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“E’ stata la mano di dio”, Capuano e l’elogio del “non ti disunire”

"Non ti disunire", slogan declinato anche nel calcio, è un invito a non mollare, a rimanere sul pezzo e a cercare di dare una forma alla propria creatività. Nonostante tutto

by ***
25 Dicembre 2021
in Cinema
2
Il dialogo tra Fabietto e Capuano nel filmdi Sorrentino

Lo straordinario dialogo tra il giovane aspirante regista Fabietto e il regista Giuseppe Capuano, icona cinematografica, meridiana, intatta, genuina, eretica e non riconducibile a stereotipi commerciali. Qui la trascrizione dello scambio di battute presente nel film “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino. Sullo sfondo l’eterna dialettica tra radici e talento, tra affermazione e privazione, tra genio irregolare e regole maninstream… “Non ti disunire”, slogan declinato anche nel calcio, è un invito a non mollare, a rimanere sul pezzo e a cercare di dare una forma alla propria creatività. Nonostante tutto. *** 


Il dialogo nel film

Julia taglia! So Capuano: taglia Julia taglia, sei entrata nel decorativo, è tutto orpello, zero nuance. Sei autoreferenziale, ti stai sfilacciando. E in ultima analisi, julia, ce rutt’ o’ cazz… Brava! Te si levat’ annanz ‘o cazz. Mo’ si che ti meriti un applauso. È chell ca duvesser fa tutt’ quant’, ma nun tengono u curagg’…

FABIO: Capuano, sono Fabietto Schisa

CAPUANO: E a me che me ne fott, chi te sap

FABIO: Sono un suo grande ammiratore

CAPUANO:  A me gli ammiratori me stanno ‘ncopp’ ‘o cazz. A me piace il conflitto, hai capito guaglio’. Senza conflitto non si progredisce. Senza conflitto è solo sesso, e il sesso non serve a niente.

FABIO: Dove va, aspetti un attimo

CAPUANO Ma stai ancora ‘cca? Ma che guard’ affa?

FABIO: Niente, guardare è l’unica cosa che so fare

Guseppe Capuano ne La mano di dio di Paolo Sorrentino

CAPUANO Ma te ne vuoi ji’ si o no, ma da me che bbuo’?

FABIO: Cosa voglio? Tutto! Tutto, quello che ha detto a teatro, io sono sconvolto, non pensavo che si potesse fare a teatro, che uno si alza e si mette a protestare

CAPUANO E infatti non si fa, sono io che faccio ‘o cazz che me pare, io so’ libero. Tu si libero?

FABIO: A questa domanda preferirei rispondere più avanti

CAPUANO O ttien nu poco ‘e curagg’?

FABIO: Ce l’ha qualche domanda meno impegnativa, magari?

CAPUANO: Ricordati, chi non tiene ‘o curagg’ nun se cocc’ ch’ femmen bell

FABIO: Senta, Capuano, la vita ora che la mia famiglia si è disintegrata, non mi piace più. Non mi piace più ne voglio un’altra, immaginaria, uguale a quella che tenevo prima. La realtà non mi piace più, la realtà è scadente. Ecco perché voglio fare il cinema, anche se avrò visto al massimo 3 o 4 film

CAPUANO: Nu’ bast, Schisa, nu’ bast’. O’ cinema, vonno fa tutti quant’ stu cazz ‘e cinema, ma pe’ fa’ cinema ce’ vonn ‘e ppall. E tu ‘e ppall e ttien’ uagliò?

FABIO: Ho fortissimi dubbi

CAPUANO: E allora si nu ttien ’e ppall, te serve o’ dolore. O tiene u’ dolore?

FABIO: Si gliel’ho appena raccontato, su quel fronte sto messo bene.

CAPUANO: Mmm e cosa mi hai raccontato? Un dolore? No no, tu non tieni nisciun dolore, tu tien’ ‘a speranza. E ‘a speranza fa fare film consolatori. La speranza è una trappola.

FABIO: Mi hanno lasciato solo, Capuano, e questo si chiama dolore

CAPUANO: Nun basta Schisa! C’hann lassato soli a tutti quanti. Tu sei solo? Non me passa manco po’ cazz’, perché tu non sei originale. Sient’ a mme: dimentica il dolore e pensa solo a te diverti’, accussì hai fatto il cinema. Però e tene’ coccos ’a dicere. A tien’ a coccos a dicere o no? Perché vedi, la fantasia, la creatività, so falsi miti che nu servon a nu cazz’

FABIO: Non lo so se ho qualcosa da dire, come si fa a capirlo?

CAPUANO: Boh, e io che cazz ne sacc’? Je teng quatt cose a dicer’, solo quatt. E tu?

Fabietto

FABIO: Non lo so, pensavo di andare a Roma a fare il cinema, così capisco se ci sono tagliato

CAPUANO: A Roma? La fuga? So palliativ’ ro cazz! Alla fine torni sempre a te schisa, e torni qui, al fallimento, perché è tutto un fallimento, è tutta una cacata, hai capito o no? Nessuno inganna il proprio fallimento, nessuno se ne va veramente da sta città. Roma? Che cazz’ ci vai a fa a stu Roma? Sul ’e strunz vann a Roma! Hai visto quante cose da raccontà ce stanno int’ a sta città. Guarda, guarda…

Ma è mai possibile che ‘sta città non te fa veni in mente nient’ a raccuntà? Insomma Schisa la tien’ coccos a ricer’? O si nu strunz come tutti quant’ llate? A tiene na cos’ a raccuntà? Forza, curaggio. A tiene o no n’a cos’a raccunta? Tien’e’ o coraggio roo ddicere. E te vo movere o no?

FABIO: Si si

CAPUANO: E dimmell’

FABIO: Quando sono morti non me li hanno fatti vedere!

CAPUANO: Non ti disunire Fabio

FABIO: Mi chiamano tutti Fabietto

CAPUANO: È ora che ti fai chiama’ Fabio, non ti disunire

FABIO: Ma che significa?

CAPUANO: Ll’e a capi’ tu solo, ll’e a capi’ tu solo, sfaccim’. Non ti disunire schisa, non ti disunire mai, Schisa, non te ‘o ppo permetter…

FABIO: Che significa, perché?

CAPUANO: Perché non ti hanno lasciato solo, no, t’hann ’abbandunat…Sient’a me non ci andare a Roma, vienem’ a truvà, me truov’ sempre cca. Accusi facimm ‘o cinema, uaglio’…

@barbadilloit

***

***

*** su Barbadillo.it

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Tags: è stata la mano di dionon ti disunirepaolo sorrentino

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Comments 2

  1. Francesco & Ludovica says:
    3 anni ago

    Secondo me il “non ti disunire” di Sorrentino è stato preso a prestito dalla “smarginatura” di Lila in “L’amica geniale” di Elena Ferrante, ossia la paura di una fusione panica con il tutto.
    Probabilmente un’ idea slatentizzata dalla cultura napoletana o in generale da quella occidentale che tiene molto a mantenere integro l’io in contrapposizione a quella orientale che invece lo vuole dissolto nel tutto.

  2. Guidobono says:
    3 anni ago

    “E’ stata la mano di dio”, allora, a fottere i napoletani, generazione dopo generazione…

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