Andy Capp è un anarca con la pinta in mano, un irregolare, borghese di estrazione popolare che ha in odio lo stesso conformismo borghese, vitalisticamente attratto dai conflitti, con un senso variabile dell’onore e iracondo dell’identità intesa come qualcosa di prossimo, vicino, intimo.
“Fumetto inventato in Inghilterra da Reg Smythe, icona del calciofilo bevitore di birra per eccellenza e del tifoso “local”, assiduo frequentatore di pub, importato in Italia sulle strisce pubblicate dalla Settimana enigmistica e più avanti sulla rivista Eureka. Nell’immaginario ultras italiano ne faranno incetta i doriani, i Mods bolognesi, gli interisti di Milano nerazzurra, Opposta Fazione romanista – in uno stendardo e adesivo con scritta “Schiera selvaggia” –, lo striscione Krikka dei torinisti. Anche Flo, Alice nella variante italiana, ovvero la moglie di Andy, finirà su uno striscione ultras, quello delle Donne Korps, sezione femminile dei Granata Korps. I sampdoriani lo riprodurranno in celebri adesivi”: Andy Capp e il suo mondo è stato così presentato da Giovanni Tarantino, intellettuale meridiano e studioso dell’immaginario nel saggio “Calciopop” (il Palindromo). E della passione del mondo ultrà per l’irregolare Andy ne scrive anche lo scrittore Pierluigi Spagnolo ne “I ribelli degli stadi” (Odoya). Ora la casa editrice Signs Books ha iniziato la pubblicazione in Italia delle strisce inedite di questa icona angosassone che ha conquistato la simpatia di lettori in tutto il mondo.
Andy è un personaggio gioiosamente nichilista, semplice, di cuore, completamente distaccato dal consumismo del nostro tempo. La sua comunità è familiare, con la moglie Flo (la compagna di vita con una pazienza gigantesca, quindi quasi donna ideale), o declinata nella versione pubblica del pub, della propria squadra di calcio, del clan con cui condivide la passione per il football.
Litiga, fa a pugni, alza il gomito, detesta i centri per il collocamento (chi è del Sud Italia come fa a non comprendere il suo sentimento di repulsione?). Ha bisogni basici, il divano, la stecca del bigliardo, la scheda delle scommesse sui cavalli, una birra gelata. Ma allo stesso tempo interpreta un vitalismo piccolo borghese, austero e unificante. E’ l’amico sempre presente in birreria, al bar, nella sala scommesse, sotto casa. Ha sempre una battuta pronta, tagliente, dona compagnia senza chiedere nulla in cambio (se non una pinta) e il piglio intatto per la zuffa. Le sue ex fidanzate lo salutano con piacere, ma allo stesso tempo benedicono di averlo mollato…
Perché una striscia nata il 14 aprile del 1958 ha un successo senza tempo? Lo spiega nell’introduzione del volume Alessandro Bottero, ma per sintetizzarne l’appeal, anche nella versione dei disegnatori Roger Mahoney e Roger Kettle (che hanno proseguito la serie dopo la morte di Smythe nel 1998), basta una evidenza: Andy Capp usa tre battute, tre modernissimi sms, per affermare una visione della commedia umana, tra lavoro, stadio, disoccupazione, famiglia, contese identitarie piccole o grandi…
Ogni battuta delle vignette diventa una boccata di ossigeno, liberatoria. Come quando Andy replica al romanticismo di Flo, sedotta dalla Luna: il satellite della terra, per il piccolo inglese, è “di certo meglio di un calcio nei denti”…
*Andy Capp – Andy torna in campo (pp. 207, euro 20, Signs Books). Qui si può acquistare direttamente dalla casa editrice