La festa è un avvenimento che torna nella comunità che compie e definisce l’attesa di un periodo, con una ciclicità antica che rinnova il tempo che si vive e rappresenta anche la base del calendario dell’uomo. Un calendario che ritorna a scandire momenti religiosi o, meglio, sacri. Per dirla con lo storico Jacques Le Goff è una ciclicità che si differenzia da altre: una cosa è il tempo della Chiesa, un’altra quella del mercante. Infatti, la festa è diversa dal tempo libero ed è 1, scandisce il senso dell’esistenza e gli dà valore in una rappresentazione e dimensione tradizionali. La festa spezza la routine e rimanda alla dimensione spirituale, al distacco dalla quotidianità. Ecco perché la postmodernità e la globalizzazione soprattutto, tendono a cancellare le feste omologando tutto, per far perdere il senso di una comunità, il senso del tempo sacro, scandito da momenti ciclici e pieni di senso compiuto. Infatti, le varie dimensioni della festa sono per questo importanti (rito, gioco, liberazione, riaffermazione delle culture locali ecc.). Il sacro che è nelle feste, quasi sempre proviene da culti precristiani, pagani. Feste e culti rinnovati, mascherati, cambiati nel nome delle religioni sopravvenute, pur rispettando spesso riti e simboli. Nella festa si mescola, quindi, il sacro e il profano per riattualizzare i punti di riferimento della propria cultura.
Grazie alla festa la nostra identità rimane ben salda, legata alle tradizioni e alla memoria degli avi. Un filo che si dipana e si riannoda per dare continuità a una Tradizione. Infatti la festa esiste da sempre e mostra la necessità di rapportarsi con il mistero e col significato del vivere oltre che richiamarsi alle metodologie nell’elaborare la concezione della festa.
Nell’ambito del grande progetto di realizzazione di dizionari tratti dalla monumentale Enciclopedia delle religioni curata dal grande storico delle religioni Mircea Eliade, la casa editrice Jaca Book, che sta portando avanti questo progetto immane, ha da poco mandato in libreria un volume che non dovrebbe mancare nelle biblioteche di chi si occupa di Tradizione, sacro, religioni, antropologia culturale: Il Dizionario delle feste, curato da Mircea Eliade e Julien Ries. Di quest’ultimo studioso sono stati tratti alcuni lemmi che appartengono all’opera da lui curata Trattato di antropologia del sacro. Emerge un dizionario ben strutturato e approfondito della festa in tutto il mondo. Le voci, redatte dai maggiori specialisti del mondo, sotto la guida del grande Eliade e di Ries, spiegano il concetto di festa anzitutto inquadrandolo nell’anno religioso cristiano, buddhista, induista, islamico, ebraico, con i vari riti relativi. Sono passati in rassegna feste e calendari, i canti del solstizio, le varie religioni e le cerimonie stagionali, le ricche feste di rito bizantino, le liturgie e le costanti in più occasioni e le differenze fra loro.
Di particolare interesse le liturgie e i sacrifici, le cerimonie e le feste emerse nella modernità come Halloween, o l’antico Jiao, festa taoista ed esoterica, le feste degli indoamericani, le pratiche rituali domestiche cinesi e giapponesi, e i miti e le feste nelle tradizioni di popoli con cultura orale. Senza tralasciare i sincretismi e le danze popolari nelle feste.
Un dizionario che in realtà assolve a più funzioni, fra le quali quella di orientamento e di indicazione di fonti utili per eventuali approfondimenti.
* Dizionario delle feste, Mircea Eliade e Julien Ries (a cura), Jaca Book ed., pagg. 240, euro 40