La Befana quest’anno non ci ha portato carbone. Peccato perché, visto il rincaro del gas e del petrolio, ci avrebbe potuto anche far comodo. Ma il carbone non è ecologicamente corretto, tranne che per i cinesi, che inquinando in libertà producono, magari con l’ausilio di lavoratori coatti, i pannelli solari con cui noi occidentali ci illudiamo di sopperire alla rinuncia ai combustibili fossili e ci sentiamo più buoni davanti al bel presepe buonista con Greta che sostituisce Gesù Bambino.
Il regalo della Befana quest’anno si chiama invece obbligo vaccinale, per chi ha più di cinquant’anni.
La legittimità costituzionale del provvedimento è tutta da dimostrare. La suprema carta prevede, sì, la possibilità di imporre trattamenti sanitari in caso di necessità, ma solo per legge; e un decreto legge capestro, varato in una riunione del Consiglio dei Ministri aggirando una doverosa discussione in Parlamento, costituisce l’ennesima umiliazione del potere legislativo, ridotto ormai a un vaso di coccio fra l’hybris normativa del potere esecutivo e l’invadenza di un potere giudiziario in pieno delirio di “giurisprudenza creativa”. Come sono lontani i tempi delle maratone oratorie, di Giorgio Almirante e più tardi dei radicali alla Marco Pannella, che non potevano certo impedire l’approvazione di una legge in presenza di una larga maggioranza, ma almeno presentavano un indubbio e a volte nobile valore di testimonianza! Ci sono casi in cui l’ostruzionismo è una necessità, quando le altre strade sono ostruite,e in cui il filibustering può essere un dovere morale, quando si ha a che fare con dei filibustieri.
A questo bisogna aggiungere che i motivi di improrogabile urgenza e di effettiva efficacia profilattica del decreto legge sono tutti da dimostrare. È ormai acclarato come quelli che vengono chiamati vaccini non assicurino a quanti vengono inoculati né di non contagiare né di non essere contagiati. E il governo per primo ha dovuto ammettere di avere mentito, quando aveva promesso che con un80 per cento di vaccinati sarebbe stata raggiunta l’immunità di gregge; lo ha fatto in modo implicito, imponendo il tampone anche per gli inoculati ai fini dell’accesso a molti spazi ed eventi pubblici quando i vaccinati over 12 erano già il 90 per cento.
La Pa e l’inefficienza come pregio/difetto
Per fortuna, come ho sempre sostenuto, la pubblica amministrazione italiana ha un grande difetto, ma anche un grande pregio. Il difetto è quello di essere inefficiente, il pregio pure. È molto improbabile che riesca a imporre l’obbligo vaccinale a pensionati o inoccupati ultracinquantenni, se non altro per carenza di dosi. Ma per gli occupati ultracinquantenni restii al vaccino il vincolo del passaporto verde rinforzato potrà costituire un autentico dramma, come lo ha già costituito per gli appartenenti a molte categorie, dai militari agli insegnanti. Molti di loro saranno costretti a rinunciare al lavoro e alla relativa remunerazione, in attesa che – come s’incomincia a ventilare – la variante omicron costituisca la premessa per una “banalizzazione” del virus, destinato a trasformarsi in una influenza come tante altre, per cui non venivano previste quarantene (anzi, chi non tornava presto in ufficio, magari con qualche linea di febbre, era trattato da lavativo).
Se la cosa può consolare, al di là delle Alpi le cose non vanno poi molto meglio. Non potendo ricorrere all’obbligo vaccinale, anche per l’opposizione dell’Assemblea Nazionale a provvedimenti illiberali, il presidente della Repubblica francese indulge al turpiloquio per convincere i concittadini a recarsi ai centri vaccinali. Con un linguaggio poco presidenziale, Macron ha infatti palesato in un’intervista a “Le Parisien” l’intenzione di continuer à emmerder jusqu’au bout i no vax, rendendo loro la vita impossibile. È vero che la parola merde, con i suoi derivati, in Francia può vantare i suoi quarti di nobiltà patriottica dai tempi di Waterloo, ma quella espressione sulla bocca del capo dello Stato, per giunta sposo ed ex allievo di una professoressa di belle lettere, può lasciare interdetti. Più che al capitano Cambronne fa pensare a un vecchio film del 1973, con Lino Ventura, intitolato L’emmerdeur: in italiano, Il rompipalle. Anche allora, una coproduzione italo-francese.
Se in Italia abbiamo la variante omicron, in Francia hanno anche la variante o-Macron, che forse è peggiore. La prima forse sarà eliminata dalla bella stagione, la seconda (ci spero, ma non troppo, viste le divisioni della destra) dalle elezioni presidenziali.
Macron e la tentazione del capro espiatorio. E se cercassimo un vaccino contro l’odio sociale?
