Il professor Ottolino Spiga, illustre biologo, entomologo di fama internazionale e presidente di una nota associazione ambientalista, guardò ancora una volta distrattamente il mare d’inverno con le sue onde spumeggianti. Quel mare d’inverno col suo eterno malinconico fascino. Ma non vi badò più che tanto. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse delle nere e grevi nuvole che si stavano addensando nel cielo sopra il suo capo. Cominciarono a cadere i primi goccioloni di pioggia con furia crescente. Affrettò il passo e si rifugiò sotto la pensilina per la fermata dei bus.
Ma i pensieri di poco fa non lo abbandonavano. Sì, è vero, alcuni scienziati avevano messo a punto un siero che inoculato in un certo numero di zanzare, poi liberate in varie parti del globo, avrebbe ben presto portato alla sterilità e quindi all’estinzione dell’intera specie. I più ottimisti predicevano in tre quattro anni, i più pessimisti nel volgere di due lustri. Certamente sarebbe stato per l’intera umanità un lieto evento, se questi odiosi insetti, portatori di temute malattie, dalla malaria alla febbre gialla, e sempre più aggressivi a causa delle circostanze ambientali favorevoli e del commercio globale, fossero stati debellati una volta per tutte.
Le zanzare, ve lo immaginate?… questo incubo dei giorni e delle notti d’estate cessato per sempre! Tanto più che oggi le zanzare, come ben sappiamo, non sono più quelle d’una volta che calavano a certe ore, quando, come dice il poeta, «la mosca cede alla zanzara». Non conoscono più l’orologio.
E finalmente nei manuali di scienze naturali si sarebbe studiato il caso d’una specie estinta non per un cataclisma naturale, non per ignoranza o per avidità da parte dell’uomo, non per umana stupidità come accadde al povero dodo, ma per un preciso calcolo dell’homo sapiens.
E poi, diciamolo francamente, il professor Ottolino Spiga odiava le zanzare. Quante notti insonni aveva passato alla caccia di questi minuscoli e subdoli insetti, le zanzare, che gli toglievano insieme al sonno il buon umore, finché non riusciva a schiacciarle in volo con un battito di mani o con un giornale arrotolato a mo’ di randello sulla parete dove si erano posate.
Ma… Sì, c’era un ma.
L’indomani il parere determinante del professor Ottolino Spiga era atteso con trepidazione dal comitato etico-scientifico che lui stesso presiedeva. Nessuno, né contestatori né ammiratori, poteva prescindere dal suo verdetto. E il comitato aveva il potere di bloccare la sperimentazione e l’uso del siero.
Orbene, non proclamava il professor Spiga ad ogni piè sospinto che tutte le forme di vita andavano rispettate? Che l’uomo non aveva il diritto di interferire in maniera distruttiva con i processi naturali? L’uomo dunque si sarebbe sostituito a madre natura o, per i credenti, a Dio creatore? Si sarebbe arrogato il diritto di decidere quali specie viventi avrebbero potuto vivere e quali no? E poi. Le zanzare non sarebbero state solo il primo tassello per proseguire la ricerca, come era già accaduto tante volte in passato, in direzioni inattese, problematiche, disumane?
Il professor Ottolino Spiga restò ancora a lungo sotto la pensilina, pensando alla strada lunga e tortuosa, dove portava. Mancavano quattro giorni a Natale.