Cinque pensatori, diversi fra loro, come Ernst Jünger, Stefan George, Ludwig Klages, Walter Benjamin e Karl Löwith hanno in comune la demitizzazione, sulla base della propria visione del mondo, del modernismo. Lo scopo? Salvare la memoria della tradizione, del sentire della Germania come patria reale e segreta.
E questa consonanza di posizioni, ben espressa da Giovanni Sessa, docente di Storia e filosofia e studioso di filosofia politica, nel libro L’eco della Germania segreta. Si fa di nuovo primavera, si invera in una visione centrale dei loro scritti: il “Nuovo Inizio”. Il libro è arricchito da una introduzione di Marino Freschi, una prefazione del filosofo Romano Gasparotti, e un’appendice di Giovanni Damiano sul rapporto fra Evola e i “cosmici” di Monaco.
Ma cosa significa per questi autori “Nuovo Inizio”? La possibilità di rigenerarsi (lontano anche dalla lettura tradizionalista e dalla dottrina ciclica delle età che, come la concezione lineare della storia, definisce un percorso già stabilito) sulla base della volontà e degli accadimenti della storia. Il passato ha sempre in sé qualcosa di inespresso o di incompiuto e può restare sospeso ma pronto per riemergere nell’estrema modernità: diviene antimoderno nel nome proprio del già citato “Nuovo inizio” che può avviare un mutamento. E’ il Mito che ritorna.
In questo libro Sessa dedica spazio a questi pensatori illustrando le loro idee e la loro interpretazione del senso della “Germania segreta”, espressione utilizzata per indicare un’“anima nascosta e rimossa del genius tedesco più nobile, serenamente eroico e creativo”, con evidente richiamo alla tradizione, alla natura, allo spirito profondo della Germania. Come spiega un pensatore della “Germania segreta”, Ernst Kantorowicz (autore di un interessante saggio sull’argomento: Germania segreta, Marietti 1820), “La Germania segreta è la comunità dei poeti e dei saggi degli eroi e dei santi, dei carnefici e delle vittime, che ha creato la Germania e che si sono offerti alla Germania”. L’espressione fu coniata da Richard Wagner, poi usata da Karl Wolfskehl nel 1910 sulla rivista di Stefan George, nel 1915 da Norbert von Hellingrath, per essere poi rilanciata da George nel 1919 e da Ernst Kantorowicz nel 1933. Questo libro non solo permette di conoscere aspetti minori e meno indagati dei cinque autori ma offre una pista di ricerca inedita.
Sessa dimostra che la “Germania segreta” è un pensiero ricorrente nell’ambito della cultura tedesca e si riferisce a una Patria tedesca, ma anche, come conferma il filosofo Romano Gasparotti, a “un’Europa possibile”. Un concetto che si affermò all’indomani della sconfitta della prima guerra mondiale e presto fatto proprio dai circoli della Rivoluzione conservatrice, soprattutto quelli più vicini a Stefan George. Questa visione coinvolse ben presto anche Löwith, antinazista, e Benjamin, marxista. Una concezione che ripresenta l’”Immemorare”, una sorta di “futuro ricordato” nella trama di esperienze di vita ma anche esperienze poetiche, filosofiche e metapolitiche dei vari autori della Rivoluzione conservatrice con riflessi anche in pensatori di orientamenti e orizzonti diversi, come detto.
Il “ricordo” era un’esperienza vissuta, una rivivificazione della tradizione come quella incarnata dai Greci e poi dai Tedeschi, già in precedenza emersa grazie a Winckelmann e che potrebbe essere interpretata come una filosofia dell’Origine, una evidente modalità di manifestazione del tempo, di carattere precristiano, che si richiama al “tempo sferico”. La radice greca emergeva, in questa visione, nell’accezione nietzscheana.
Sessa analizza le differenti modalità di espressione dell’”Immemorazione” dei cinque pensatori. Nel primo capitolo è passato in rivista il loro pensiero, e l’autore dimostra come fossero visioni prossime e contigue quelle di Jünger, Klages (fra l’altro, precursore degli attuali ecologisti) e George mentre punti di vista distanti erano quelli di Benjamin e Löwith, sebbene il concetto di Germania segreta ebbe un influsso anche sul loro pensiero. Löwith, allievo di Heidegger, e in precedenza vicino al circolo di George, prese le distanze da questi insegnamenti quando Heidegger aderì al nazionalsocialismo. Benjamin, marxista, non poteva ulteriormente condividere quella via. Percorso ben spiegato nell’”Annuario per il movimento spirituale”, rivista fondata dai discepoli di George dove, in un articolo anonimo e per questo espressione di tutta la redazione, oltre ad attaccare lo scientismo si affermava: “Il nostro rifiuto del protestantesimo ha il suo motivo nel fatto che esso è il presupposto per lo sviluppo liberale, borghese, utilitaristico; non possiamo d’altronde volgerci al cattolicesimo, in quanto anch’esso sta per diventare protestante (…) ancora cinquanta anni di progresso e gli ultimi resti delle ultime sostanze saranno spariti quando attraverso commercio, giornali, scuola, fabbrica e caserma (…) il mondo satanicamente capovolto, il mondo americano, il mondo delle formiche, si sarà definitivamente installato”.
Giovanni Sessa ci dona uno studio molto importante, che non ha solo un grande valore ricognitivo su un tema poco indagato e di gran pregio per comprendere il concetto di “Immemorare” inteso come richiamo al “sempre e per sempre”, alla natura, alla classicità greca, alla Tradizione.
Giovanni Sessa, L’eco della Germania segreta. “Si fa di nuovo primavera”, Oaks editrice,
pagg. 225; euro 18,00
Ernst Kanorowicz, Germania segreta, Marietti 1820, pagg. 200; euro 22,00
Talmente segreta che è invisibile e virtualmente scomparsa da decenni e decenni…