Fra gli effetti correlati della variante o-Macron ce n’è uno che alla stampa d’Oltralpe, scandalizzata non solo dal turpiloquio del presidente, non è sfuggita. Non è sfuggita in particolare al “Figaro”, quotidiano di centrodestra che non è certo l’organo dei no-vax, ma che è attento, più della maggior parte della stampa italiana di centrodestra (“Verità” a parte) alle questioni di principio, specialmente quando afferiscono al tema delle libertà individuali.
Nel manifestare la sua avversione per i refrattari al vaccino, Macron li ha definiti degli irresponsabili, affermando che “un irresponsabile non è più un cittadino”. Se ne deve dedurre che non goda dei diritti di cittadinanza, ora di quello di fare shopping (limitazione a guardar bene non del tutto negativa, visto il vergognoso aumento dei prezzi), domani magari, chissà, di usufruire della sanità pubblica. Il bello è che la privazione della cittadinanza non era stata prevista finora nemmeno per i terroristi islamici, mentre il presidente è arrivato a ipotizzarla per francesi radicati da secoli nel territorio dell’Esagono, da messieurs Dupont colpevoli solo di essersi sottratti a un obbligo che non è un obbligo, i cui padri o i cui nonni avevano versato il sangue a Verdun o in Algeria. Con molta finezza, a questo proposito, il “Figaro” non ha potuto fare a meno di osservare come nei confronti dei no-vax si stia mettendo in atto l’antica pratica della ricerca del capro espiatorio. Una pratica che – la storia c’insegna – viene attivata soprattutto per giustificare una sconfitta. I francesi ne sanno qualcosa, quando al grido di “la patria in pericolo” al tempo della Rivoluzione ghigliottinarono “aristos”, sacerdoti non assermentés o semplici sospetti. E purtroppo la diffusione incontrollata della variante Omicron è la dimostrazione più drammatica della disfatta di una strategia vaccinale che purtroppo non ha sortito i risultati sperati, anzi, a giudizio di molti, ha condotto a una moltiplicazione delle varianti. Per impedire che la gente cominci a rendersi conto che sarebbe stato molto più logico concentrarsi sulle terapie piuttosto che pretendere di renderci dipendenti da un siero sperimentale da inocularci due o tre volte l’anno, si preferisce scatenare l’odio popolare contro chi non si fida: ieri i preti refrattari al giuramento di fedeltà alla Repubblica, oggi i refrattari al vaccino.
Naturalmente, dietro la sparata di Macron contro chi non si fa vaccinare non c’è solo un fondamentalismo di natura neo-giacobina: c’è la sindrome del primo della classe desideroso di allinearsi alle direttive europee (che per altro almeno in un primo tempo non prevedevano né discriminazioni né obblighi), c’è quello che i francesi chiamano l’esprit pionnesque, l’istinto delatorio dell’istitutore dei collegi (il pion, appunto) nei confronti di chi arriva in ritardo a lezione o non obbedisce agli ordini di Monsieur le Professeur, c’è la superciliosità dell’enarca convinto di appartenere a una casta detentrice esclusiva della verità.
Non so se quelli che chiamiamo per comodità vaccini siano pericolosi nel lungo periodo, come sostengono i no-vax più convinti, né se riducano davvero la gravità delle patologie in quanti nonostante la loro inoculazione contraggono il virus, e sono molti. Vorrei naturalmente che i sospetti degli antivaccinisti fossero infondati e le asserzioni dei pro-vax confermate dai fatti. Essere contenti di avere sbagliato è il privilegio dei pessimisti. Mi limito a ricordare che esistono patologie ancora più gravi del Covid: sono l’odio sociale, il sospetto, la tentazione di scaricare su di una minoranza i propri insuccessi: malattie che forse non colpiscono corpi, ma feriscono a morte le anime. E contro di esse sarei anche disposto a farmi vaccinare.
Arriva l’obbligo proprio mentre si sta dimostrando la assai parziale efficacia delle 3 dosi Pfizer. Il dr. Galli stesso si è beccato il covid, nonostante 3 vaccinazioni e cautele e dice che l’ha passata pessima! Alleluja… Draghi tra un po’ dovrà sloggiare dalle sedi istituzionali, temo, e ritirarsi in otia forzati, come quei patrizi dell’antica Roma caduti in disgrazia… Ha fatto troppi errori… Soprattutto non ha capito che la politica italiana non è composta da collaboratori di una Banca Centrale… Avrebbe dovuto studiarsi Giolitti ed Andreotti, non Dini e Monti…
Nessuno ricorda i 2500 oppositori, forse più (denominati ‘terroristi’, come se tutti fossero gonzi) fatti fucilare dal Kasako, caro alleato ed amico di Putin?