hanno dovuto accettare – dopo una serie fantozziana di pasticci interni – la coabitazione con “l’impresentabile” per eccellenza. Lo sapeva il “regista” dell’operazione Giorgio Napolitano, che ha affondato l’ennesimo colpo di pennello della sua opera senza però poter incidere sulla “tela”dei processi già avviati su Berlusconi. Figuriamoci se non lo sapeva il Cavaliere stesso che, come suo costume, ha bluffato ostentando (tatticamente) distanza tra le sue sorti giudiziarie e quelle dell’esecutivo di larghe intese.
Così si arriva all’ennesimo conto alla rovescia. E in attesa di questo si discute con accanimento su “salvacondotti” o no, sull’interpretazioni della legge sull’incandidabilità, sul voto segreto al Senato (che vorrebbe dire il colpo di grazia per il Pd), sui possibili franchi tiratori. L’ennesima dimostrazione, questa, che nel paese di Machiavelli ci si deve accontentare oggi degli “Azzeccagarbugli” di manzoniana memoria per cercare di ridare alla politica un briciolo di centralità.
@rapisardant